Quale destino per la Cattolica Popolare di Molfetta, dopo la scomparsa del presidente Nicolò Azzollini? Un gruppo di soci, preoccupato, scrive a “Quindici”
MOLFETTA – Con la scomparsa del presidente della Cattolica Popolare di Molfetta, dott. Nicolò Azzollini, si pone il difficile problema della sua sostituzione e del futuro della stessa Cooperativa.
Un gruppo di soci, preoccupato per possibili deviazioni dalle finalità della stessa ha scritto a “Quindici” questa lettera preoccupata che proponiamo ai lettori:
«Gentile Direttore,
siamo un gruppo di soci storici della Cattolica Popolare e prima ancora della Banca Cattolica Popolare essendone – almeno alcuni di noi- stati anche dipendenti.
Speriamo che Lei vorrà ospitare nella sua autorevole testata questa nostra che contiene un sommesso e costruttivo richiamo al ruolo e alla difesa di una istituzione della nostra città.
Quando circa venti anni fa il Presidente della Banca Cattolica, il compianto Niccolò Azzollini, propose all’assemblea dei soci di scorporare il ramo bancario, mentre la Cooperativa avrebbe continuato la sua missione di presenza sul territorio e di offerta di servizi ai soci, fummo tra coloro che, a differenza di altri, non chiesero il diritto di recesso decidendo di continuare a partecipare alla vita ed alle iniziative della Cooperativa non più banca.
Negli ultimi anni sembra che la Cattolica Popolare sia venuta meno alle aspettative dei soci e del territorio avendo ritenuto più opportuno impegnare le sue risorse in investimenti finanziari che hanno dato risultati poco soddisfacenti per non dire deludenti e negativi
Dalla documentazione fornitaci nel corso dell’ultima assemblea di maggio 2014, in base ai dati del bilancio consolidato ( 2013) vediamo che i crediti verso clientela ( pensiamo si tratti dei soci ) erano pari all’11% degli investimenti in “ azioni, quote e altri titoli a reddito variabile” e al 7,7% del “totale attivo”, una situazione più o meno simile a quella del bilancio 2012. Ci preoccupa anche l’esistenza di un forte debito che, dunque, non è stato fatto per sostenere il credito ai soci.
Non conosciamo ancora i dati 2014 ma ove essi propongono la situazione degli anni precedenti significa che è arrivato il momento di fare una scelta coraggiosa e seria.
Cioè, se vi sono azionisti, amministratori e manager di Cattolica Popolare che vogliono fare della Cooperativa una impresa di investimenti finanziari allora convochino una assemblea straordinaria proponendo di cambiare l’oggetto sociale e dando il diritto di recesso ai soci che non sono d’accordo.
Invece, l’alternativa da noi auspicata è che la prossima assemblea per il bilancio 2014 sia la sede dove in modo convincente gli amministratori comunicano di volere impegnarsi irreversibilmente a dare centralità al finanziamento e ai servizi ai soci, ribaltando la situazione venutasi a creare che può mettere a repentaglio il futuro della Cooperativa. Del resto, solo operando in questa direzione, cioè con riferimento ad un più ampio spettro di attività di quella puramente finanziaria, che si può giustificare la presenza di 17 impiegati e un dirigente ( pagina 165, Bilancio Consolidato 2013)..
Come si vede le cose stanno e vanno affrontate in modo chiaro. E’ arrivato il momento, tanto più nell’assenza per certi versi incolmabile di Niccolò Azzollini, di prendere una decisione.
Grazie Direttore, per l’ospitalità e se vorrà avviare un confronto su questo tema siamo pronti a partecipare con valutazioni più dettagliate».
Un gruppo di soci di Cattolica Popolare
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