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Pulcinella per farsi assolvere chiamò la moglie a testimoniare…
15 gennaio 2012

Non sapevo che la “Giunta per le elezioni di Palazzo Madama” fosse preminente rispetto alla Corte Costituzionale, e siamo così al conflitto istituzionale. La Corte Costituzionale è il massimo organo che ha il potere di interpretare e rendere vincolante la portata di una norma. Mettere in discussione una sentenza della Corte Costituzionale da parte della giunta per le elezioni del Senato mi sembra un abuso di potere, una sovversione dell’ordine Costituzionale e in più é strumentale al salvataggio dei soliti noti del partito del “vogliamo fare come cavolo ci pare”. In tempi di crisi come questo, é uno schiaffo intollerabile! E’ l’ennesima dimostrazione che “LORO” non vogliono recedere dai loro odiosi privilegi, ma soprattutto non vogliono limitare in alcun modo l’abuso di potere, anzi di poteri, continuando nonostante il parere contrario della Consulta, a fare “quel che cavolo gli pare”, adducendo la scusa che l’incompatibilità Sindaco/Senatore, oggi non è ancora valida, ma lo sarà solo nella prossima legislatura. Lo stupore non è niente in confronto alla nausea! La giunta ha votato dopo che una sentenza della Corte costituzionale, la 277, ha chiarito come interpretare la legge e cioè in senso restrittivo, al contrario di ciò che aveva sostenuto il centrodestra in questi anni. Sentenza recepita dalla giunta per l’elezione della Camera che il 14 aveva votato per l’incompatibilità. Ma niente, Pdl e Lega si sono opposti deliberatamente alle decisioni dei giudici costituzionali, cioè i magistrati di più alto livello nell’ordinamento della Repubblica e hanno sostenuto che i senatori Azzollini e Nespoli possono continuare a ricoprire entrambe le cariche, senza optare per l’uno o l’altra. Uno schifo, usiamo i termini più appropriati! Se dal punto di vista formale, stante la decisione della Giunta per le elezioni del Senato, non c’è incompatibilità, rimane aperta la questione etica e morale sull’opportunità che un parlamentare possa dividersi tra due cariche pubbliche così delicate che richiedono grande impegno e responsabilità: può un sindaco scegliere e prendere decisioni che incidono sulla vita di una comunità di cittadini mentre si trova in Parlamento e viceversa? Con quale serenità e attenzione potrà svolgere il ruolo di sindaco e di parlamentare? E quando dovrà essere presente in Comune e in Aula a cosa darà precedenza? Interrogativi che chiamano in causa la coscienza dei diretti interessati (ce l’hanno?) e dei partiti di appartenenza che purtroppo hanno mostrato il volto di una politica piccola, lontana dal buon senso e dall’interesse comune. Un’occasione persa che in questo momento di crisi avrebbe potuto contribuire a ridare alla politica un po’ di credibilità e autorevolezza. Quello che non capisco è perché il nostro beneamato Presidente della Repubblica non intervenga in modo esplicito e continuativo su queste GRANDI porcherie, invece che continuare a fare moniti ai fichi secchi!

Autore: Nicola Squeo
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