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Prodi a Molfetta: non bastano norme più severe sulla sicurezza, se vengono sempre violate Il presidente del Consiglio ha avuto un incontro con i familiari delle vittime della tragedia del Truck Center. Gli operai non sarebbero morti per le esalazioni di azoto
04 marzo 2008

MOLFETTA - Grande dispiegamento di uomini e di mezzi delle forze dell'ordine per l'arrivo a Molfetta del presidente del Consiglio dei Ministri Romano Prodi, in visita per incontrare le famiglie delle cinque vittime della strage della Truck Center, avvenuta nel pomeriggio di ieri nella zona industriale della nostra città. I familiari delle cinque vittime dell'incidente della Track Center si sono riunite a Palazzo Giovane dove, intorno alle 16, è arrivato il presidente del Consiglio Romano Prodi (nella foto nella sala consiliare di Palazzo Giovene). Ad accogliere il capo del governo, oltre a loro e al commissario straordinario Antonella Bellomo, anche Nichi Vendola, presidente della Regione Puglia, il vescovo Luigi Martella, il sindaco uscente Antonio Azzollini, l'assessore regionale Guglielmo Minervini e l'assessore provinciale Antonello Zaza. Il commissario straordinario ha proclamato il lutto cittadino fino al giorno dei funerali delle cinque vittime della Track Center. A margine dell'incontro con le famiglie delle vittime, che è avvenuto a porte chiuse, il presidente del consiglio Romano Prodi si è trattenuto con i giornalisti nell'aula consiliare di Palazzo Giovene. “Sono venuto qui a portare il cordoglio di tutti gli italiani – ha dichiarato il presidente del Consiglio – dopo mesi di elaborazione e dopo aver risolto gli ultimi aspetti tecnici, giovedì mattina il Consiglio dei Ministri approverà il disegno di legge per la sicurezza sul lavoro”. (Nella foto, alcuni parenti delle vittime escono da Palazzo Giovene) “Non basta proporre una legislazione severa sulla questione della sicurezza sul lavoro – ha aggiunto Prodi – è necessario che ci sia l'impegno delle parti sociali ed è necessario rafforzare le ispezioni sui luoghi di lavoro in modo che, giorno per giorno, sia possibile garantire la sicurezza dei lavoratori, che è un aspetto imprescindibile del lavoro stesso”. Il presidente del Consiglio ha, inoltre, constatato come le norme più semplici riguardanti la sicurezza sul lavoro siano sistematicamente violate. “A volte sembra che non siano sufficienti le leggi - ha detto testualmente Prodi - non abbiamo una legislazione cattiva riguardo al lavoro, gli ultimi perfezionamenti li abbiamo elaborati in questi mesi, giovedì mattina ci sarà una approvazione definitiva, ma questo non basta, perché noi vediamo che spesso anche le regole più elementari, dal casco alle cinture, le cose più evidenti, più semplici, non sono rispettate. Serve un grande impegno comune che deve coinvolgere non solo i datori di lavoro, ma anche i lavoratori, i sindacati. Naturalmente anche da parte delle autorità da parte del governo, della pubblica amministrazione, anche una struttura di ispezione molto più capillare e sistematica”. Prodi ha riposto alle domande dei giornalisti. Che cosa ha detto ai familiari delle vittime “In questi casi c'è poco da dire” I familiari hanno chiesto qualcosa in particolare? “Sì, hanno chiesto un aiuto immediato per le famiglie più povere, e soprattutto hanno chiesto lavoro e un aiuto per l'educazione, l'istruzione e la crescita” Sono sufficienti sanzioni più severe? “No, non sono sufficienti. Sono una condizione necessaria, ma non sufficiente” Per le piccole imprese la sicurezza ha un costo difficilmente sostenibile “io mi sono trovato, purtroppo, in questi due mesi, in due tragedie simili, una di una grande impresa e una di una piccola impresa. E purtroppo questi incidenti sul lavoro sono cose comuni a tutto il mondo produttivo italiano, e quindi dobbiamo avere la medesima diligenza nelle piccole e nelle grandi imprese, sulla sicurezza non possiamo distinguere la dimensione delle imprese, proprio non possiamo, non è lecito” Considerare la sicurezza come un fattore di investimento? “La sicurezza è una condizione primaria perché si possa lavorare” Confindustria però non si era detta favorevole a questo percorso “Abbiamo dietro le spalle mesi di elaborazione e alcune settimane di discussione sugli aspetti tecnici. Direi che abbiamo concluso quasi tutti i punti controversi, e che giovedì mattina il consiglio dei ministri approverà il decreto legislativo per ulteriori norme di sicurezza. Però, ripeto, questo non basta. E' condizione necessaria ma non sufficiente”. Con Prodi a Molfetta è venuto anche il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, il quale al termine dell'incontro di Prodi a Palazzo Giovene prima con i familiari delle vittime dell'incidente al Truck Center, ha detto che “C'è bisogno di una stigmatizzazione culturale e sociale della insicurezza sui luoghi di lavoro. Questa è la cosa per me più importante”. Poi Vendola è andato giù duro, senza mezzi termini: è primario “rispettare la vita e la salute di chi lavora in fabbrica, in campagna o nell'azienda, e punire chi non rispetta le norme. Ma non punire all'italiana, bensì punire colpendoli laddove davvero si possono colpire, nel portafogli, tagliando a chi specula sulla vita e sul sudore sul lavoro di un lavoratore, di un operaio, i contributi pubblici. E' l'unico argomento efficace per cambiare questa storia, altrimenti, quando ci sono i funerali, ognuno di noi appunterà qualche medaglia e verserà qualche lacrima, ma il giorno dopo ricominceremo tutti quanti a convivere con questa morte proletaria, perché della morte dei proletari non interessa niente a nessuno”. Nel frattempo arrivano ulteriori novità dalle indagini riguardanti la tragedia della Truck Center a Molfetta: non sarebbero state, infatti, le esalazioni da zolfo ad uccidere i cinque operai. Gli accertamenti medici e tossicologici si starebbero concentrando su cause di morte diverse, vista anche la rarità di intossicazioni da zolfo così fulminanti. Nel frattempo il giudice Giuseppe Maralfa si è recato alla Truck Center per ulteriori sopralluoghi volti a chiarire l'esatta dinamica della tragedia. Pare, infatti, che non è ancora chiaro se, Giuseppe Mangano, il 43enne operaio che è caduto per primo nella cisterna, fosse o meno provvisto di mascherina di sicurezza, ma sembra certo che le altre vittime siano entrate nella cisterna senza protezioni. Vincenzo Azzollini Vito Piccininni Fotografie di Michele de Sanctis jr.
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