Pubblicate le motivazioni della sentenza (n.1975/2010, Giudice Angela Schiralli) relativa alla vicenda della Cooperativa «Antares », che ha condannato con rito abbreviato l’ing. Luigi Gianni Sallustio, presidente della cooperativa dal ’92, a 3 anni di reclusione e 400 euro di multa, oltre al pagamento delle spese processuali, per i reati di estorsione e falsità ideologica commessa in atto pubblico. Interdizione per 5 anni dai pubblici uffi ci. Da quantifi care il risarcimento danni per le parti civili, ma intanto è stata concessa una provvisionale di 20mila euro (stessa cifra a favore di Sergio Azzollini). Tra gli imputati anche l’ing. Giuseppe Parisi (deceduto il 20 febbraio 2009) e Antonio Luigi Rinaldi, cognato dell’ing. Sallustio, nominato nel 2004 consigliere di amministrazione. Quest’ultimo, accusato di falsità ideologica in atto pubblico (nella dichiarazione sostitutiva di atto notorio, presentata al Comune di Molfetta nel marzo 2006 per la verifi ca dei requisiti soggettivi per l’appartenenza la cooperativa, ha dichiarato falsamente di avere capacità reddituali nei limiti di legge) è stato prosciolto. I FATTI: LA COMPAGINE FRAUDOLENTA Nel 2004 l’«Antares» stipula una convenzione con il Comune di Molfetta per la cessione del suolo in ambito Erp (edilizia residenziale pubblica). Affi data l’edifi cazione all’Impresa Brucoli Rocco (Ruvo di Puglia), i soci versano a più riprese 75mila euro per l’assegnazione dell’alloggio. I primi dissidi iniziano nel dicembre 2004 quando l’ing. Sallustio manifesta l’intenzione di ottenere i locali “aff ari” a piano terra, di contro a quanto stabilito dall’art.10 del regolamento: «le eventuali quote non residenziali e non pertinenziali degli alloggi, che per necessità urbanistiche la cooperativa dovesse essere chiamata a realizzare, dovranno essere previamente off erte in opzione ai soci, con prelazione per i soci non assegnatari di alloggi». Il socio Maria Girolama Spagnoletti, nelle dichiarazione rese alla GdF di Molfetta, spiega che questo articolo fu approvato perché «fu chiarito dal Sallustio […] che tale articolo andava inteso nel senso che, se la cooperativa avesse costruito un altro immobile, […] la prelazione per le assegnazioni sarebbe correttamente spettata a coloro i quali, pur essendo soci, non erano stati ricompresi tra i soci assegnatari nella prima assegnazione». Dunque, «solo i soci che erano assegnatari di alloggio e avevano pagato le spese relative all’acquisto del terreno […] avrebbero potuto ottenere l’assegnazione dei locali aff ari dell’immobile in costruzione». Ma la reale intenzione di Sallustio, secondo i giudici di primo grado, era impossessarsi di quei locali. Netto il rifi uto degli altri soci, ma il Sallustio, pur di realizzare «il suo piano » (neutralizzare la forza di opposizione e estromettere dalla cooperativa i soci oppositori), modifi ca «fraudolentemente la compagine sociale, consentendo l’ingresso nella cooperativa di cinque nuovi soci a lui legati da vincoli di parentela e di amicizia, che in ogni caso non avrebbero potuto vantare diritto di assegnazione». Secondo la testimonianza alla GdF di Molfetta (novembre 2007) resa da Gaetano Vernola, coniuge della socia Visaggio Marianna Teresa, «il Sallustio ha iniziato ammettendo quattro nuovi soci: Michele Sallustio, fi glio dello stesso presidente, Carmela Daniela Allegretta, fi danzata di Michele Sallustio, Elisa Aurora, fi glia dell’ing. Aurora, amico e collega del presidente e Laura Scardigno, tutti amici del presidente». Ingressi strumentali perché i 10 alloggi erano stati già assegnati e «i soci non assegnatari non sarebbero titolari neanche di una mera aspettativa di assegnazione di alloggi - spiega Vernola - perché il Comune di Molfetta aveva introdotto il divieto di concorrere nell’ottenimento di nuove concessioni». Non riuscendo a raggiungere la maggioranza, l’ing. Sallustio «aggiunse a penna, nel verbale del consiglio di amministrazione del 06.02.2005 […] il nome del quinto socio, Patimo Luca, senza che la variazione fosse stata controfi rmata dagli altri consiglieri ». LE MINACCE Con la nuova maggioranza, Sallustio sostituisce nel CdA lo scomodo Sergio Azzollini con Caterina Anna Antonia de Trizio, persona di fi ducia estranea alla cooperativa (dicembre 2005). Insomma, una «maggioranza artifi ciale» se «Sallustio ha favorito l’ingresso di persone che solo formalmente avevano la veste di soci». Evidenti l’«illecita infl uenza sull’assemblea» e la «condotta fraudolenta». Intanto, per assicurarsi i locali “affari” Sallustio ha minacciato diverse volte alcuni soci (Rizzi Addolorata, Spagnoletti Maria Girolama, Mezzina Maria Teresa, Visaggio Marianna Teresa, Colonna Emanuele Ernesto, Azzollini Sergio, Giovanni Lorenzo): «ricordatevi che se non mi date i locali, non avrete mai la casa», «potete fare tutto quello che volete, tanto io ho le spalle coperte dall’ing. Parisi», «i locali affari spettano solo a me, dovete mettervelo in testa» e «se non stai dalla parte mia, tu la casa non l’avrai mai, con tutti i soldi che avete versato alla fine non avrete niente» (a Maria Teresa Mezzina nel marzo 2006), «se continua questo andazzo, io posso anche far ricorso alla pistola» (telefonata del 3 febbraio 2006 a Sergio Azzollini). I LOCALI “AFFARI” Marzo 2006, l’impresa appaltatrice chiede la rata di acconto di 139.500 euro per il terzo s.a.l. (stato avanzamento lavori): richiesta contraria all’art.21 del contratto d’appalto, perché incomplete le murature interne dei piani fuori terra, quelle esterne del vano scala, del torrino e dei balconi. Approvato il consuntivo dei lavori (redatto dallo stesso ing. Sallustio, dopo il rifi uto dell’ing. Santina Roselli, direttore dei lavori), ai soci è intimato il versamento di 30.500 euro entro il 3 aprile 2006. Impossibile reperire questa somma in appena un mese, i soci versano solo 13.900 euro ciascuno, come fi ssato dal contratto di appalto. La mossa dell’ing. Sallustio non tarda, come spiegato nella sentenza: con delibera del maggio 2006 esclude i soci oppositori per morosità, mentre quella di giugno assegna a lui 145mq di locale “aff are” per 52.741 euro e alla suocera novantenne, Farinola Maddalena, altri 59,21mq per 27.259 euro. Corrispettivo inferiore al reale valore dei due immobili, pari a quasi 435mila euro: infatti, la reale stima doveva essere di 2500 euro/mq e non 500 euro/mq. IL LODO DEL 2008 Le parti ricorrono al Tribunale per risolvere la questione. Secondo la sentenza del giudice/arbitro Michele Costantino (31 marzo 2008), non solo è legittima la minore somma, ma è anche nulla la deliberazione del CdA maggio 2006, oltre a quelle successive (in particolare, l’assegnazione dei locali “aff ari” a Sallustio e la modifi ca del regolamento interno). Soci riammessi in cooperativa. Secondo la sentenza, la condotta dell’ing. Sallustio è stata orientata «in modo diretto ed esclusivo a escludere illecitamente della società quei soci che non erano dalla sua parte e poi, avuto campo libero, ad ottenere, ancora una volta illecitamente, i locali piano terra»: infatti, «minacciava ripetutamente i soci che gli si opponevano di sottrarre loro gli alloggi già assegnati e i soldi fi no a quel momento versati». E quanto accaduto testimonia «l’illegittimità della sua pretesa o perlomeno per un palese profi tto illegittimo». Ingente il danno per i denuncianti. Inoltre, «la minaccia di esercitare un diritto, in sé ingiusta, che sia realizzata con una tale forza intimidatoria e con una tale sistematica pervicacia da risultare incompatibile con il ragionevole intento di far valere il diritto stesso, integra il delitto di estorsione e non quello di esercizio arbitrario delle proprie ragioni». ACCONTI E FALSITÀ IDEOLOGICA Emersi nel corso delle indagini altri particolari. Nell’interrogatorio del luglio 2008, Sallustio aveva dichiarato di aver acquistato il locale “aff are” per il prezzo di acquisto del suolo: improbabile, se ai circa 52mila euro si sottraggono i 10mila euro del suolo. Infatti, soltanto i soci avevano versato quasi 73mila euro per l’acconto dei lavori (40mila euro) e l’acquisto del suolo e gli oneri di urbanizzazione (32mila euro), escluso il Sallustio. Inoltre, nella delibera del CdA del 31 dicembre 2003 si decise di esonerare dalle spese i soci «non ricompresi tra i proprietari di alloggi o superfi - ci non residenziali», tra cui proprio il presidente. Infi ne, nel settembre 2006 Sallustio denuncia ai carabinieri di Molfetta lo smarrimento del registro delle assemblee dei soci in occasione dell’ispezione delegata dal Ministero delle Attività Produttive, con l’intento di sottrarsene e evitare che fossero rilevate irregolarità nella gestione della cooperativa. I militari della Guardia di Finanza hanno, però, ritrovato i documenti presunti smarriti negli uffi ci dello stesso ingegnere.
Autore: Marcello la Forgia