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Processo clan Diomede di Bari, giunte le sentenze. La Federazione antiracket costituita parte civile
07 giugno 2017

BARI - Si è tenuta ieri mattina, davanti al giudice del Tribunale di Bari, dott. Francesco Pellecchia, l’udienza in cui, dopo la camera di consiglio, è stata data lettura del dispositivo di sentenza nell’ambito del processo che vede tra i principali imputati esponenti di spicco del clan Diomede radicato in particolare nel quartiere Carrassi di Bari, arrestati nell’ambito di un’operazione del febbraio 2016.

Nel corso del processo, lo ricordiamo, era stata accolta la richiesta di costituzione di parte civile della FAI (Federazione Antiracket Italiana) – rappresentata dall’avvocato Maurizio Altomare –, dell’Avvocatura di Stato attraverso il Commissario straordinario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket ed antiusura Domenico Cuttaia; del Comune di Bari e di alcune vittime rappresentate dall’avvocato Angela Maralfa.

Per gli imputati, cui è stata riconosciuta l’aggravante dell’utilizzo di metodo a stampo mafioso secondo quando previsto dall’art. 7 D.L. 152/1991, sono state irrogate le seguenti condanne: Diomede Francesco anni 14 di reclusione ed € 9.600 di multa; Novelli Marco anni 4 e 8 mesi ed € 1.600 di multa; Zaccaro Cosimo anni 4 e 6 mesi ed € 1.600 di multa; Sedicina Giovanni anni 6 e 4 mesi ed € 5.000 di multa; Siciliano Domenico anni 3 ed € 800 di multa, Ungredda Francesco anni 2 e 8 mesi ed € 2.400 di multa.

Anche in questo caso grande soddisfazione del vicepresidente nazionale della FAI, Renato De Scisciolo, cui si associa quella della Coordinatrice Fai della Puglia, avv. Angela Maralfa, alla lettura della sentenza che costituiscono un altro importante passo in avanti fatto nel lungo percorso all’insegna della legalità intrapreso nella città di Bari e in particolare nel quartiere Carrassi, da troppo tempo in balia di un “sistema” che ha arrecato ingenti danni al tessuto economico cittadino.

Un risultato possibile e raggiungibile grazie al coraggio e alla collaborazione di un gruppo di commercianti della stessa zona che insieme hanno trovato la forza di opporsi alle richieste estorsive, di formare un muro solido di legalità grazie all’Associazione Antiracket che ha fatto da collante.

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