MOLFETTA – Sulla vicenda delle processioni pasquali, abbiamo lasciato passare serenamente la S. Pasqua, ora abbiamo il dovere verso i nostri lettori e i cittadini tutti di fare ulteriore chiarezza, scusandoci per la lunghezza, con la speranza così di essere compresi questa volta. Desideriamo, perciò, replicare ad alcune accuse ingiuste e pilotate nei confronti di “Quindici” e al festival di falsità che si è scatenato, attribuendoci perfino cose che non abbiamo mai scritto: eppure nulla è più verificabile di quanto viene pubblicato. Certo è più facile fare informazione neutra, come una Gazzetta Ufficiale, col solito copia e incolla delle veline, piuttosto che informazione scomoda, rivendicando la nostra professionalità e onestà intellettuale, criticando ed esprimendo coraggiosamente libere opinioni e in questo rimarcando il nostro motto: quello che gli altri non dicono. Cosa ne abbiamo ricevuto in cambio? Non il rispetto che portiamo agli altri, nel dissenso anche con gli amici o con quelli che credevamo tali, ma solo insulti, che avevamo messo in conto fin dalla fondazione di “Quindici”. Ecco perché nessuno ci chiuderà la bocca e continueremo a fare informazione diversa, coraggiosa e scomoda, come ci ha insegnato don Tonino.
Purtroppo vediamo che ancora una volta non si capisce o non si vuole capire il significato delle nostre parole. Cerchiamo di spiegarle meglio. Intanto ricordiamo che siamo stati contrari anche all’uscita notturna della Processione dei Misteri di S. Stefano del Venerdì Santo.
In merito all’anticipo della processione del Sabato Santo, la nostra, ripetiamo, non è un’opinione personale, né isolata, ma di buona parte, probabilmente la maggioranza dei molfettesi e sicuramente la maggioranza dei confratelli della Morte. Il compito della stampa, per chi non lo ricorda, è anche quello di dare voce anche a queste opinioni e di registrare i fatti: il forte dissenso per l’anticipo dell’orario. E questo non può essere smentito da nessuno, dato che c’è stata una votazione nella confraternita del sacco nero, con risultato, a grandissima maggioranza, fortemente contrario all’uscita di notte. E questo è giusto che i cittadini lo sappiano. Nessuna critica frettolosa, dunque, ma coraggio, scusate la presunzione, ma è così a Molfetta: occorre coraggio, perfino, ad esprimere qualche critica legittima e non offensiva su qualsiasi argomento. Figurarsi le processioni che sono un DOGMA per alcuni. NESSUNO VOLEVA CHE LE STATUE SI BAGNASSERO. CI TENIAMO ANCHE NOI A PRESERVARE QUESTO PATRIMONIO DI ARTE E FEDE, molto di più di coloro che hanno fatto restauri e interventi forse poco efficaci, rendendo più deboli le figure in cartapesta del Cozzoli (e in questo sposiamo in pieno i timori degli amministratori della confraternita). Lo scriviamo a stampatello, cercando di fugare i dubbi di coloro che sono in buona fede, ma per rispondere anche alla malafede delle malelingue. Infatti molte di queste, riferibili a precisi ambienti politici e non, si sono esercitate a sparlare di noi, colpevoli, a loro parere, di aver OSATO criticare la decisione, che comunque è stata coraggiosa, dell’amministrazione della confraternita. In realtà, noi abbiamo criticato la scelta, questa sì frettolosa e tardiva, che poteva nascondere il sospetto della premeditazione (è legittimo avere un dubbio, che avevamo già espresso in tempi non sospetti a febbraio scorso, smentiti dal priore?). Poi abbiamo aperto il dibattito. Così si fa in democrazia: qualcuno dovrebbe andare ancora a scuola ad impararla. Ci chiediamo: chi ha amministrato le confraternite prima dell’attuale terna (primo fra tutti Franco Stanzione, che ringraziamo per la correttezza del suo dissenso e il rispetto delle opinioni altrui) allora ha sbagliato?
In realtà, abituati a un’informazione pilotata, molti cittadini credono che certi argomenti siano tabù o che sia necessaria una censura sulla stampa. La scarsa cultura democratica di un certo centrodestra, ha portato a questi risultati negli ultimi 10 anni. NOI NON CI STIAMO. Siamo e resteremo un giornale libero, non di parte, ma che esprime legittimamente le proprie opinioni, come le esprimono tutti i cittadini, senza l’ipocrisia di chi è veramente partiticamente schierato e non lo dichiara o di false obiettività di altri giornali. Esprimere liberamente opinioni e anche fare delle critiche, rientra nel nostro mestiere: lo ricordiamo a tutti coloro che sono cultori del pensiero unico e conformista. Nel primo editoriale di “Quindici”, 20 anni fa, scrivemmo che volevamo fare «un giornale diverso» e abbiamo mantenuto fede a quel progetto e continueremo a farlo.
Ecco perché non dobbiamo fare scuse a nessuno, il nostro non è stato un errore, rispondiamo al cittadino anonimo che vigliaccamente non ha il coraggio di mettere il proprio nome: noi lo mettiamo sempre e ci mettiamo la faccia, diversamente da lei e da altri “opinionisti” e altri polli nostrani che si nascondono dietro uno pseudonimo per colpire vigliaccamente gli altri, rivelandosi perfetti discepoli dei loro perversi maestri. Si getta la pietra e si nasconde la mano: da questi comportamenti si misura la miseria e la meschinità di certi personaggi.
Stesso comportamento è quello del presunto maresciallo della polizia municipale che, nascondendosi anch’egli dietro l’anonimato, si permette di esprimere giudizi. Troppo facile, troppo comodo. Ma noi siamo più democratici e meno vigliacchi e pubblichiamo ugualmente la sua opinione diversa dalla nostra, alla quale desideriamo replicare, non perché “armati di giornale” (ecco il concetto di “guerra”), come lui scrive, ma perché questo è il nostro mestiere e come il presunto maresciallo fa il suo, noi cerchiamo di fare il nostro, che, forse, è più scomodo. E siccome siamo abituati a scrivere cose imbarazzanti per amore di verità, ci chiediamo, mettendoci la faccia e non come lei che si nasconde: come mai queste osservazioni sulle carenze del corpo (divise, auto, sede idonea, ecc.) non sono state chieste all’amministrazione precedente? Certo, non sono carenze nate in quest’ultimo anno, come non sono carenze recenti quelle dei mezzi di trasporto e di quelli della raccolta rifiuti, per i quali non è mai stata fatta alcuna manutenzione in passato e che oggi, perciò, sono da gettare via e non possono essere sostituiti per la carenza di fondi, dovuta allo stato di quasi dissesto finanziario lasciato in eredità agli attuali amministratori comunali. Questo non vuol dire essere di parte, ma fotografare la realtà, che lei, forse, preferisce ignorare, perché gratificato economicamente, come altri suoi colleghi tutti promossi marescialli?
Abbiamo sempre avuto grande rispetto per il vostro lavoro, per voi che riteniamo persone serie (nessuno ha mai scritto il contrario) e lo abbiamo detto più volte: avete pochi uomini, pochi mezzi, in una città cresciuta e, quindi, con necessità moltiplicate. E lo abbiamo scritto in passato, quando lei taceva. Ma non può nascondere la caratteristica corporativa della polizia municipale, con un forte sindacato che forse, si comporta in modo troppo corporativo e ha difficoltà ad essere flessibile. Lo dimostra anche la sua battuta: “a noi poco interessano le beghe tra l'amministrazione comunale e la confraternita”. Le auguro anch’io Buona Pasqua e confermo il rispetto per il corpo della polizia municipale. Servono meno polemiche, meno ostruzionismi, meno partigianeria verso chi governa sia esso di un colore o di un altro. Se dovete parlare, fatelo sempre, prima e dopo, altrimenti rischiate di perdere di credibilità. Sapesse quante critiche e anche quante lamentele e commenti negativi riceviamo sul conto dei vigili urbani e che puntualmente cestiniamo, perché rispettiamo il vostro lavoro, che sappiamo svolgersi in condizioni difficili.
Ripeto, abbiamo espresso le nostre opinioni e chiediamo rispetto, come noi rispettiamo quelle altrui. Ma la cultura democratica e la tolleranza sono difficili da accettare. Pazienza! Forse sarebbe stato più opportuno che le scuse le chiedessero gli amministratori dell’Arciconfraternita della Morte (Pisani, De Candia, Mancini, nella foto) per la loro scelta intempestiva e contraria alla volontà dei propri iscritti. Forse sarebbe stato anche più opportuno dire subito, con molta trasparenza (qui forse serviva un po’ di coraggio in più) che si voleva cambiare l’orario, senza provocare uno stravolgimento dei servizi, dalle forze dell’ordine al sistema dei trasporti (sosta vietata compresa). E se non fosse caduta la pioggia? Ci sembra pretestuoso affidare tutto alla probabilità o meno della pioggia. Il problema è più serio: di rispetto delle regole e degli orari anche nei confronti dei cittadini. Il resto è maldicenza.
E visto che vogliamo tutti il bene della città, amiamo le processioni pasquali non come esibizione (perché non sfliare tutti col sangallo (muccio) abbassato?), ma come testimonianza di fede, cerchiamo di collaborare tutti insieme al miglioramento della situazione, cominciando perfino ad individuare la giusta terapia per salvaguardare le statue in cartapesta del Sabato Santo, in modo che non possano rischiare danneggiamenti anche con sole due gocce di pioggia. E questo anche perché il rischio di pioggia ci sarà sempre e non ci sarà alcun orario anticipato o posticipato che possa salvaguardarle, né si potrà fare un orario flessibile ogni anno: in questo bisognerà accettare la volontà divina.
Apriamo il dibattito e lanciamo perfino una sottoscrizione per finanziare il restauro delle statue: crediamo che i molfettesi, così legati alle processioni, non vorranno sottrarsi a un piccolo contributo che preserverebbe ancora per decenni le stupende statue del Cozzoli che tutti ci invidiano e che tutti, anche forestieri e turisti, desiderano vedere e apprezzare. L’arte è patrimonio di tutti e in questo si misura l’intelligenza degli amministratori (che conosciamo personalmente e stimiamo da sempre, ai quali, perciò, non abbiamo attribuito, come dice qualcuno, elogi postumi, ma espresso le nostre opinioni, non risparmiando qualche critica per una scelta non condivisa: tutto qui). Vorremmo ricordare loro e a tutti i cittadini che il turismo religioso è una risorsa non solo economica e culturale, ma anche di fede. L’attaccamento alle nostre tradizioni religiose e la fede dei confratelli, in un periodo in cui il cristianesimo è sotto accusa, può e deve essere contagioso: non si può rispettare la fede altrui, se non viene rispettata la nostra.
Per il resto, per l’approfondimento di questa vicenda, vi rimandiamo al prossimo numero della rivista mensile “Quindici” che sarà in edicola il 15 aprile.
Auguriamo a tutti, sinceramente, una Buona Pasqua (che per i cristiani, come ci insegna il nostro vescovo don Gino, non finisce la Domenica di Resurrezione) nel segno della pace, sperando che prevalga la fratellanza cristiana sull’odio che in questi anni ha diviso e continua a dividere i cittadini di Molfetta. Solo con la pace e il rispetto si costruisce, con l’odio si divide e si demolisce.
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Autore: Felice de Sanctis