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Problema sicurezza nel 2009 cresce la microcriminalità ma per il sindaco va tutto bene
15 gennaio 2010

Il problema sicurezza?! A Molfetta «tutto va bene» e questo problema è stato inventato dai giornalisti, direbbe qualcuno. Ma, nello scorso 2009, 17 rapine, 12 incendi e alcuni scippi ad anziane signore, uno dei quali si è concluso con la morte della vittima (la 90enne Giulia Samarelli in ottobre), senza tralasciare i furti nelle abitazioni, suscitano non poche preoccupazioni. Che cosa è successo a Molfetta? Chi ha vissuto in prima persona furti e rapine alle banche, agli esercizi commerciali e nelle abitazioni, attentati ai negozi, scippi ed incendi non avrà timore nel riconoscere che la microcriminalità nel 2009 è cresciuta ed è divenuta pericolosa a Molfetta. Quindici è stato il primo a sollevare il problema sicurezza perché questo fenomeno allarmante fosse affrontato seriamente e non con generiche promesse. Le forze dell’ordine sono sempre state impegnate attivamente, ma finora non sono riuscite a stroncarlo. Dov’è finita la città sicura, promessa e acclamata dal sindaco Antonio Azzollini? Riportiamo l’estratto di un intervento di un lettore, titolare di un esercizio commerciale, che sintetizza le lettere che Quindici ha ricevuto e riceve per questa preoccupante condizione. «[…] Molfetta è teatro di balordi che prendono di mira negozi, farmacie, tabaccherie, bar e quant’altro, entrano armi in pugno e sotto gli occhi terrorizzati della gente si fanno consegnare il denaro contante. […] Ormai non si vive più […]. Ora mi chiedo: che cosa si sta facendo per sconfiggere queste organizzazioni di criminali che ogni giorno aumentano sempre più? E rivolgendomi all’illustrissimo sig. Sindaco, che in periodo di campagna elettorale aveva rassicurato i cittadini molfettesi che avrebbero avuto una città più sicura con i nuovi impianti di videosorveglianza, con l’aumento della vigilanza. Io non ho visto nulla di tutto ciò che è stato detto, le rapine aumentano, i furti negli appartamenti sono all’ordine del giorno, le auto vengono bruciate, i negozi vengono fatti saltare per aria, si ha paura di camminare per strada a causa dell’aumento degli scippi. Sig. Sindaco che sta facendo? […] dove sono le promesse di città sicura dette in campagna elettorale? Sono sicuro che non avremo mai risposte in merito […]». (Quindici - Blog Dite la Vostra, 17 febbraio) Cosa succede a Molfetta? Si è dichiarato a parole di voler garantire la sicurezza in città, ma solo grazie agli arresti dell’Arma dei carabinieri la città non è divenuta una nuova «Sodoma e Gomorra ». Piccole estorsioni, come quella per una macchina per intonaci (22 gennaio) o per la restituzione di un quadro elettrico (9 settembre); scippi (il 27 agosto una donna scippata da un ragazzo, poi catturato l’8 ottobre; lo scippo della sig.ra Samarelli, conclusosi tragicamente; l’arresto di 4 giovani scippatori di 29, 21, 32 e 26 anni il 7 novembre); piccoli furti (arrestati i due georgiani 22enni accusati di furto aggravato in concorso in una profumeria, il 15 giugno; un 26enne che, dopo essersi introdotto in un panificio, approfittando di una distrazione del proprietario, si è impossessato delle chiavi di un furgone per la consegna del pane, il 9 settembre): questi sono solo alcuni degli eventi che hanno segnato il 2009. L’escalation è stata raggiunta con ben 17 rapine tra gennaio e luglio, che hanno acceso un clima di pericolosità e creato tensione, paura ed apprensione nei molfettesi: le rapine alla banca Meridiana in via XX Settembre (7 gennaio), al Panificio in via Madonna dei Martiri ed alla Farmacia de Trizio (5 febbraio), all’Eurospar, al bar Gardenia (6 febbraio), al Supermercato Sisa in Piazza Margherita di Savoia (10 febbraio), al Supermercato DOK (27 febbraio), alla Farmacia Cieri in via S. Francesco d’Assisi (9 marzo), al Panificio Don Bosco di Rione Paradiso (12 luglio), al Supermercato Familia (15 dicembre). L’elenco potrebbe ancora continuare. Esiste, dunque, il racket a Molfetta? Benché alcuni dilettanti sottovalutino questa evenienza, numerosi episodi confermano il rischio del racket nella nostra città: ad esempio, 12 incendi dolosi di auto (qualcuno dice «accidentalità»), tra cui una vettura dei carabinieri, della saracinesca della Caffetteria Giotto (atto intimidatorio del 19 giugno) e dei banconi dei fruttivendoli abusivi, che richiama il problema dell’autorizzazione concessa con molta leggerezza a questi commercianti di strada che non garantiscono la sicurezza invadendo strade e marciapiedi. E non bisogna tralasciare i furti nelle abitazioni, vera e propria piaga dei quartieri di periferia, soprattutto quelli della 167, della nuova zona di espansione e del quartieri della Madonna della Rosa. La lettera di una lettrice racconta un furto nella propria abitazione e l’impotenza delle forze dell’ordine: cosa resta da fare? Vale ancora la pena investire e credere in questa città? «[…] Sono tristemente certa che molti altri lettori si trovino nella mia stessa barca e condivideranno le mie parole amare. Sono una cittadina che da qualche tempo risiede nella zona nuova di Molfetta, in un condominio ubicato per di più in una zona particolarmente trafficata e nevralgica della città. Qualche giorno fa ho vissuto l’esperienza di aver subito un furto nel mio appartamento, furto che è seguito ad uno avvenuto nel box un paio di mesi fa. […] Non nascondo di star vivendo un periodo particolarmente critico dal punto di vista emotivo, […] sono letteralmente barricata in casa, con tapparelle abbassate e luci accese, stando attenti ad ogni minimo rumore che ci appare strano. Attendiamo di migliorare i nostri sistemi di allarme, ma nel frattempo, ogni volta che mi reco a lavoro, rientro col terrore di trovare la casa nuovamente invasa, e questo non è affatto normale, a mio parere. Quando le forze dell’ordine sono venute a constatare la violazione di domicilio avvenuta, pur essendosi rammaricati con noi dell’avvenuto, hanno dichiarato espressamente che il loro, loro malgrado, si è ridotto in questi casi a un semplice lavoro di constatazione, perché la giustizia è estremamente clemente con queste persone (e chiamarle così è un eufemismo), e soprattutto perché si tratta di gente che non si fa alcun tipo di problema sul “come” e sul “dove” commettere questi reati […]. Io mi chiedo cosa ci resti da fare. Dobbiamo forse andare via da questa città, lavandali? Dobbiamo organizzarci noi cittadini in ronde di quartiere, per limitare questo scempio che quotidianamente avviene a sempre più persone? O forse dobbiamo restare in casa in attesa dell’assalto? […] Ora inizio a ragionare “alla padana”, e mi rendo conto che, quello che fino a poco tempo fa vedevo che accadeva nel Nord Italia da parte dei cittadini, e mi faceva indignare, ora ai miei occhi diventa comprensibile e condivisibile, perché non è giusto che la gente […] debba vivere ogni minuto col terrore di trovarsi gente in casa». (dal sito, «Una lettrice di Quindici: ladri in casa. Ora vivo nel terrore », 23 marzo) Non è più possibile far finta di non vedere. Non dev’essere sottovalutata la microcriminalità perché, qualora siano assenti prevenzione e azione, c’è il rischio che possa crescere. Certamente, non basta ripetere «negli altri Comuni è peggio», perché è un atteggiamento di fatale rassegnazione. Ed il problema non si risolve con le ronde di giustizieri ed i vigili armati. È necessario un 2010 di prevenzione e di garanzia della legalità, dai parcheggi abusivi ai venditori ambulanti di frutta e verdura, evitando ogni gratuita distrazione.

Autore: Marcello la Forgia
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