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Prg, la “manfrina” dell’opposizione CORSIVI
15 settembre 2000

Come era inevitabile ed anche ampiamente annunciato, è l’approvazione definitiva del Piano Regolatore Generale da parte del Consiglio Comunale, l’argomento oggi al centro del dibattito politico, considerata sia l’importanza che assume questo provvedimento per lo sviluppo della città, ma anche il peso che potrebbe avere, in termini di mero riscontro elettorale, nei prossimi mesi. E’ indubbio infatti che tutte le forze politiche, tutti i “soggetti” in campo, sono interessati ad attribuirsi il merito del raggiungimento di questo “storico appuntamento”, confidando poi di poter raccogliere i frutti in quelle urne che già si intravedono, in un futuro ormai non più tanto lontano. Se si considera poi, che tutte le recenti campagne elettorali qui a Molfetta, si sono aspramente combattute sul campo urbanistico, si può ben comprendere l’importanza che ricopre questo appuntamento anche per le prospettive future. E così da un lato c’è l’Amministrazione che, pur non potendo contare su una maggioranza stabile che la sostenga, appare fermamente intenzionata a portare il PRG in Consiglio Comunale confidando nel senso di responsabilità di tutti i consiglieri, al fine di approvare celermente un provvedimento che, nell’interesse della città, veda un’ampia convergenza e quindi un voto pressocchè unanime, al quale, stando a quanto appare ormai certo, dovrebbero seguire le dimissioni del sindaco. Ma d’altro canto c’è una opposizione agguerrita che non intende servire su un piatto d’argento un argomento tanto appetibile da “spendere” in campagna elettorale per i suoi avversari, e cerca in tutti i modi di attribuirsi quel merito che altrimenti andrebbe senza alcun dubbio alla coalizione di centrosinistra. E così va in scena una commedia dell’assurdo a tratti sconcertante, tra tatticismi, ricatti e ridicoli tentativi di arrampicarsi sugli specchi, come quello dell’opposizione guidata da Tommaso Minervini di voler far credere alla città che sia illegittimo il procedimento adottato dall’Amministrazione per portare in Consiglio Comunale il PRG, con le prescrizioni, le modifiche e i suggerimenti, contenuti nella delibera regionale, con la quale la Regione Puglia ha sostanzialmente approvato la variante generale al nostro strumento di pianificazione urbanistica. Le ragioni a sostegno di questa teoria sono state espresse durante una tesa seduta del Consiglio Comunale del 5 settembre e ripetute l’indomani in una conferenza stampa: l’opposizione in sostanza ritiene che il procedimento adottato dall’Amministrazione non sia conforme a disposizioni legislative perchè essa non ha immediatamente portato in Consiglio quella delibera regionale, al fine di consentire ai rappresentanti eletti dai cittadini di discutere, vagliare e, se il caso, controdedurre in merito alla suddette prescrizioni e osservazioni indicate dalla Regione. La nostra sensazione è che non si sia colta la differenza tra ciò che è opportuno (o inopportuno) e ciò che è legittimo (o illegittimo). Ritenere che il procedimento adottato dall’Amministrazione sia politicamente inopportuno è affermazione che può anche avere un qualche fondamento e che comunque rientra a pieno titolo nella normale dialettica tra forze politiche in contrapposizione; ma sostenere che sia illegittimo (sulla base di quale “fonte legislativa” non è dato sapersi) e che sia stato travaricato il ruolo del Consiglio Comunale, è cosa ben diversa, fuorviante e, in definitiva, non può ritenersi affermazione corretta. L’Amministrazione, stando a quanto sostenuto dal sindaco, ha inteso recepire “sic et simpliciter” (per accelerare i tempi e giungere celermente all’approvazione, nell’interesse della città) le prescrizioni della Regione e si stava adoperando al fine di preparare la documentazione e la cartografia (operazione che, stando a quanto sostenuto dal sindaco, l’Ufficio Tecnico avrebbe completato entro la metà di settembre) per poi andare in Consiglio Comunale e presentare la sua proposta rimettendo all’organo deputato a decidere, questo sì, legittimamente, il compito di vagliarla, discuterla e accettarla o respingerla, apportando anche le modifiche che avesse ritenuto più opportune. Un procedimento perfettamente conforme alla legge se è vero (così come sostenuto da uniforme dottrina giuridica) che la legge 142/90 attribuisce alla giunta “la facoltà di svolgere attività propositiva e di impulso nei lavori del Consiglio Comunale, la quale si estrinseca anche nell’emanazione di una serie di atti preordinati all’emanazione di provvedimenti del Consiglio, tra i quali rientrano anche la redazione e la predisposizione di piani e programmi economici e territoriali”. L’Amministrazione si è quindi avvalsa di una facoltà riconosciutale. Non si riesce davvero a comprendere dove sia la paventata illegittimità, mentre si può discutere sulla maggiore o minore opportunità politica. Ma le ragioni, che hanno indotto il sindaco e la sua Giunta a intraprendere un procedimento piuttosto che un altro, andando incontro alle polemiche ampiamente prevedibili, devono essere ricercate nella necessità di accelerare il procedimento, ed evitare un altro lungo “ping pong” tra Comune di Molfetta e Regione Puglia, proprio quando l’obbiettivo sembra tanto vicino. Tuttavia il dubbio che ci assale è che l’opposizione stia montando tutta questa “manfrina” per ritardare, con manovre dal chiaro carattere ostruzionistico, il più possibile l’approvazione ed attendere le dimissioni del sindaco (il quale se, come pare, dovesse candidarsi per un seggio in Parlamento dovrebbe lasciare la sua carica entro la prima decade di novembre) in modo da impedire a quest’ultimo di “vantare” tra i suoi meriti un risultato amministrativo tanto rilevante. Se così fosse saremmo di fronte ad una opposizione irresponsabile che antepone gli interessi elettorali, “di bottega”, a quelli della città, quasi sottovalutando la capacità che questa avrà di comprendere le ragioni reali che, al di là di infondate “motivazioni di legittimità”, inducono queste forze politiche a comportamenti esiziali per la nostra comunità. Giulio Calvani
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