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Poste italiane, un carrozzone nazionale disastroso. “Quindici” si scusa con gli abbonati per il ritardo con cui il servizio postale ha recapitato la rivista di ottobre a Molfetta
31 ottobre 2018

 MOLFETTA – La direzione di “Quindici” chiede scusa ai lettori per il ritardo inconcepibile col quale è stata recapitata a Molfetta la rivista mensile di ottobre da Poste Italiane, che sono un disastro nazionale. Tra le riforme che il governo del cambiamento (i 5 Stelle avevano sempre criticato e attaccato le Poste, prima di andare al potere) dovrebbe inserire nel suo programma dovrebbe esserci sicuramente quella del sistema postale: un vero carrozzone. Poste italiane, infatti, da quando ha cominciato ad occuparsi di finanza, non riesce più a portare a termine i suoi compiti istituzionali, come quello di recapitare la corrispondenza.

Le Poste erano già tartarughe prima, oggi sono diventate lumache. Per non parlare del servizio “stampe”. Eppure con l’avvento della tecnologia digitale, nessuno spedisce più lettere, ma solo e-mail e quindi si è alleggerito il carico di lavoro della corrispondenza. Purtroppo i giornali non si possono ancora spedire via mail e quindi siamo costretti a subire l’inefficienza del servizio postale.

Sarà un caso, ma questa volta nel ritardo, le Poste italiane, o meglio il CMP di Bari, hanno superato se stesse: quasi 15 giorni per distribuire, solo a Molfetta, la rivista “Quindici”. Non vorremmo che questo ritardo fosse dovuto a disposizioni del governo gialloverde che ha giurato guerra alla stampa italiana, soprattutto quella minore (fanno i forti con i piccoli, ai quali vogliono sospendere i contributi per l’editoria e sono anche bugiardi, facendo credere agli italiani che saranno sospesi i contributi ai grandi giornali, mentre, in realtà, non li ricevono più da anni: forse i nostri governanti non lo sanno, perché disinformati e sprovveduti su tutto, come si stanno rivelando).

Ebbene un modo per mettere in difficoltà i piccoli giornali, che sono poi quelli più liberi e più diffusi capillarmente sul territorio, è proprio quello di farli arrivare in ritardo, magari facendo perdere qualche copia per strada, così l’abbonato si stanca e non rinnova più l’abbonamento. Ci provò anche Berlusconi a mettere in difficoltà la piccola stampa, quando pensò, per la spedizione, di far pagare tariffe normali e non agevolate. Non solo, il Silvio nazionale aveva intenzione anche di far anticipare agli editori il costo intero della tariffa, con la promessa che poi la differenza sarebbe stata rimborsata dalla Presidenza del Consiglio. A babbo morto! Nel frattempo i piccoli giornali, anche quelli parrocchiali, religiosi, delle associazioni, sarebbero tutti.

Poi, per fortuna, qualcuno scoprì il trucco o la furbata tutta italiana e questa ipotesi fu accantonata. Oggi ci sono i 5 Stelle, con Grillo in testa, che in maniera poco democratica (vedi le uscite della Taverna, di Crimi e in ultimo della pugliese Lezzi), vogliono eliminare l’informazione scomoda. Magari pensano a una sorta di Minculpop fascista.

E allora, non vorremmo nemmeno pensare che i solerti dipendenti delle Poste, siano stati più realisti del re e abbiano anticipato questa guerra alla piccola stampa, cominciando a dimostrare come sia facile metterla in difficoltà, con ritardi, consegne sbagliate, bollettini postali senza mittente, che vengono accettati da impiegati “distratti” anche a Molfetta, senza che ci sia alcuna sanzione per chi sbaglia. Per cui anche “Quindici” riceve bollettini postali vuoti, incassa incolpevolmente l’importo, ma non può spedire la rivista, perché manca il mittente. Una sorta di appropriazione indebita, con la complicità di Poste Italiane. Solo che la colpa non è nostra, ma tutta di chi dovrebbe essere diligente nel lavoro e non lo è (per fortuna non tutti, perché ci sono anche impiegati e dirigenti attenti e disponibili con la clientela).

Questo accade a Molfetta, e ne abbiamo contezza, ma siamo certi che avvenga in tutt’Italia, con danni notevoli a un settore già in grande difficoltà.

In conclusione, ci scusiamo con i nostri abbonati che hanno ricevuto solo oggi, dopo 15 giorni, un giornale che avrebbero avuto il diritto di leggere prima, essendo in edicola già dal 15 ottobre.

Non potevamo non denunciare questo disservizio, augurandoci che le Poste italiane siano in grado di trovare una giustificazione plausibile per un servizio di recapito per il quale viene corrisposta una tariffa, sia pure ridotta. Ma soprattutto Poste italiane deve giustificare un servizio inadeguato che tutti gli italiani contribuiscono a mantenere con le loro tasse e hanno perciò il diritto di chiederne l’efficienza.

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