Porto - Il Comune di Molfetta si costituisce dinnanzi al Tar per difendere il bando
Udienza fissata per il prossimo 6 dicembre
MOLFETTA - Il Comune di Molfetta difende le scelte operate nel bando di gara per l'affidamento dei lavori per il nuovo porto commerciale della città e decide di resistere in giudizio contro i ricorsi proposti da due aziende, la Tecnis di Catania e la Società Italiana per le Condotte d'Acqua di Roma, che puntano all'annullamento del medesimo bando.
Il ricorso sarà discusso il prossimo 6 dicembre dinnanzi alla Prima Sezione del Tribunale Amministrativo Regionale di Bari, presieduta dal dott. Gennaro Ferrari.
Ai ricorrenti che eccepiscono come il bando presenti termini e condizioni eccessivamente restrittive che negano la par condicio tra tutti i concorrenti, specie con riferimento alla richiesta di disponibilità di una draga di particolare potenza e di una cava di considerevole capacità, il Comune replica sostenendo che il bando è assolutamente regolare e presenta quelle caratteristiche molto precise per garantire che l'opera sia fatta ad opera d'arte senza intoppi che ritardino i lavori.
In particolare il responsabile dell'Ufficio Affari Legali che ha espresso parere favorevole alla costituzione in giudizio del Comune, sottolinea come "il bando pubblico di gara ha legittimamente richiesto a tutte le imprese partecipanti di essere dotate di quelle specifiche apparecchiature tecniche (draghe di particolari capacità), nonché la disponibilità di cave dove posizionare l'enorme quantità di rifiuti provenienti dalle escavazioni, ciò per la particolare tecnica degli interventi e delle opere da realizzare".
Ora la parola passa ai giudizi. Con ogni probabilità la pronuncia sulla misura cautelare richiesta dai ricorrenti per sospendere la procedura di appalto avviata, arriverà dopo qualche giorno dall'udienza di mercoledì prossimo. Giusto in tempo per l'apertura delle buste fissata per l'11 dicembre. Per quella data il sindaco ha pensato di organizzare una grande festa per la città. Ora si augura che il Tar non gliela rovini