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Porto fermo, il sindaco Natalicchio fa chiarezza: tutta colpa di chi ha fatto sequestrare il cantiere. Ora tutto trasparente con sito internet
15 novembre 2015

Accendere i riflettori sul grande porto commerciale, far chiarezza sulla ripresa dei lavori, cercare di riportare lucidità su un tema spesso condizionato da interessate pressioni politiche. E’ il proposito dell’amministrazione di centrosinistra, guidata dal sindaco Paola Natalicchio che ha lanciato un nuovo sito internet dedicato proprio al porto dove tutti i cittadini potranno attingere informazioni fondamentali. Il primo cittadino ha ragguagliato stampa e opinione pubblica sullo stato dell’arte dei lavori in una conferenza stampa alla quale hanno preso parte anche (oltre a tutta la Giunta), il Direttore tecnico di ECO Logica che ha realizzato il sito, Massimo Guido, l’avv. Michele Laforgia, uno dei legali incaricati dall’amministrazione per il supporto alle modalità procedurali e i rapporti con le imprese appaltatrici, l’Autorità di Vigilanza sui LL.PP. E la Procura della Repubblica di Trani. Dopo le polemiche suscitate da una manifestazione di qualche imprenditore vicino al centrodestra che ha accusato l’amministrazione di non voler realizzare l’opera, il sindaco ha deciso di fare il punto sulla situazione, cercando di mettere un po’ di ordine nell’intricata matassa. “Disarmiamo il dibattito dai manifesti urlati e dalle manifestazioni di pseudo comitati che mascherano iniziative politiche” ha esordito il sindaco che ha sottolineato come “il dibattito deve riguardare tanto la fine dei lavori del porto commerciale quanto un ripensamento generale delle varie funzioni del nostro porto, legato anche al nuovo PUG e al nuovo Piano Regolatore Portuale che abbiamo in animo di lanciare. Parlare del Porto di Molfetta, infatti, significa per la nostra amministrazione riflettere su tutte le funzioni dell’area. Quali servizi servono attorno al vecchio porto e alla zona cantieri? E quale nuovo Porto commerciale ci serve se vogliamo collegarlo davvero alla nostra zona artigianale e industriale? Di qui anche la necessità di avviare una discussione sul business plan del Porto con la città, in collegamento alle riflessioni con l’Autorità Portuale del Levante. Sincronizziamo il dibattito sul porto sui reali interessi economici della città”. Sollecitata dal direttore di Quindici Felice de Sanctis (ancora una volta il nostro giornale è stato l’unico tra la scarsa stampa presente a porre domande e soprattutto scomode) che ha chiesto lumi sulla possibilità di modificare il contratto con la ditta Cmc di Ravenna al fine di ridimensionare il progetto e realizzare il porto turistico con la stessa impresa e gli stessi soldi, il sindaco ha fatto presente che: “l’appalto in essere, quello da oltre 70 milioni di euro, non riguarda il porto turistico ma il nuovo porto commerciale. La legge sblocca Italia potrebbe darci la possibilità di realizzare il porto turistico senza effettuare una variante. Questo è un nostro obbiettivo. Metterci a lavorare su un porto turistico per Molfetta. Così come il centro di servizi riguarda un altro contratto. Preciso che abbiamo ereditato un contratto complicato, problematico oggetto di un’indagine penale che lo riguarda. L’ordinanza di dissequestro di maggio ci impone nel suo dispositivo di riprogettare a partire dai lavori di messa in sicurezza. E’ un nostro obbligo. Su questo siamo inchiodati anche giuridicamente”. Ulteriori dettagli tecnici sono stati forniti dall’avvocato Michele Laforgia: “il contratto è oggetto di un processo penale non ancora iniziato e prossimo al suo cominciamento. I lavori promanati da questo contratto sono stati oggetto di un lungo sequestro del cantiere. L’amministrazione ha riavuto la disponibilità materiale del cantiere. Il processo non annulla il contratto, ma l’esistenza del contratto e di un processo penale sulle responsabilità di chi ha concepito, sottoscritto e attuato quel contratto rappresenta un gigantesco problema. Non tutto quindi è nelle scelte politiche del Comune. L’amministrazione è tenuta a rispettare la legge. Non può dar per scontato che le accuse della Procura della Repubblica siano vere ma non può nemmeno far finta che le accuse della Procura non ci siano. L’amministrazione si è mossa da subito sui lavori di messa in sicurezza ma durante il sequestro la disponibilità materiale e giuridica del cantiere era dell’amministratore giudiziario.Per questo furono aperti tavoli tecnici che coinvolsero tutti i soggetti. Ora disponibilità materiale è di nuovo dell’amministratore ma i vincoli che derivano da decreto dissequestro e processo penale sono ancora tutti vigenti. Non è problema semplice. Siamo di fronte a rebus politico. Bisognerà in ogni modo controllare se il contratto è ancora valido e si può portare a sua naturale conclusione”. Chiara anche la posizione sull’Autorità Portuale. A chi l’ha accusata di aver “svenduto” il porto cittadino ad autorità extra cittadine (il porto di Molfetta fa adesso parte dell’autorità Portuale di Levante), minando la nostra autonomia decisionale, il sindaco ha risposto che “in un sistema portuale che in Italia va verso la contrazione delle autorità portuali, con la riforma del Governo che dovrebbe costituire l’unica Autorità portuale pugliese, mettendo insieme la gestione dei porti di Bari-Brindisi e Taranto, vogliamo ancora stare qui a parlare di una stanza vuota con all’esterno la targhetta Molfetta Porto? Quale sarebbe il timore? Vedere la Regione finire un porto regionale, perché tale è classificato, con i soldi stanziati per il porto di Molfetta? A noi interessa finire il porto, non gestire i soldi del porto”. La situazione legata alla ripresa dei lavori intanto appare ancora ingarbugliato. Anche quelli finalizzati alla messa in sicurezza sono sottoposti a numerosi vincoli: “I lavori premono al sindaco, che non ha piacere nel vedere un cantiere della sua città fermo. A maggio il Comune era pronto ad affidare i lavori in ragione della urgenza alla stessa Cmc. Ed è pronto a farlo ancora oggi. Sono stati predisposti i contratti”. Tuttavia ha spiegato ancora il sindaco “l’istanza di dissequestro ha chiesto di inviare il progetto al Consiglio Superiore dei lavori pubblici e ha anche contestato in qualche modo l’ipotesi di affidarli in via diretta. Il Comune, in ragione di questo, volendo proseguire i lavori in piena legalità ha mandato il progetto al Consiglio Superiore dei lavori pubblici, come ha disposto l’autorità giudiziaria, e inviato il tutto all’Autorità nazionale anti corruzione (ANAC) per capire se è possibile affidare i lavori direttamente alla CMC, per rispondere ai requisiti di urgenza derivati dal rischio danneggiamenti. Se l’ANAC ci dice che possiamo procedere, firmiamo il contratto e avviamo i lavori di messa in sicurezza. Se l’ANAC dispone diversamente dovremo attivare le procedure di gara, e i tempi si allungheranno. Ma ci rimetteremo a quanto ci viene detto di poter fare. Il porto deve proseguire, ma solo in piena legalità”. I lavori dunque, riprenderanno solo ed esclusivamente quando ci sarà la certezza che questi possano correre lungo i binari delle legalità e della sicurezza operativa per maestranze e imbarcazioni: “questa è la parte che non è soggetta a dibattito pubblico – ha concluso il sindaco – Possiamo dibattere sul futuro del porto ma non possiamo eseguire i lavori contro la legge. Stiamo gestendo una complessità importantissima e non possiamo fare finta che non ci sia una inchiesta penale in cui la città è parte offesa. Non possiamo lasciarci travolgere dall’ondata emotiva. Dobbiamo operare nell’interesse della città. A luglio del 2013, a un mese dal nostro insediamento, con i lavori ancora in corso la Cmc ha presentato al Comune riserve (richieste di risarcimento, ndr) per 20 milioni di euro su cui è in corso un accertamento tecnico preventivo. La città, col il sindaco Antonio Azzollini, ha già pagato un prezzo altissimo alla fretta di partire con la costruzione del nuovo porto commerciale per poi fermarsi a causa del mancato completamento dello sminamento: 7,8 milioni di euro. Un rischio che non vogliamo più correre. Oggi stiamo salvaguardando la città, i soldi dei cittadini e procedendo nel solco della legalità e della trasparenza”. 

Autore: Onofrio Bellifemine
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