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Portali nel centro antico Territorio: arte, storia e tradizioni
15 giugno 2001

Da qualcosa di più di una semplice esigenza didattica è nata l’idea di una collaborazione tra diversi ordini di scuole sui Portali nel centro antico. Una sinergia di competenze e tecniche diverse ha reso possibile lo studio, da diverse prospettive, dei portali di cinque palazzi nobiliari del centro antico di Molfetta: il palazzo Monna e il palazzo De Luca in via Amente, il palazzo Passari e il palazzo Galante Gadaleta in via S. Orsola e il palazzo Nesta in via Morte. L’iniziativa è stata promossa e coordinata da un gruppo di lavoro di docenti dell’I.T.C.G. G. Salvemini di Molfetta nell’ambito del progetto sulla continuità e l’orientamento collegato allo studio del territorio. I geometri delle classi quarte dell’Istituto tecnico commerciale e per geometri di Molfetta hanno studiato l’architettura ed effettuato il rilievo di ciascun portale e, insieme con gli studenti della quarta C commerciale e gli allievi delle Scuole medie D. Savio, Giaquinto e Poli e della Scuola elementare Scardigno, hanno dato vita ad una mostra documentaria allestita dal 3 al 6 giugno nelle Scuderie di palazzo Giovene. Accanto al rilievo di ciascun portale sono state ricostruite storia e cultura dell’epoca di costruzione dei palazzi, tutti risalenti alla fase della riedificazione edilizia e della ripresa economico demografica prima della crisi del Seicento. Nel periodo di riordino della vita amministrativa dell’Università sotto il regime feudale dei Gonzaga e il viceregno spagnolo si rafforzarono le ricchezze fondiarie e le fortune imprenditoriali di alcune famiglie nobili e benestanti, derivate essenzialmente dal possesso della terra, dalle attività creditizie, dalla locazione di case e dalla commercializzazione dei prodotti delle terre, soprattutto olio. Tali ricchezze furono alla base dell’edificazione e ristrutturazione di palazzi signorili che, grandi e riccamente decorati, erano la vera icona della nobiltà e segnavano il distacco delle famiglie nobili più potenti da quelle di ricchezza inferiore. La mostra si è articolata in un percorso espositivo che ha visto in successione pannelli illustrativi tanto della preziosità dei portali quanto del degrado lapideo che rischia di corrodere la pietra degli stemmi e dei capitelli. Ricca la documentazione sulle monete, sulla storia patrimoniale delle famiglie, su alcuni alberi genealogici illuminanti anche delle storie personali. I ritratti di alcuni nobili, in un periodo, quale era il Seicento, in cui sull’individuo tendeva a prevalere il senso della continuità familiare espressa in termini di proprietà, hanno offerto uno spaccato interessante sui sentimenti di uomini e donne inespressi o forzatamente occultati sotto tonache monacali o sfarzosi abiti nobiliari. Inoltre hanno suscitato grande interesse le ricostruzioni di ambienti tipici dell’epoca: qualcuno ha anche provato ad assaggiare i mostacciuoli del Seicento e il pan schiavonesco realizzato su ricetta originale del Settecento. A questo settore della mostra si sono dedicati particolarmente i piccoli allievi della scuola elementare. E chissà che qualche pasticciere locale non colga l’occasione di produrre industrialmente queste autentiche golosità d’altri tempi. Il lavoro di indagine dei ragazzi dell’I.T.C.G. e delle scuole medie sui tanti aspetti di vita quotidiana ha fatto emergere il quadro complessivo della società e delle attività economiche prevalenti: per questo lavoro hanno utilizzato documenti d’archivio inediti messi a disposizione da cultori di storia locale tra cui Corrado Pappagallo e Corrado Pisani. La mostra è stata il punto di arrivo di un lavoro ben più articolato, svoltosi durante tutto l’anno scolastico: laboratori sul degrado della pietra, sulle tecniche di riproduzione degli stemmi nobiliari, sulla realizzazione dei plastici dei palazzi hanno coinvolto i ragazzi e hanno costituito l’occasione per mettere in campo un patrimonio di competenze e di abilita a volte inespresse o sottovalutate. Sono stati particolarmente curati l’aspetto grafico e la presentazione dei materiali documentari attraverso l’utilizzo dei messi informatici a cui si sono dedicati con bravura i ragazzi più grandi. Invece i bambini hanno documentato le loro ricerche con il linguaggio loro congeniale del disegno, del mosaico, della lavorazione del legno e della ceramica. La cura nella regia della mostra lascia intravedere l’impegno degli insegnanti che hanno promosso un’attenta ricerca storica ed una didattica nuova e coinvolgente soprattutto perché mette i ragazzi a diretto contatto con la realtà tante volte dimenticata del territorio in cui essi sono immersi e che spesso non rispettano perché non conoscono. L’affluenza di pubblico, sia di molfettesi curiosi di conoscere o di riconoscere le proprie radici collettive, ma anche di qualche addetto ai lavori, ha testimoniato del successo della manifestazione. I visitatori sono entrati spinti da una curiosità generica e, guidati lungo l’itinerario della mostra dai ragazzi, veri protagonisti del lavoro, hanno scoperto aspetti inediti della storia della città: una storia che appartiene a tutti e che questi ragazzi hanno avuto la capacita di rappresentare in maniera immediata. Alina Gadaleta Caldarola Caterina Sallustio
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