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Popolo del centro sinistra: cosa volete essere? Stati generali o stati servitori? INTERVENTO
15 febbraio 2005

Questo è il dilemma che assilla il popolo del "centro sinistra". Mi scuso con i componenti degli "stati generali " se non uso la denominazione (D.O.C.) della "G.A.D." ( messa in soffitta da Prodi) perché mi ricorda tanto le sante alleanze che si costituivano in altri tempi per combattere un nemico comune. Anche oggi c'è l'emergenza, cacciare dal governo il centro destra, costi quel che costi, domani si vedrà. Certo, certo questo spirito unitario, facilita il lavoro politico di chi in questi anni, da una parte si è reso responsabile del malgoverno di questo paese e dall'altra ha tradito le speranze di tanti cittadini che avevano creduto nel cambiamento. Il tutto non può essere confuso con il motto di memoria salveminiana "fa quel che devi, accada quel che può". Negli anni settanta si chiamava "compromesso storico" fino a qualche giorno fa si chiamava "Grande Alleanza Democratica", oggi si chiama "L'Unione". Comunque si chiami questo ormai logoro centro sinistra, a Molfetta, un giorno lo si vuole più al centro, un altro più a sinistra, e si continua a giocare a chi ha fatto più opposizione e a chi ha fatto più petizioni, chi chiede più visibilità e chi avanza primogeniture per il candidato sindaco. In questa palude che mortifica l'operosità e le intelligenze della nostra città ecco che, come in una favola, cade un sasso nello stagno. Il sasso, tanto caro al grande Gianni Rodari, che rompe la monotonia, la pigrizia, il piattume e la routine, nella nostra Puglia e nella nostra Molfetta è caduto e si chiama Nichi Vendola. Qualche settimana fa, durante il congresso cittadino della Rifondazione Comunista ho usato questa metafora per poter esprimere un mio giudizio positivo sulle primarie per la scelta del candidato presidente del centro sinistra alla Regione Puglia. Ebbene, Nichi Vendola e le primarie hanno rappresentato per il sistema politico in toto la grande novità, "il sasso nello stagno". La novità gettata nella palude della politica ha suscitato onde concentriche che si sono allargate sulla sua superficie, coinvolgendo nel loro moto, a distanze diverse, con effetti diversi, tutto ciò che se ne stava, per conto proprio, nella propria pace o nel proprio sonno, sono come richiamati in vita, obbligati a reagire, ad entrare in rapporto tra loro. "Altri movimenti invisibili si propagano in profondità, in tutte le direzioni, mentre il sasso precipita smuovendo alghe, spaventando pesci, causando sempre nuove agitazioni molecolari. Quando poi tocca il fondo, sommuove la fanghiglia, urta gli oggetti che vi giacevano dimenticati, alcuni dei quali ora vengono dissepolti, altri ricoperti a turno dalla sabbia. Innumerevoli eventi, o microeventi, si succedono in un tempo brevissimo. Forse nemmeno ad aver tempo e voglia si potrebbero registrare tutti, senza omissioni" (Grammatica della fantasia - di G.Rodari). E quegli eventi ancora oggi, a distanza di un mese, continuano a sconvolgere lo stagno, ormai privo di quiete. Qualche combattente e reduce dissepolto dalla fanghiglia delle primarie, durante l'ultima assemblea della G.A.D. (D.O.A. - denominazione ormai archiviata), ha detto che le stesse sono uno strumento anomalo per la scelta dei candidati e quindi non è uno strumento democratico da utilizzare per la scelta del candidato sindaco a Molfetta. Qualcuno ha detto anche che la società, cosiddetta civile, non esiste e non rappresenta nulla. Ecco cosa ha prodotto realmente l'esperienza delle primarie e la candidatura di N.Vendola. La "sindrome dell'esclusione" colpisce coloro che si sentono unti dal signore e rivendicano la loro grande esperienza amministrativa per entrare nella rosa dei papabili alla candidatura a Sindaco e ad altro. Vogliamoci bene e dimentichiamo il passato, questa è la parola d'ordine, chi c'è c'è, chi non c'è è estremista. Gli stati generali hanno prodotto un documento politico, senza firme in calce, naturalmente, che dovrebbe sancire una condivisione democratica delle scelte che la coalizione può percorrere per un cambiamento autentico e radicale della politica, che interpreti l'inderogabile esigenza di chiudere la pagina più umiliante per la città di Molfetta, del governo attuale. Io ho ricordato ai presenti che: "Molfetta vive una fase importante della sua storia. Siamo a un bivio. Dobbiamo scegliere se continuare a percorrere le vecchie strade o imboccare quelle di una radicale trasformazione. Il ceto politico e affaristico che ha governato la città occupando ogni spazio della vita amministrativa, sociale, economica e culturale si sta disgregando. Anche a Molfetta, come nel resto del Paese, il sistema di potere fondato sulla corruzione, sulle clientele, sul voto di scambio è entrato in crisi, anche se non mancano i tentativi di tenerlo ancora in piedi. I danni provocati sono gravissimi: la città è scivolata verso livelli mai toccati prima di degrado sociale, di dissesto territoriale, e di illegalità diffusa sino ai limiti di pericolose contiguità tra la politica e criminalità; l'idea stessa della politica è squalificata e sempre più associata alle logiche dell'astuzia affaristica. Troppi sono stati coloro che hanno ceduto o non hanno saputo ascoltare, interpretare, aggregare e rappresentare a livello istituzionale il dissenso pure esistente nella città. In questi anni difficili, però, c'è stato anche un altro modo di fare politica, un'opposizione diffusa, che ha di volta in volta, assunto forme collettive o individuali, visibili o sommerse, ma sempre civilmente consapevoli. Un'area vasta e variegata, anche se frammentata, composta da gruppi di base e nuovi movimenti politici, gruppi di volontariato, associazioni eco-pacifiste, di giovani e di donne, operatori sociali e animatori culturali, responsabili e gruppi della comunità ecclesiale, che insieme hanno testimoniato una qualificata progettualità politica sulla città. Un grande potenziale di intelligenze, professionalità, passione, ansia di giustizia. Gente che ha svolto con abnegazione il proprio impegno nel sociale o ha fatto semplicemente il proprio dovere, tenendo così in piedi il meglio di una città che il ceto politico dominante sta invece degradando. E' giunto il momento che questa "politica diffusa" si aggreghi e assuma il compito di governare la città rompendo radicalmente con il passato. Il futuro non può essere affidato ai soliti nomi, a vecchi e nuovi notabili della D.C. magari camuffati sotto qualche nuova sigla, a pezzi delle vecchie forze politiche di maggioranza o di opposizione, corresponsabili del degrado, che cercano di perpetuare il loro potere con patetici quanto pericolosi tentativi di riciclarsi indossando nuove maschere. La città ha bisogno di cittadini onesti, competenti, responsabili, e soprattutto credibili perché non compromessi con il vecchio sistema; di persone che hanno saputo concretamente testimoniare con il loro impegno politico, sociale, culturale o professionale la loro adesione ai valori fondamentali della democrazia, della solidarietà, della legalità, della difesa dell'ambiente, della pace e della dignità della persona. Per fare tutto questo, Molfetta ha bisogno di uno straordinario risveglio delle coscienze, di un nuovo protagonismo dei cittadini per costruire una fase di radicale rinnovamento della vita politica e sociale, che si contrapponga alle logiche dei comitati d'affari che feriscono la dignità della nostra città e mortificano la speranza". Questo non è un documento alternativo a quello presentato il 30.1.2005 dalla ex "Grande Alleanza Democratica", è una sintesi del documento dell'appello per "RESTITUIRE LA CITTA' AI CITTADINI " che nel 1993 ha rappresentato la parola d'ordine della "Primavera molfettese". Care/i amiche/i e compagne/i di strada (come direbbe Gianni, il segretario di R.C.), sono trascorsi dodici anni e siamo al punto di partenza, come se il tempo fosse trascorso inutilmente. Anzi alcuni passaggi di quell'appello si riferivano a fatti ancora in fase di sviluppo, oggi invece abbiamo la piena consapevolezza di quello che è accaduto e ancora accade. Quando parlate di "Libro Bianco" che bisogna elaborare, attraverso un lavoro di indagine di quella che è la condizione attuale della città e dei molfettesi, allegateci un altro libro bianco che contenga la sentenza dell'omicidio Carnicella, dell' "Operazione Primavera" e "RESET", le sentenze di condanna degli imprenditori dell'edilizia convenzionata, dell'appalto dei lampioni di finta ghisa del lungomare che oggi ci cadono in testa, della storia infinita delle Palazzine di via A.Fontana, e quant'altro abbia attinenza con la questione morale e il malgoverno in questa città. Qualche saggio degli stati generali ritenendo la situazione attuale di estrema emergenza, dichiara di non poter rimandare il dibattito e l'autocritica al 2011 ed è contento di ritrovare il movimento dopo quattro anni per colmare un pesante deficit di mancanza di fiducia. Io spero solo che quel saggio abbia un minimo di buon senso e faccia autocritica per riconquistare la fiducia dei suoi concittadini. Potrei intrattenervi ancora per molto su questi temi ma ci vorrebbe un numero unico tematico del giornale, perché di errori se ne sono fatti tanti, anch'io dovrei risponderne per qualcuno, ma sarebbero una goccia in rapporto allo "tsunami" che ci ha travolto negli ultimi dieci anni. Il congresso della Rifondazione Comunista, credo che abbia aperto la strada a possibili intese di lavoro comune tra R.C., D.S. Comunisti italiani e S.D.I.; e non sarebbe male ipotizzare che Molfetta si trasformasse, come in passato, in un laboratorio politico che indichi la strada per la nascita di un partito unico di "Nuova Sinistra" o "Sinistra Alternativa" con la partecipazione di movimenti e associazioni di base. Si eliminerebbero tutte queste specie arboree che in questi ultimi anni sono diventate infestanti, e si ritornerebbe a chiamare la sinistra con nomi degni della propria storia. L'alternativa è lo sbilanciamento verso il centro moderato, coinvolgendo tutto quello che di sano offre, naturalmente mandando in rottamazione jurassici e replicanti della politica. Avere il coraggio di rinunciare a mille voti vuol dire guadagnarne tremila strada facendo. La forza di una coalizione politica non è data dal numero di sigle di partiti e movimenti che si riesce a mettere insieme in ogni scadenza elettorale. E' tempo di ragionare in modo diverso. Le alleanze bisogna farle con la gente e non con i "movimentucoli" che rappresentano solo chi ne porta la bandiera. Torniamo a parlare ai cittadini facendoli diventare protagonisti delle scelte, coinvolgendoli, ascoltandoli e svegliando le loro coscienze per costruire insieme un radicale rinnovamento della politica. Invece di rincorrere i "professionisti" della politica, dobbiamo creare i "cittadini professionisti". Costruiamo una nuova coscienza collettiva in cui i cittadini passino da una condizione di sudditanza ad un'altra di cittadinanza attiva che riconosca non solo i doveri e gli oneri dell'essere cittadino, ma che sappia far valere i propri diritti attraverso la conoscenza e l'utilizzo degli strumenti della partecipazione, da ormai troppo tempo negati o dimenticati. Se poi non avete il coraggio di dire no a Lillino di Gioia & C., vuol dire che da oggi sono auto-candidato ad essere sfidante di Lillino di Gioia alle primarie cittadine (sperando che ci siano) per la scelta del candidato Sindaco degli "stati servitori". Matteo d'Ingeo
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