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Ponte di Levante a rischio di cedimento Profonde spaccature costringono l'ufficio tecnico a chiudere parte della carreggiata
15 marzo 2003

Che il ponte di levante, quello nei pressi dell'istituto magistrale, stesse dando segni di “assestamento”, poteva essere percepito da tutti. E, forse, sarebbe stato anche ammissibile. Ma che parte di esso stesse avendo dei veri e propri cedimenti tanto da ordinare un restringimento di carreggiata, questo proprio non se lo sarebbe aspettato nessuno. Eppure, al di là del restringimento di carreggiata, i segni sono evidentissimi. Percorrendo il ponte in automobile, a ridosso dei due rilevati si percepiscono due piccoli, ma profondi dossi, a cui si è cercato di rimediare, ormai da più di un anno, sovrapponendo nuovo asfalto come a voler colmare il dislivello eccessivo. Ma il rilevato stradale non ha mai smesso di cedere e quello era solo uno dei primi sintomi di una struttura che aveva dei problemi. Poi, le prime crepe lungo la carreggiata. Crepe così tanto comuni sulle nostre strade che nessuno aveva temuto “danni irreparabili”, ipotizzando, piuttosto, le cause di sempre: asfalto di pessima qualità, mezzi pesanti, mezzi agricoli… Infine, un vero e proprio sprofondamento di parte del piano stradale a ridosso del marciapiedi, crepe molto evidenti e preoccupanti lungo i marciapiedi e il provvedimento emesso dall'ufficio tecnico comunale per la restrizione della carreggiata. “Niente di grave. A causa delle abbondanti piogge di questo autunno, il rilevato ha subito un processo di assestamento”, commenta l'ing. Parisi, dirigente dell'Utc. “I lavori di sistemazione saranno eseguiti dalla stessa ditta che ha realizzato l'opera e non avranno alcun costo.” La solita storia, insomma. Il “solito assestamento”. E se costi aggiuntivi probabilmente non ci saranno, è facile prevedere che la circolazione sul ponte dovrà essere sospesa per consentire gli interventi di riparazione. Ma perché le piogge abbondanti possono mettere in crisi un'opera stradale così imponente? E' verosimile che ciò accada? Un rilevato stradale è un'opera assai complessa. Si tratta, infatti, di costruire un vero e proprio pendio artificiale che sia in grado, senza cedere, di resistere al peso dei mezzi che vi transiteranno. Sia la progettazione, sia la realizzazione deve essere accurata e deve prevedere l'azione di dilavamento delle acque (utilizzando opportune opere di drenaggio), si deve tener conto dell'altezza del rilevato stradale (utilizzando adeguate stratificazioni di materiali idonei, resistenti e drenanti), devono essere studiati molto rigorosamente i terreni di fondazione su cui poggerà l'intera opera. Nel caso specifico, oltre al materiale utilizzato per la realizzazione del rilevato, sono i terreni di fondazione a suscitare i maggiori sospetti. Ricordiamo infatti che si tratta di un ponte che attraversa una lama. Lama Cupa, appunto. Quella che sbocca alla prima cala. E ricordiamo che proprio il rilevato sbarra, come una vera diga, il letto della lama. Molti ricorderanno le abbondanti piogge del novembre 1997, quando, a monte del rilevato stradale che sta cedendo oggi, si accumularono più di 1milione di metri cubi di acqua che, tracimando, allagarono alcuni palazzi costruiti proprio sul fondo della stessa lama. Ebbene i terreni di fondo lama sono assai particolari. Sono terreni alluvionali, molto cedevoli, poco resistenti. Non solo. Anche l'idrogeologia (le falde e le acque sotterranee), è molto complessa in prossimità di una lama. Il livello delle acque di falda subisce considerevoli oscillazioni. E tutto ciò ha notevoli influenze sull'opera che vi poggia. I cedimenti potrebbero essere il risultato dell'ennesima opera costruita in una lama? E' assai probabile. Il ponte di Ponente E se si trattasse, invece, del risultato di una costruzione frettolosa e un po' troppo spregiudicata? Il dubbio ci ha sfiorato e ci siamo recati sul cantiere di un altro ponte. Quello a ponente della città. Quello che ha sollevato tante proteste. Le proteste degli abitanti che si sono visti invadere, impotenti, la loro casa da un opera finanziata con risorse allocate, in bilancio, nel capitolo “ambiente e qualità della vita”. Lì il ponte è ancora in costruzione e proprio in questi giorni si stanno ultimando i lavori relativi ai due rilevati stradali. Ci sono i muri di contenimento in cemento armato e all'interno si stanno sistemando le terre che costituiranno il rilevato. La cosa che ci ha lasciato davvero sorpresi è l'elevata quantità di rifiuti inerti da demolizione depositati nel cantiere stesso. Sanitari, laterizi, piastrelle, lamiere di eternit, calcinacci, tufi, elementi in cemento armato. E se questi inerti fossero “riciclati” per la realizzazione del rilevato stradale? A causa della loro eterogeneità (granulometrica, meccanica), avrebbero dei comportamenti diversi rispetto alle sollecitazioni. I più resistenti le sopporterebbero; i più cedevoli si romperebbero, creando inevitabilmente dei vuoti. Non solo. Anche le caratteristiche drenanti sarebbero eterogenee e non più prevedibili. Così come il comportamento chimico: il ferro dell'armatura di un elemento in cemento armato, “sepolto” sotto il rilevato stradale, si ossiderebbe e cederebbe sotto l'azione del carico. Il risultato? Buche e avvallamenti, nel migliore dei casi. Cedimenti veri e propri, in condizioni di avversa fortuna. E allora? Ignoto resta per ora il futuro dei ponti molfettesi, non proprio felici le prospettive più o meno immaginabili. Almeno a giudicare dagli inizi. Massimiliano Piscitelli
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