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Politiche 2013, tra calcolatori e parolai la partita è ancora aperta Berlusconi, “ripulire” le liste: gli amici non ricandidati non moriranno di fame. Il fallimento dell'antiberlusconismo. I depistaggi mediatici e il Monti-bis
25 gennaio 2013

 A molti moderati piacerebbe votare ancora Berlusconi al posto di Monti. E questa è una realtà che si percepisce senza scomodare i sondaggisti. Questa è la notizia in una stranissima campagna d’inverno, risaltata da molti organi di stampa locali o nazionali.

Tutti stanno cercando di esorcizzare l’incubo di un pareggio delle truppe del Cavaliere al Senato, come nel 2006. Tra l’altro, la risalita nei sondaggi dell’ex premier del centrodestra è anche confermata dalla sua volontà di “ripulire” le liste, volontà che trova riscontro nel ritiro, più o meno spontaneo, più o meno indotto, di alcuni uomini illustri in casa Pdl. Di sicuro, Berlusconi non si sarebbe mai privato del suo specialissimo club di amici (di tutto sospetto) se non stesse risalendo sul serio.

Chiaro che gli amici non ricandidati non moriranno di fame. L’Italia è un Paese “fantastico” anche da questo punto di vista: i trombati di alto livello si piazzano comunque sempre bene da qualche parte, soprattutto nei cosiddetti “enti inutili”, stipendifici bipartisan creati per amici, parenti, amanti, pure capitanati da illustri trombati.

Monti ha dichiarato: «Spero che Berlusconi non vinca». È ovvio che Monti speri di vincere, come lo spera Bersani, come lo spera il M5S, come lo spera Berlusconi. E ci mancherebbe altro.

Un'ovvietà, quindi, ma un'ovvietà frutto di un calcolo: l'antiberlusconismo del professore ha mera finalità elettorale, è funzionale al potere dello stesso e di tutto il variegato e frastagliato fronte delle forze di centrosinistra aggregate o disaggregate in vario modo che gli si potrebbe bene o male ricoalizzare alle spalle, il giorno dopo le elezioni, per esorcizzare il fantasma di una ripresa del potere in grande stile del redivivo Berlusconi. S’innesta anche in quello stranissimo gioco in cui si sta prodigando l’elite oligarchica romana per distrarre gli elettori da movimenti (per così dire) un po' più alternativi, che propendono ad un più radicale mutamento della classe dirigente.

Berlusconi, Bersani e Monti cercano di confondere un po' le acque, cercano di evitare che gli elettori si spostino in gran parte sul M5S e sul movimento di Ingroia che sembrano attizzare un po’ di più un certo elettorato di sinistra, deluso dalla politica filo-montiana del Pd nell’ultimo anno di governo.

Niente di strano sotto la tenda della politica romana: un gioco elementare, affinché la casta degli ultra settantenni, come pure dei camper, succeda a se stessa, senza vedere mai attuato un vero e profondo rinnovamento della classe dirigente.

Le speranza di milioni di italiani, è ancora - nonostante i depistaggi soprattutto mediatici - di vedere sconfitto non solo Berlusconi, ma anche Bersani, Monti e Casini. Il Professore oggi è valutato alla stregua di un’enorme calamità naturale da gran parte degli italiani, è il vero uomo da sconfiggere.

Nessuna meraviglia se qualche elettore torni nell'ovile berlusconiano per antipatia ferale nei confronti del senatore, nominato a vita per meriti ai più sconosciuti, oggi candidato premier. L'uomo è ritenuto oltre che uno spietato tassatore, anche uno dalle idee altalenanti, non per incostanza caratteriale, ma per ragioni di calcolo: si vede lontano un miglio che al professore il potere non fa schifo.

Tra l’altro, aleggia sempre il sospetto che sia legato ancora a doppio filo ai grossi gruppi di interesse finanziario internazionale, forse i veri artefici della crisi finanziaria in atto.

Fino a qualche mese fa un incarico-bis per Monti era impensabile e il professore della Bocconi lo aveva detto in modo netto dall'alto della folta platea delle Nazioni Unite.

Ora, invece, il vento politico (quello elettorale è da vedersi) è cambiato nella direzione favorevole a un Monti-bis con l'appoggio del Pd (se Bersani non dovesse ottenere la maggioranza in entrambi i rami del Parlamento) per il 2013, passando per l’antiberlusconismo che sta facendo nuovamente acqua.

È evidente e quasi scontato che Monti quando ha accettato l'incarico di premier di un Governo tecnico, su precise disposizioni di Angela Merkel, della cui volontà il presidente è stato solo un mero esecutore, ha assunto questa carica con l'obiettivo di rimanere il più a lungo possibile a Palazzo Chigi e non certo per fare una semplice comparsa di quattro o cinque mesi.

Fini e Casini, ma anche alcuni ex-berlusconiani ed ex-piddini come Ichino, vedono in Monti una sicura ancora di salvezza al naufragio inevitabile dei loro partiti, naufragio che si sta già prefigurando in vista delle elezioni che si terranno fra meno di un mese.

Insomma, Monti è un buon partito per tanti all'interno dei partiti e della finanza, ma come dice un antico detto, «questi signori non hanno fatto bene i conti». O meglio hanno fatto i conti senza l'oste, ovvero il popolo italiano che gli riserverà una grande sorpresa.

 

 

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Autore: Nicola Squeo
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