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POLITICA, Lillino di Gioia: l'Udeur vuole il sindaco Le condizioni per entrare nel centro-sinistra a Molfetta
15 dicembre 2000

di Lella Salvemini Quindici prosegue il suo giro di interviste ai protagonisti della scena politica molfettese. Abbiamo incontrato l’ing. Lillino di Gioia, segretario provinciale dell’Udeur, formazione politica che, pur collocata a livello nazionale nello schieramento di centro sinistra, non ha ancora scelto a Molfetta da che parte schierarsi. Nello scorso ottobre, durante una conferenza stampa, l’Udeur dichiarò di appoggiare la candidatura a sindaco di Tommaso Minervini. Come stanno ora le cose? “Quando mi si richiama alla coerenza ricordo che questa non è un valore in sé, se ci sono in itinere delle variazioni sul tema, la coerenza subisce dei correttivi. Ho colto al volo la rottura verticale all’interno della maggioranza, determinata dall’uscita dei cinque consiglieri, perché ritenevo fondamentale un rimescolamento delle carte. Si era in una condizione di conflittualità permanente, era indispensabile ricorrere alla strategia dorotea della scomposizione delle situazioni, per poi ricomporle su basi diverse. Sono stato il primo a dare l’assenso alla proposta di Tommaso Minervini, in quanto progetto civico che esulava dagli schieramenti fino a quel momento ritenuti validi e si caratterizzava per un’impostazione diversa. Oggi queste premesse sono state messe fortemente in discussione. Il taglio politico di progetto civico, scevro da condizionamenti dal centro destra e dal centro sinistra, atto a raccogliere consensi che potessero venire da più parti, è stato messo in discussione dall’uscita infelice e forzata da parte del Polo, che ha fatto di Tommaso Minervini il suo candidato”. L’Udeur, quindi, è alla ricerca di altri alleati, si immagina nel centro sinistra? “Io non dico oggi che il candidato dell’Udeur non è più Tommaso Minervini. C’è bisogno di un supplemento di istruttoria. Tommaso Minervini ha fatto questa deriva a destra, se è questo che vuol essere, lo dica, noi con coerenza ci regoleremo di conseguenza. In quanto alla sinistra, sconta ritardi pesantissimi, non ha le idee chiare, non riesce a trovare il bandolo della matassa, ma soprattutto non è nelle condizioni di mettere su una coalizione senza porre un elemento di discontinuità rispetto al passato. Se volessimo fondare un nuovo progetto su un presupposto di continuità, commetteremmo tutti un errore madornale. Bisogna mettere la parola fine a quello che è successo, senza entrare nel merito delle negatività o delle presunte positività, perché altrimenti ci perderemmo assolutamente”. Con chi ha contatti l’Udeur in questo momento? “Con i partiti di centro sinistra per le elezioni politiche. Si è recentemente tenuta una riunione per la costituzione della “Margherita” a livello provinciale, che sarà presto presentata ufficialmente. L’abbinamento delle politiche con le amministrative da un parte complica la situazione, ma dall’altra la favorisce, perché dà la possibilità di fare una proposta complessiva. La capacità sta nel reimpostare il discorso, senza pregiudiziali, con la chiusura del giacobinismo, eliminando i feticci da abbattere, privo dei complessi di inferiorità che la sinistra ha nei confronti dei personaggi del passato. Se questa città vuole riprendere il ruolo che le compete, ha la necessità di mettere assieme le migliori energie che sono sul mercato”. Non c’è una contraddizione, tenendo conto che si voterà lo stesso giorno, nel dare per certa la presenza dell’Udeur nel centro sinistra a tutti i livelli tranne che a quello cittadino? “Io non ho nessuna remora a affermare che laddove il centro sinistra di Molfetta fosse nelle condizioni di presentare un progetto complessivo veramente forte e che si proponesse in maniera diversa rispetto al passato, l’Udeur ne farebbe parte. Se, invece, questi partiti ritengono di andare avanti con le maggioranze uscenti, sono liberi di farlo, vuol dire che staremo assieme per le politiche e a livello comunale noi saremo attestati su posizioni diverse. Non ho chiesto di fare il mea culpa, chi fa politica sa che siamo in continuo divenire e che la capacità del politico è di adeguarsi a quelli che sono gli intendimenti positivi delle situazioni, interpretarle al meglio. Se la sinistra a Molfetta ha deciso di andare in opposizione non ha che da dirlo e da farlo, se invece ha la forza e la capacità propositiva di fare una salto di qualità e di presentare un progetto complessivo da Roma fino a Molfetta, che i cittadini possano prendere in considerazione, l’Udeur sarà in questo passaggio”. Ma come può l’Udeur chiedere ai partiti che hanno fatto parte delle due amministrazioni Minervini di rinnegarla? “Un ciclo si è chiuso. Il problema è dire ciò che si vuole fare per Molfetta e offrire le garanzie di risorse umane e politiche che siano in grado di ottemperare a questa nuova idea. Dopo sei anni si riparte con un nuovo progetto per la città, con risorse umane diverse, con impostazioni diverse, bisogna guardare avanti”. Qual è la questione che impedisce che nasca quest’alleanza? “Cominciamo con il dire che oggi l’Udeur è forse il primo partito del centro sinistra. In effetti, a guardare i dati delle ultime Regionali siamo i secondi, dopo i Democratici, ma sono dati che risalgono a quando Guglielmo Minervini era sindaco e poteva contare su otto consiglieri comunali. Credo che, se andassimo oggi a misurarci, quasi certamente l’Udeur ne verrebbe fuori come il primo partito della città, questo è un dato. L’Udeur oggi è in ascesa, mentre non credo che lo siano i Democratici, questo dà titolo a questo partito di essere determinate quantitativamente e qualitativamente rispetto ad una proposta complessiva che deve essere fatta. Se dobbiamo guardare solo alle politiche chiederemo una candidatura solo per le politiche, se invece dovessimo guardare a un discorso complessivo, l’Udeur deve essere all’interno della terna, cioè a noi tocca la Camera o il Senato o il candidato sindaco”. Quindi rivendica una delle tre candidature? Se, come si dice in questi giorni, il nome per il Senato fosse di Guglielmo Minervini e quello per la camera Franco Napoletano? “Il sindaco dovrebbe essere Udeur. Ci spetta, come secondo partito del centro sinistra, e forse anche il primo. Faremo due liste, ce ne sarà, infatti, una civica ed io credo di potermi accreditare globalmente dai 3.500 ai 4.000 voti. Non abbiamo diritto per essere a pieno titolo all’interno delle ipotesi in campo? Sulla base di quali dati altri partiti, ad esempio i Ds, che conteranno circa 1.000 voti oggi, avanzano la richiesta di loro candidature?” Non crede di poter perdere parte del consenso, se il suo elettorato non capisse questa alleanza con forze che fino a ieri ha combattuto? “Assolutamente no, perché c’è la condizione delle discontinuità rispetto al passato. E’ un progetto nuovo, più forte e più credibile. Significherebbe che le battaglie di questi anni hanno avuto il loro effetto. Le dirò di più, ci sono delle forse politiche che sono in attesa e che si riservano di scegliere sulla base delle risultanze di queste onsultazioni, delle nostre decisioni. Alla fine saranno determinati le scelte politiche e i nomi”. Le sembra che permangano delle preclusioni di ordine personale nei suoi confronti? “Credo che ci siano dei residui, rimane solo qualcuno che ancora non riesce a capacitarsi in qualche frangia della sinistra”. Cosa accadrebbe se il centro sinistra non accogliesse questa proposta, che scelte ha l’Udeur al di fuori di questo schieramento? “Deciderà, potremo andare da soli o riconsiderare la candidatura di Tommaso Minervini, se il suo progetto tornasse a basarsi su questioni locali, come era all’inizio, quando a firmare il primo accordo c’erano solo partiti di centro, con fuori An e Forza Italia”.
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