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Politica, cultura, follia La distruzione della ragione
15 maggio 2023

I Nel corso di una delle prime conferenze stampa benignamente concessa dal neo presidente del Consiglio, il signor Mario Draghi, ad una specifica domanda, rispondeva testualmente: “L’adesione dell’Italia alla NATO non è in discussione”. Il tono, la perentorietà non lasciavano dubbi. Rimasi abbastanza sorpreso e poi mi chiesi se il Presidente, folgorato dalla prospettiva di concorrere alla salvezza dell’Occidente, potesse aver dimenticato che, almeno per ora, siamo ancora una Repubblica democratica, e che l’adesione dell’Italia può essere discussa da un voto parlamentare e quindi, anche, eventualmente cancellata (utinam!). Ma il mio era evidentemente un dubbio retorico. II Qualche tempo fa, ascoltando un telegiornale, con lo stesso spirito con il quale Gesù ascoltava Pilato (nel senso che il Salvatore sapeva quello che il Procuratore gli avrebbe detto), in quei titoletti che scorrono veloci nel basso schermo riuscì a leggere la seguente frase. “Donald Trump dichiara che se sarà rieletto, Pre-sidente armerà nelle scuole tutti gli insegnanti”. Fui colto da un incontenibile scoppio di risa. Nella mia mente scorrevano le immagini di migliaia di aule scolastiche trasformate in scuole di tiro per pistoleros. Solo gli americani riescono a produrre il tragico ed il ridicolo nello stesso momento. III Il ministro israeliano delle Finanze Bezalel Smotrich, in un pubblico discorso tenuto a Parigi nel marzo di quest’anno, ha affermato che la questione palestinese non esiste perché non esiste il popolo palestinese. Non oso approfondire questa frase, perché il solito stuolo di idioti mi accuserebbe di antisemitismo. Mi limito a dire che amenità molto simili furono teorizzate per gli ebrei dai gerarchi nazisti, pianificatori della Shoah. IV L’isola di Tuvalu, in Polinesia, sta sprofondando. In meno di un secolo le acque del Pacifico ricopriranno questo atollo paradisiaco, grazie a mutamenti climatici ormai irreversibili. Il sindaco dell’isola ha esposto all’ONU il dramma dei 12.000 abitanti i cui discendenti rischiano di annegare entro la fine del secolo, e si è fatto fotografare sorridendo con l’acqua alle ginocchia. Che cosa significhi quel sorriso e cosa in realtà si agitasse nell’animo del pover’uomo è facile immaginare. Ma non è il caso di disperare. Gli Stati Uniti hanno infatti stanziati 800 milioni di dollari per l’atollo, dei quali 100 per tentare di frenare l’affondamento e 700 per la sicurezza (armi), per difenderlo dalle oscure minacce cinesi. Vale a dire che in un futuro non troppo lontano, i poveri abitanti di Tuvalu rischiano di trascorrere gli ultimi istanti della loro vita con l’acqua alla gola, mentre cinesi ed americani si massacrano nei cieli dell’arcipelago. V Un bel giorno, un viandante, per un arcano scherzo del caso, capita nell’aula di Palazzo Madama, si siede nello spazio riservato al pubblico e guarda in basso. Ad un tratto, tra il brulicare di gente apparentemente affaccendata in cose importanti, la sua attenzione è attirata da un bipede di sesso maschile. Costui saluta calorosamente decine di colleghi, distribuisce sorrisi, strette di mano, pacche sulla spalla, rimanda appuntamenti facendo roteare l’indice della mano destra, con la stessa mano, questa volta distesa, minaccia benevolmente di menare un suo amico birichino, sussurra nell’orecchio di un altro qualcosa che suscita in entrambi uno scoppio di risa sgangherate, con abilità circense e nello stesso momento, risponde al cellulare, prende appunti su un foglietto, fa gli occhi di pesce bollito ad una procace collega. Ma è nel suo incedere ondeggiante da bullo di periferia, che la sua arte assurge a vette inimitabili: una via di mezzo tra Totò-Marco Antonio e Sordi “Americano”. Dopo questo exploit clownesco di inaudita bravura, il bipede si dilegua sghignazzando pochi attimi prima che cominci una votazione importantissima per i futuri destini della patria. Il nostro viandante si alza, si avvia tristemente all’uscita e chiede sommessamente ad un commesso il nome del bipede. Al ché il poveraccio risponde allargando le braccia: “Renzi Matteo, Senatore della Repubblica”. VI Tra luglio ed agosto 1943, in Volinia e Galizia orientale, circa 150.000 polacchi, in maggioranza donne e bambini, furono orrendamente massacrati da formazioni paramilitari nazionaliste ucraine, con il permesso e il diletto degli occupanti tedeschi. L’intento di quella lodevole operazione era di “eliminare” dalla futura Ucraina post bellica, promessa dai nazisti in riconoscimento del volenteroso collaborazionismo, la minoranza polacca. Gli storici hanno parlato in proposito di un genocidio. Per la mia professione, ho dovuto consultare migliaia di libri di storia, la maggior parte corredati di fotografie. Ma devo dire che quelli relativi a quei massacri sono gli unici che non sono riuscito a sfogliare fino in fondo. Non mi risulta che nell’ultimo anno i mass media abbiano mai accennato a quell’episodio, mentre non sono mancati gli incontri polacco- ucraini con annesse e calorose affermazioni di antica fratellanza. Ho citato sei scene, volutamente diverse nel merito e nei contesti, tratte da quella folle commedia cui va ormai riducendosi la politica mondiale, ma l’elenco è interminabile. E lasciamo stare l’Unione Europea, una Banca che vende denaro come il salumaio mozzarelle. Lasciamo stare l’ONU, dove Sergej Lavrov, ministro degli Esteri di uno stato dittatoriale, può dichiarare che il dominio dell’Occidente è finito e che è ora che Asia, Africa e America Latina facciano valere i loro diritti. E nessuno può permettersi uno straccio di contraddittorio decente perché ha ragione. Siccome è ovvio che tutto questo non accade per caso, credo che occorra individuare, al di sotto del verminaio delle menzogne, organizzato e diffuso da infiniti livelli mediatici, le vere cause di questo disastro, che consistono in gran parte nello strapotere della Finanza transnazionale, che domina indisturbata i flussi del capitale mondiale, secondo norme autonome di mera accumulazione e riproduzione. Sono dinamiche che prescindono dalle conseguenze sociali che provocano, comprese carestie, migrazioni, corruzioni di classi dirigenti, guerre inutili suscitate ad arte. Tutto sottratto all’informazione. Vi immaginate il ministro Crosetto (o Guerini, fa lo stesso), che un sabato, alle 8 di sera, a reti unificate, relaziona per un’ora sulle armi inviate all’ineffabile Zelensky: costi, quantità. tipo, impatto ambientale, tossicità, detrazioni da altri capitoli di spesa (sanità, istruzione, lavoro)? Potete solo immaginarlo perché nella realtà non succederà mai. Ed ora, dopo un doveroso inchino alla maestà dell’argomento, parliamo della Cultura (filosofica). Dopo il lungo rimbecillimento idealistico ottocentesco, il Positivismo tentò di riportare il pensiero sulla terra. Ma era troppo freddo, realistico, arido. Dal paese del sole, del mare e della pizza, ci pensò Don Benedetto ad elaborare le più spaventose filo fesserie che mente umana abbia partorito, somministrate poi a generazioni di giovani italiani innocenti. Certo, c’era anche il marxismo, ma era pericoloso, foriero di violenza, ateo: soprattutto minacciava i latifondi abruzzesi di Don Benedetto, e il dominio mondiale dei cow-boy. Intanto, un piccolo medico austriaco aveva compreso i meccanismi reconditi del comportamento umano: ma la sua teoria attentava all’incolumità delle signorine e, prima di parlarne, bisognava addormentare i bambini. E, per giunta, quel medico era ebreo. Ci pensarono gli americani a svuotare quel pensiero di ogni carica eversiva. Per fortuna, un gruppo di baldi teutonici cercò a Francoforte di elaborare una teoria critica della modernità che tenesse conto delle aporie della società contemporanea e prospettasse soluzioni razionali. Ma i birichini si illudevano. Ecco che dalla materia cerebrale del camerata Heidegger si levano lugubri stormi di corvacci, che riescono ad imbrattare diverse migliaia di pagine mortifere, delirando sull’Ente, sull’ Essente, sul Niente, sul Nulla, sul Buio, sul Vuoto, sulla Fine. E così si compie il funerale della bimillenaria filosofia occidentale. Senza che nessuno la rimpianga e senza che sia riuscita a salvare un solo bambino dalla morte per fame. © Riproduzione riservata

Autore: Ignazio Pansini
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