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Politica, anche a Molfetta fiorisce la Margherita Cresce la nuova formazione di centro-sinistra
15 marzo 2002

Ormai la “Margherita” è una realtà. La nuova formazione politica sta crescendo a livello nazionale con l'apporto dell'ex Ppi e dei “Democratici” che hanno scelto di sciogliersi nel nuovo partito per rendere più forte e compatto il centro-sinistra. A che punto è la costituzione della Margherita a Molfetta? Lo abbiamo chiesto a Cosimo Altomare, già consigliere comunale e coordinatore dei “Democratici” “Manca solo la formalizzazione della costituzione in “circolo” e della designazione delle funzioni di coordinamento”, dice Altomare a QUINDICI. E' stata una nascita facile e indolore? “Direi un processo inarrestabile. Per noi, ma anche per i dirigenti del Partito Popolare. Un processo su cui gli elettori molfettesi, come in altre parti di Italia, hanno scommesso (6.600 voti, quasi il 20%, a Molfetta nella scheda proporzionale; circa 3.000 voti in più di quelli raccolti dai singoli partiti promotori alle elezioni del Consiglio Comunale). Questa affermazione ha spazzato via ogni residuo di dubbio circolante nei gruppi dirigenti. Si tratta, però, di voti fluttuanti. Esprimono una domanda di Margherita sì, ma non saranno affatto insensibili a come e a cosa la Margherita sarà. Devo dire che la fase di avvio a Molfetta è stata piuttosto timida, sicuramente a causa del ridimensionamento elettorale dei partiti promotori della Margherita, e delle forze politiche dell'Ulivo nel suo complesso, alle elezioni comunali. Ora dovrà seguire una fase di slancio”. Quali sono gli obiettivi che vi ponete? “La Margherita, se ben interpretata, può essere il soggetto politico che a Molfetta può raccogliere l'interesse dei nuovi ceti produttivi e professionali, di aree del mondo associazionistico e delle solidarietà. La Margherita dovrà assumersi il compito di allargare il perimetro elettorale finora consolidato dalle forze dell'Ulivo, esercitando in questa fase storica un'opposizione all'amministrazione in carica che non si contenti della sola “testimonianza” ma sappia costruire una seria e credibile alternativa di governo”. Non teme che si risolva in una somma di sigle di partiti ormai quasi inesistenti? “Mi sembra ingiusto parlare di sigle vuote. C'è un patrimonio rilevante di rappresentanza politica (penso ai due consiglieri provinciali, ai nostri consiglieri comunali) che non disperderemo. E qui non mi riferisco solo ai numeri, che pure in politica non sono cosa trascurabile, ma alla qualità del lavoro politico che i nostri rappresentanti svolgono nelle istituzioni e nella città. In Consiglio Comunale, la loro opposizione non è pregiudiziale, sterile; entra nel merito delle questioni, prospetta soluzioni valide. Noi non abbiamo disperso il senso del progetto di città nuova. Oggi, lo rivendichiamo svolgendo il ruolo di oppositori”. Ritiene che questo nuovo soggetto politico potrà avere davvero una reale forza propulsiva e di rinnovamento politico? “Per quanto riguarda la forza di rinnovamento, credo che il problema numero uno per la Margherita, come per tutto l'Ulivo, sia quello del radicamento territoriale, che significa “antenne” e capacità di mobilitazione. E questo è un processo tremendamente complicato, che ancora non sembra entrare nell'ordine del giorno del centrosinistra locale. Il virus dell'autoreferenzialità ha preso, diciamo la verità, anche le nostre forze politiche. Il fatto è che il centro-destra risolve tutto azionando la leva di un nuovo clientelismo, direi scientificamente perseguito (basta vedere come si stanno avvicinando alla gestione dell'assegnazione alle cooperative edilizie), in questa metà del campo politico, in cui geneticamente vi è una ripulsa per certi metodi, ci attardiamo invece su analisi che i cittadini non capiscono, lasciando spazi di agibilità politica insperati alla nuova maggioranza di governo cittadino”. A Molfetta, nonostante il recente passato di grande partecipazione, non si stanno verificando fenomeni di risveglio della base contro il governo di centro destra cittadino e nazionale. Non crede che questo sia dovuto al fatto che non sono state ancora completamente chiarite le cause della clamorosa sconfitta del maggio scorso? “Si, forse in parte è vero. Non siamo stati capaci di elaborare la sconfitta, di pervenire ad un'analisi condivisa, non solo del risultato elettorale, ma dei sei anni di governo che l'hanno preceduto. Pur sapendo che i punti di vista all'interno del centrosinistra sono, a volte, molto diversi, credo che vada riaperto il confronto. Ma tutto questo non può giustificare l'incapacità di mobilitazione di fronte all'emergenza democratica in cui il governo Berlusconi sta trascinando il Paese e al disvelarsi degli inganni (meno tasse, case subito) su cui Tommaso Minervini e centro-destra hanno costruito il loro successo elettorale”. Lella Salvemini
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