Piscina comunale di Molfetta, l’amministrazione Minervini aumenta i costi a carico dei cittadini. L’intervista al sindaco sulla rivista “Quindici” in edicola in questi giorni
La piscina comunale di Molfetta vandalizzata
MOLFETTA – Inspiegabilmente l’amministrazione Minervini a Molfetta fa aumentare i costi a carico della comunità cittadina per la ristrutturazione e la gestione della piscina vandalizzata, da ignoti (?) dopo la rescissione del contratto per mancato pagamento dei canoni e dei lavori di manutenzione ordinari. Lievitano sensibilmente anche quelli della concessione, sempre a carico dei cittadini.
Il sindaco Tommaso Minervini dovrà spiegarlo all’opposizione, ma anche alla città nel prossimo consiglio comunale.
Nel frattempo ha diffuso un comunicato in cui si dà notizia di questa decisione: «Stiamo curando le tante ferite aperte di questa città. Ho chiesto al presidente del Consiglio Piergiovanni di portare nella seduta del 26 la riformulazione della delibera commissariale, assunta coi poteri dei Consiglio, in quanto i dati contenuti si sono rilevati inadeguati per l’appalto di concessione della piscina comunale.
Infatti i lavori necessari al ripristino, come veniva rilevato coi sopralluoghi delle ditte, non erano affatto per 400mila euro ma come ha accertato il tecnico Coni, Profeta, ammontano a poco meno di 900mila euro. Pertanto, si è reso necessario un nuovo piano finanziario che porta la durata della concessione a 25 anni, l’abbassamento del canone annuale a 5mila euro e la necessità per il Comune di portare il contributo una tantum da 180 a 300mila euro. Si può riprendere quindi la gara sospesa e portare a sanare una delle tante ferite di questa città. Tanti usano le parole e soprattutto le polemiche, noi costruiamo fatti. Non solo la piscina tornerà a funzionare ma anche i lavoratori torneranno a lavorare, con la clausola sociale che rimane un punto fermo».
Intanto il sindaco, che pure sostiene di non voler fare polemica e riferimenti al passato, ogni volta che diffonde un comunicato, parla sempre dei danni dei suoi predecessori e delle amministrazioni comunali degli ultimi 30 anni, tacendo il fatto che di quelle amministrazioni lui è stato parte o quantomeno le ha sostenute. E questo per porsi come salvatore della patria chiamato a «sanare una delle tante ferite di questa città».
Poi afferma di «costruire i fatti», ma cosa significa questo per l’amministrazione di destracentro, aumentare i costi a carico dei cittadini? Comprendiamo la necessità di soddisfare le richieste di ben otto liste civiche, ma di questo passo si rischia di sforare i bilanci e lasciare il deficit ai successori, come ha fatto anche lui in passato, anche se Minervini nell’intervista pubblicata dalla rivista “Quindici” nel numero in edicola in questi giorni (LEGGETELA, È INTERESSANTE), afferma che è normale lasciare debiti, perché così si è sempre fatto e così fanno tutti i sindaci. Un concetto un po’ discutibile della spesa pubblica.
Ci chiediamo, a proposito della piscina comunale, se l’aumento della stima dei lavori di ristrutturazione, da 400 a 900mila euro, può essere considerata comprensibile, per il resto il sindaco dovrà spiegare alla città perché ha rivisto la delibera del Commissario straordinario Mauro Passerotti, in senso peggiorativo per i costi del Comune e quindi a carico del cittadino: aumento da 180 a 300mila euro del contributo del Comune, mentre vengono ridotti il canone annuale da 20 ad appena 5mila euro, e si porta la concessione da 10 a ben 25 anni. Quest’ultima scelta ci appare assolutamente spropositata, in quanto non permette, in caso di cattiva gestione, come è avvenuto in passato quando il concessionario non ha pagato nemmeno i canoni, come ha sostenuto l’ex sindaco Paola Natalicchio, di poter cambiare, se non con rescissione di contratti e conseguenti costosi ricorsi e quant’altro. L’altra inspiegabile riduzione della somma da 20mila a5mila euro per 25 anni è assolutamente fuori mercato, perché non viene adeguata all’inflazione.
Insomma questa concessione appare un vero regalo e un affare per chi la otterrà, perché potrà lucrare ampiamente a costi irrisori.
Sarebbe interessante anche capire cosa dice il Pd, che si considera ancora di sinistra e l’unico partito della coalizione di destracentro (ma in realtà si comporta come una delle tante liste civiche del “ciambotto) di questi aumenti a carico dei cittadini che sono un affare per il nuovo concessionario, chiunque esso sia. E’ questa la discontinuità, sono questi i costi sostenibili? Oppure a pagare è sempre Pantalone, ma così aumenta la disaffezione della gente verso i partiti e si fa strada il populismo, anche quello mascherato che governa la nostra città. E questi sono anche fatti e non parole.
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