Pino Amato (Udc): io, unico politico condannato, ritorno in consiglio dopo l'appello
Il «soldato Pino» rientra in Consiglio comunale. Abbiamo avuto la conferma dallo spesso esponente dell’Udc, che in un’intervista a Quindici ha spiegato le modalità del suo ritorno tra i banchi del consiglio dopo la condanna a 3 anni di reclusione nel maggio 2010 (condonata dall’indulto) per vari reati tra cui corruzione e concussione, l’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni e l’appello contro la sentenza di condanna da parte dell’avv. Domenico Di Terlizzi. In molti, politici e cittadini, pensarono a una “sentenza politica” all’epoca dei fatti. Nella conferenza stampa del 31 maggio 2010 Pino Amato (1.028 voti nelle amministrative 2008) aveva contestato l’accanimento politico-giudiziario contro la sua persona e dichiarato di non essersi «mai riempito le tasche con i soldi dei cittadini», ripercorrendo la vicenda dall’ottobre 2004 quando, nominato assessore al Commercio, agli Affari Generali e Risorse Umane, la magistratura autorizzò intercettazioni telefoniche e ambientali. «Sono stato condannato in un processo dove non si evincono reati da arricchimento personale, così come dichiarato anche dal PM Giuseppe Maralfa - aveva spiegato Amato - il mio unico reato è stato quello di aiutare i più deboli nell’ambito privato e non in quello pubblico». Se in appello (settembre-ottobre 2011) cadranno alcune ipotesi di reato, come la concussione, la pena sarà ridotta e decadrà la sospensione con un immediato rientro in consiglio comunale del consigliere Udc Amato. Abbiamo saputo del suo imminente rientro in Consiglio comunale, dopo la sospensione dello scorso anno. Quando la città di Molfetta e i suoi elettori potranno rivedere Pino Amato nella massima assise cittadine? «Innanzitutto, il rientro in Consiglio comunale può avvenire dopo l’appello, massimo settembre-ottobre, solo se decadono alcune ipotesi di reato che ho subìto in primo grado, in particolare la concussione, quella più grave che ha portato alla sospensione. Sospensione che non è prevista dal Codice Penale, ma dalla Legge n.267 (Testo Unico degli Enti Locali, ndr) solo per i consiglieri comunali e provinciali, e non per parlamentari e consiglieri regionali». Un rientro dopo un anno e mezzo di assenza. «Se in appello sarò assolto, tornerò in consiglio, ma avremmo perso un anno e mezzo che nessuno potrà restituire né a me né ai cittadini che mi hanno eletto. Purtroppo, la legge è questa e dobbiamo adeguarci». E nel caso in cui non ci dovessero essere le condizioni giuridiche di cui prima parlava? «Rientrerò a febbraio-marzo 2012, se non cadono prima governo e amministrazione. Infatti, per la sospensione, il processo deve concludersi entro 18 mesi, cosa impossibile perché siamo ancora al secondo grado». Dopo il suo rientro in consiglio, che Pino Amato dobbiamo aspettarci? «Un Pino Amato all’attacco, perché sono rimasto schifato dal comportamento di alcuni consiglieri che, appena entrati in consiglio, non sono rimasti coerenti con il mandato dei cittadini per questioni personali. Si sono subito “venduti” al senatore Antonio Azzollini, come la consigliera Carmela Minuto. Noi gli abbiamo espulsi dal partito e il mio ritorno in consiglio dev’essere la continuità di quello che stavano facendo, riprendendoci il ruolo di opposizione, anche se è duro fare l’opposizione in questa città». A questo punto, è possibile una candidatura alle prossime elezioni comunali? «La vedo un po’ difficile, indipendentemente dalla questione personale, perché stiamo creando un gruppo di giovani nell’Udc, con cui vogliamo dare una svolta a questa città. È chiaro che il mio progetto è più ambizioso, perché personalmente non punto più al Comune, bensì alla regione fra tre anni. Tuttavia, se nel processo fossi assolto con formula piena perché il fatto non sussiste, allora cambierebbe tutto lo scenario, con una mia possibile candidatura a sindaco. Ma è un’ipotesi molto difficile per l’accanimento che c’è stato e c’è contro la mia persona. Tutti lo sanno e tutti lo dicono, dopo quanto è successo a Molfetta, quello che mi hanno fatto è indescrivibile». L’inchiesta «Mani sulla città» sembra sgonfiarsi giorno dopo giorno e fermarsi al solo livello tecnico. Invece, nei suoi confronti, in molti hanno parlato di massacro e “sentenza politica”. È stato l’unico politico molfettese ad aver subito un’indagine, ad essere stato intercettato e condannato. «Un massacro quello che mi hanno fatto. Sono stato intercettato appena nominato assessore, ma credo che, se non mi fossi candidato e non fossi stato eletto consigliere nel 2008, le indagini non sarebbero mai partite. Però, i cittadini hanno capito che hanno voluto attaccarmi politicamente, perché io non ho mai preso soldi. Hanno capito che questa è una sentenza alla persona, perché io mi stavo preparando a scendere in campo come candidato sindaco. Dietro c’è tutto un progetto, come ho dichiarato nella conferenza stampa del 31 maggio 2010 (Quindici, giugno 201o: «Pino Amato: ecco la mia verità, macchinazione contro di me, non mi dimetto», p.15, ndr). Anzi, voglio lanciare una provocazione, una sfida a tutti i politici di Molfetta, pubblicare i redditi e i patrimoni degli ultimi 10/20 anni per capire chi si è davvero arricchito dalla politica. E, inoltre, nel momento in cui presenteremo le liste dei candidati Udc alle amministrative, pubblicheremo la fedina penale di ognuno di loro, dimostrando che su nessuno pendono processi o sentenze».