Pietro Mastropasqua: abbiamo perso anche perché non siamo riusciti a comunicare
L'intervista all'opposizione
Tra i giovani consiglieri dell’opposizione di centrodestra, ma con una consolidata esperienza alle spalle, avendo svolto già in passato questo ruolo, abbiamo intervistato Pietro Mastropasqua 32 anni, avvocato, uno degli esponenti più intelligenti, più preparati (e il consenso elettorale lo ha confermato con il maggior numero di preferenze della lista “Siamo Molfetta” del candidato sindaco sconfitto Ninnì Camporeale. Mastropasqua, inoltre, è un politico autonomo, meno rissoso e prevenuto degli esponenti di centrodestra verso “Quindici” e quindi aperto al dialogo e al confronto democratico. Qual è il motivo della sconfitta del centrodestra? Quali errori sono stati commessi? Faccia un’autocritica. «I motivi sono plurimi. Ritengo che fosse necessario avere maggiore coraggio in alcune scelte e comunicare meglio sia il programma per Molfetta sia anche le istanze di cambiamento presenti e di cui Ninni era portatore». Aver concentrato tutta la campagna sull’ex sindaco il sen. Antonio Azzollini a Molfetta non ha pagato, diversamente da quanto avviene in Italia quando scende in campo Berlusconi? «Non sono mai stato un “berlusconiano di ferro”, ma il Presidente Berlusconi è unico, nel bene e nel male. Ha una forza comunicativa ineguagliabile e un carisma straordinario. Non ci sono paragoni che tengano. Contesto che Ninni abbia puntato tutto su Azzollini, che rimane un uomo innamorato della sua terra per la quale si è speso innumerevoli volte con risultati straordinari. La Natalicchio è stata più scaltra di Ninni! Ha nascosto molto bene i “vecchi” politicanti e qualche “volpone”, concentrando tutta l’attenzione sulla sua giovane, e nuova, figura». Il candidato sindaco era adeguato? Oppure troppo debole? Ha dato l’impressione di non essere autonomo, ma troppo dipendente dal senatore? Oppure è stato bocciato perché rappresentava la continuità e non ha dimostrato di avere idee nuovo e spesso è sembrato rincorrere la Natalicchio? «Ninni sarebbe stato un ottimo sindaco, ne resto convinto, anche perché aveva maturato la giusta esperienza. È stato un candidato voluto soprattutto da chi riteneva potesse incarnare il passaggio da una generazione politica all’altra. Quanto all’autonomia ritengo che Ninni sia molto più autonomo e indipendente rispetto all’attuale sindaco legato strettamente ai notabili locali del PD e SEL. La campagna elettorale della Natalicchio, efficace ma spesso diffamatoria, lo ha dipinto ingiustamente come un candidato “fantoccio”». Non è stata forse sbagliata completamente la campagna di comunicazione? «Pur rispettando il lavoro e l’impegno di tutti, ritengo sommessamene che si poteva fare meglio. Ribadisco, il centrodestra non è stato in grado di intercettare gli umori della Città e le istanze di cambiamento». Eravate certi di vincere al primo turno, poi tutto si è capovolto. Come mai? «Eravamo fiduciosi dopo il buon risultato del primo turno. Il capovolgimento è stato una sorpresa per tutti, anche per la sinistra che difatti si trova assolutamente impreparata alle prime sfide amministrative. Alcuni motivi del ribaltamento? Uno su tutti: la forte e decisa campagna elettorale a tappeto della sinistra in molti ambienti ». Il fenomeno del voto di scambio è stato più evidente che in altre consultazioni? Come mai una campagna elettorale così violenta, come non si ricordava da anni? Colpa del senatore della sua arroganza, del suo carattere che lo porta contro tutti? «Contesto recisamente tutto quanto. La denuncia del voto di scambio è stata l’arma più affilata e subdola utilizzata della Natalicchio contro i suoi avversari. Personalmente sono ancora molto risentito, come me tanti altri, per le accuse infamanti che ci ha rivolto! Sono ferite che rimangono aperte. La sinistra è maestra nel gettare fango sugli avversari, demonizzandoli. Sulla sua ipocrisia è meglio non parlare. Anziché notare la trave nel suo occhio ha preferito enfatizzare la pagliuzza dell’avversario». Il centrodestra appare diviso dopo la sconfitta, quale strategia per il futuro? La scelta del silenzio stampa con “Quindici” non ha premiato? Ha condiviso questa decisione del vertice del Pdl? «Il Presidente Berlusconi docet: è andato da Santoro vincendo il confronto contro tutti! Certo, “Quindici” potrebbe essere più attento a ciò che avviene nell’altro schieramento, senza preclusioni aprioristiche. Ci stiamo organizzando per costruire un’opposizione seria alla amministrazione Natalicchio. Siamo fiduciosi per il futuro grazie anche alla presenza, nella nostra compagine, di una nuova e preparata classe dirigente ». A Roma si fanno le larghe intese, a Molfetta si continuerà con lo scontro dannoso per la città? «Le Istituzioni devono parlarsi per agire nell’interesse della Città. Sono altresì contrario al consociativismo: chi ha vinto amministri! Noi faremo un’opposizione dura, seria, civile e soprattutto nell’interesse della Città. La Natalicchio scenda dalle barricate, dimostri di rispettare l’avversario politico e di voler essere il sindaco di tutti». Come vede lei il centrodestra? Quando si potrà avere a Molfetta e in Italia una destra normale e veramente liberale come negli altri Paesi? «Il problema della politica, di centrodestra e centrosinistra, è che non riesce più rispondere alle esigenze dei cittadini. A un centrodestra che deve rinnovarsi corrisponde una sinistra impreparata e autoreferenziale. Molfetta e l’Italia hanno bisogno, oggi più che mai, che si ricompatti tutto quanto lo schieramento moderato. È necessario avviare un deciso rilancio dell’azione politica e un processo di “aggiornamento” della classe dirigente, senza dimenticare l’esperienza di molti».
Autore: Andrea Saverio Teofrasto