Piccinni (Fondazione don Tonino): abbandonati i valori della rivoluzione francese: libertà, uguaglianza e fratellanza
Giancarlo Piccinni, 53 anni, dirigente medico di I livello nella Divisione di Cardiologia dell’Ospedale Cardinale Panico di Tricase è il presidente della Fondazione don Tonino Bello di Alessano (Le). Abbiamo parlato con lui del vescovo di Molfetta servo di Dio e dell’istituzione che si propone di diffondere il suo pensiero e le sue opere. Dott. Piccinni quando è nata la Fondazione? «All’indomani della morte di don Tonino. Lui è stato il mio insegnante al Liceo Classico, ma lo conoscevo già prima, perché ad Alessano le nostre case sono distanti pochi metri una dall’altra. Già quando ero ragazzino avvertivo lo spessore dell’uomo, il fascino che aveva sulla gente. Fin dal primo giorno ci siamo dati come programma quello di diffondere la cultura della pace, della non violenza, e della solidarietà che sono i pilastri per costruire la città dell’uomo, che è una realtà contigua alla città di Dio». La Fondazione è un lascito ideale che ci propone il messaggio di solidarietà di don Tonino, continuando il suo cammino culturale, pastorale, pedagogico e civile, promuove ricerche scientifiche, iniziative pastorali e sociali per lo sviluppo di una cultura della pace e cura la diffusione della testimonianza, del pensiero e del suo magistero, raccoglie gli scritti e ne cura la pubblicazione. «È una realtà che va oltre la Chiesa stessa, costruire un confronto anche con il mondo laico e ateo nella consapevolezza che non possiede la verità, ma non siamo posseduti dalla verità, che va ricercata ogni giorno». Chi viene alla Fondazione? «Accogliamo tantissima gente che viene dalla Puglia, dall’Italia e anche oltre. Generazioni che hanno conosciuto don Tonino e nuove generazioni che hanno letto i suoi scritti e vogliono incontrare i testimoni che hanno avuto la fortuna di conoscerlo. Poi c’è la Scuola di pace per creare momenti di formazione del Salento e del Brindisino. Attraverso la conoscenza di don Tonino si fa anche la conoscenza del Concilio. Se riusciamo ad avvicinarsi a don Tonino possiamo costruire e a testimoniare il Vangelo. Al mondo non manchi il Vangelo, diceva don Tonino e al Vangelo non manchi il mondo, occorre storicizzare la parabola del buon samaritano, il nuovo popolo. Questa capacità di uno sguardo ampio e globale di Don Tonino non precludeva alla possibilità di guardare al locale. “Se vuoi interessanti al mondo, guarda il tuo villaggio”, ripeteva e aveva un respiro ampio e una sensibilità con la quale riusciva ad avvicinarsi a tutte le problematiche ». Vede delle somiglianze fra don Tonino e Papa Francesco? «Il nuovo Papa Francesco già al secondo giorno mostrò di preferire il linguaggio del potere dei segni, testimoniare il Vangelo attraverso uno stile povero. Ad esempio ha scelto normali e non le costose scarpe rosse dei Pontefici. Anche nell’incontro con il Corpo diplomatico ha dato l’idea di un pastore che profuma di popolo, che è vicino alle problematiche della gente povera che ha difficoltà a vivere». Don Tonino è stato sicuramente un profeta. «Ha sviluppato con la sua profezia pace e giustizia l’idea di vivere in armonia con il nostro ambiente e la terra. La green economy di oggi lui l’aveva già auspicata già nel ’92 intravedendone i segni nel mondo. Siamo figli della rivoluzione francese, ma abbiamo tradito quei valori quando li abbiamo scissi con il liberismo economico che ci ha distrutto. Libertà, uguaglianza e fraternità. In questo mondo si va avanti solo attraverso la fraternità, basti pensare alla presenza degli anziani che aiutano i giovani, le situazioni disperate. La soluzione della fraternità deve essere il nuovo motore a cui ispirarci. Non possiamo pensare a un ritorno al passato al clima edonistico, guardando avanti a un atteggiamento nuovo, un nuovo motore sociale».
Autore: Felice de Sanctis