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Piazza Paradiso, quel cuore antico ormai silenzioso
15 maggio 2021

Passeggiando in un pomeriggio estivo mi soffermo in piazza Paradiso dal “cuore antico”, ormai silenziosa e deserta. Un angolo di pace, un’oasi di serenità rispetto a quella fragorosa e convulsa di un tempo. Com’è cambiata nella fuga affannosa degli anni. Sono scomparsi gli assembramenti dei contadini che alle prime ore dell’alba aspettavano i datori di lavoro e alla sera trascorrevano le ore chiacchierando. Non risuonano più le voci animate dei venditori del mercato ortofrutticolo insieme al rumoreggiare del viavai di uomini e mezzi che affollavano e allietavano la piazza; e le frotte dei ragazzi che nelle pause giocavano a palla, mentre io nella ingenua curiosità di fanciullo mi attardavo ad osservarli dalla finestra. Un panorama di indelebili ricordi di un’età lontana negli anni ritorna in questo breve tempo sotto gli occhi e in fondo al mio cuore. Rivedo la fontana che al lato della piazza distribuiva l’acqua alle famiglie prive di acquedotto autonomo. Accadeva che tutti i giorni quella fontana era circondata da gruppi di uomini, donne e bambini. Quanti tafferugli, sgomitate fra i contendenti che spesso sfociavano in accesi litigi, perché alcuni, per sopraffazione volevano scavalcare la propria posizione con quella più favorevole e, a volte, la foga tra gli addetti a prelevare l’acqua era tale che rompeva i contenitori di argilla, facendo cadere i relativi cocci; per cui alcuni tornavano alle proprie case senz’acqua e per giunta con i cocci. Vedo la casa a me tanto cara, che accolse il mio primo vagire e tutto l’arco vitale dall’infanzia alla gioventù. Quante rimembranze desiderose di scendere in campo si affacciano limpide nella mia mente: ogni tratto, ogni momento di quel periodo particolare. Riaffiorano i momenti tristi dell’infanzia durante la seconda guerra mondiale quando al suono dell’allarme per ripararci dalle incursioni aeree i genitori in tutta fretta, ci conducevano in qualche vicino sottano o nei campi. Nel 1943 infatti per alcuni mesi andammo a vivere in una casetta di campagna vicino alle città, dove per parecchi giorni si fermarono nei pressi della nostra casetta due pullman di militari tedeschi. Alla sera, mentre guardavo incantato il cielo stellato, ascoltavo un dolce canto (Lili Marlen) intonato dai soldati, che mitigava gli orrori della guerra. Ricordo ancora quel pane duro che rosicchiavo con i miei denti da latte, per la mancanza del pane di giornata. Le ansie di tutte quelle notti dei giorni estivi, quando fanciullo, libero dagli impegni scolastici aspettavo l’alba per recarmi nei campi con mio zio sul calesse trainato dal cavallo che spesso con grande gioia guidavo con la sua sorveglianza per le strade polverose della nostra campagna. Le stanze fredde delle serate invernali quando ci si riscaldava intorno alla brace e tra un racconto e l’altro si creava un’atmosfera di fiaba. Ho rivisto il viso di nostra madre che stanca e sofferente guidava la nostra fanciullezza con parole dense di tenerezza e di amore. La figura di mia sorella Rosetta che dopo la scomparsa di nostra madre con spirito di sacrificio sbrigava le faccende domestiche e seguiva noi costruendo il suo ed il nostro futuro. Pur nella sua riservata timidezza quanta dolcezza, quanto amore emanava la sua persona sempre pronta ad esaudire i nostri desideri senza mai stizzirsi e stancarsi, mai insofferente sempre disponibile. Durante le festività preparava dei gustosi dolcetti di mandorle e un piacevole profumo di marmellata si diffondeva nella casa quando la frutta era abbondante. La figura di mia sorella Liliana che dopo la morte di nostro padre conduceva con perizia l’attività commerciale già esistente nella stessa piazza. Preso da tutti questi indimenticabili ricordi indugio e mi fermo a contemplare la piazza. Ancora oggi, da quell’angolo di mondo spento si diffondono le emozioni della lontana infanzia e adolescenza; lo spirito si ricrea e tornano limpidi gli avvenimenti del lontano passato...le voci, gli odori, i volti di allora. Una luce risplende sull’antica piazza, che come uno scrigno prezioso, conserva i tesori di vita, di amore, di speranze. Una goccia di rugiada brilla negli occhi.

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