Nell’agosto scorso, la Regione Puglia, con l’adozione del Piano Paesaggistico Territoriale Regionale, ha adeguato la pianificazione territoriale regionale già vigente (PUTT/p del 15/12/2000) alla Convenzione Europea del Paesaggio (Firenze 2000) e al Codice dei Beni Culturali (D.L. 42/2004. La Convenzione riconosce giuridicamente il paesaggio come componente essenziale del contesto di vita delle popolazioni, espressione della diversità del loro comune patrimonio culturale e naturale e fondamento della loro identità. Il Codice affida alle regioni il compito di redigere i piani paesaggistici urbanisticoterritoriali, con specifica considerazione dei valori paesaggistici concernenti l’intero territorio regionale, e definisce le trasformazioni compatibili con i valori paesaggistici, le azioni di recupero e riqualificazione degli immobili e delle aree sottoposti a tutela, nonché gli interventi di valorizzazione del paesaggio, anche in relazione alle prospettive di sviluppo sostenibile. La lunga gestazione del Piano è stata necessaria per più fini: completare il quadro delle conoscenze che è contenuto nell’Atlante del Patrimonio; definire gli ambiti omogenei d’intervento; individuare gli scenari strategici di valorizzazione e sviluppo; completare la definizione del sistema delle tutele. Il risultato finale di questo grande lavoro collettivo, del gruppo di progettazione e delle comunità territoriali, coinvolte più volte attraverso le conferenze d’area, è uno strumento urbanistico- territoriale, moderno e dinamico, sovraordinato ma funzionante con un meccanismo di gestione co-pianificata che coinvolge direttamente le comunità. Contiene inoltre, una nuova visione strategica del territorio, inteso integralmente come patrimonio paesaggistico, sia nelle espressioni naturali che in quelle maggiormente antropizzate, e ancora sia nei contesti di tutela che in quelli bisognosi di interventi di riqualificazione o di rigenerazione. Il LUP, Laboratorio di Urbanistica Partecipata, struttura dell’associazione molfettese di cittadinanza attiva denominata “Comitando, la strada della partecipazione continua”, ritiene che il PPTR/Piano Paesaggistico Territoriale Regionale della Puglia sia strumento fondamentale ed efficace per paesi e città che, come Molfetta, intendono promuovere la “produzione sociale” di paesaggio, e intendono farlo con il concorso di tutti i soggetti economici, sociali, imprenditoriali, professionali, culturali e amministrativi che vi operano. Il Piano si presenta come una grande opportunità per Molfetta, perché non solo salvaguarda e tutela i valori culturali e paesaggistici del territorio, ma con la sua dimensione strategica apre anche enormi e diffuse possibilità di nuova economia e di crescita di occasioni di lavoro, investimenti e iniziative imprenditoriali. La cittadinanza intera, attraverso le sue componenti più attive, è chiamata a promuovere la produzione sociale di paesaggio, occupandosi del territorio comunale nella sua interezza e in tutte le sue parti, anche quelle meno fortunate, com’è esplicito nei presupposti stessi del PPTR. Nella fase successiva di adeguamento - degli strumenti urbanistici comunali e dei relativi piani attuativi ed esecutivi - al PPTR, la città ha la responsabilità di approfondire, su base locale, il sistema delle conoscenze, delineando la programmazione della salvaguardia paesaggistica e concretizzando le scelte di valorizzazione del patrimonio comunale. Ancora più coinvolgente, ed in sintonia con il PPTR, è il ricorso ad una nuova pianificazione del territorio, in quanto le politiche di gen e r a z i o n e dei vecchi strumenti urbanistici (PRGC, piano regolatore generale comunale) partivano da ipotesi di costante sviluppo economico e demografico, risultate poi non reali, e rispetto a cui sarebbe necessario un ripensamento. In questa prospettiva, con l’elaborazione del PUG, Piano Urbanistico Generale, preceduto da un DPP, Documento Preliminare Programmatico, già adeguato al PPTR, si renderebbe più efficace e rapida qualsiasi azione di intervento sul territorio. Il PPTR di Puglia si struttura in “ambiti territoriali omogenei”, diversificando in modo puntuale tutte le azioni rispetto ai contesti osservati: luoghi storico-ambientali da tutelare; paesaggi agricoli da elevare ad elementi strutturanti il territorio; territori da riqualificare o rigenerare (periferie delle città contemporanee, zone produttive). Le schede d’ambito definiscono poi le regole per la riproducibilità del paesaggio, e insieme le azioni per la riconversione paesaggistica. Oggi occorre promuovere una fase di rilettura locale del PPTR, un approfondimento che serva ad indicare un possibile percorso di coerenza nelle azioni territoriali, nelle priorità e nelle idee fondanti che siano l’ossatura degli scenari strategici; un tentativo di comprendere come e cosa fare per promuovere le scelte fondative del piano paesaggistico a livello locale. È fondamentale considerare che nel futuro della città di Molfetta e dei suoi cittadini devono prima di tutto permanere le unità di paesaggio che sono riconoscibili dal punto di vista naturalistico e dell’identità ambientale nonchè gli elementi di lunga durata riconoscibili da un punto di vista storico, archeologico e insediativo, che vanno adeguatamente tutelati e salvaguardati, e soprattutto valorizzati: non più solo vincoli ma norme d’uso e di trasformazione. Ci sono aree e parti del territorio molfettese che, pur compromesse da trasformazioni aggressive nei confronti del paesaggio, possono essere recuperate, e riqualificate con strategie di riconversione paesaggistica e mitigazione ecologica (lame, coste, periferie). Ci sono inoltre contesti paesaggistici nascosti o soltanto trascurati che possono essere ripristinati, rivalutati, rigenerati (torri, casali, ecc.); e finanche le più profonde “ferite” inferte al territorio possono essere risanate e restituite sotto forma di nuovi paesaggi (grande porto, zone produttive). Queste categorie di intervento specifico e differenziato, pensate su alcuni luoghi chiave del territorio, danno valore e significato al PPTR. Occorre invece tener lontane, perché contrarie all’interesse comune, quelle pressioni, in atto in città, rivolte a ridurre gli ambiti paesaggistici comunali da tutelare e a non incrementare il catalogo di beni storici. Per evitare tali esiti occorre definire un percorso pubblico, concertato tra i diversi attori, che miri alla valorizzazione paesaggistica in un quadro strategico per il nostro territorio. Occorre impedire visioni miopi, legate a singoli o parziali interessi, che vorrebbero far salve tutte le previsioni possibili e immaginabili del PRGC vigente, mantenendo il sovradimensionamento delle espansioni rispetto alle reali esigenze. Pensare quindi al futuro della città con prospettive chiare, in cui dati oggettivi, come la decrescita demografica e la stima del fabbisogno di case rispetto al calcolo dei vani esistenti, possano incidere sulla tempistica esecutiva e sulla quantificazione dei piani particolareggiati e di comparto programmati e non ancora realizzati, privilegiando gli interventi di riqualificazione energetica e di rigenerazione del patrimonio edilizio esistente e la rigenerazione dei contesti di margine urbano. Alcune azioni proponibili all’interno del nostro territorio e compatibili con i propositi di fermare il consumo di suolo, l’edificazione selvaggia e l’occupazione delle coste, riguardano la promozione della mobilità lenta, la definizione dei margini urbani, l’integrazione delle periferie con la campagna, l’apposizione di limiti e di regole all’edificazione negli ambiti rurali. Ci sarebbe ancora da approfondire come questo Piano accolga i vincoli di legge, ovvero chiedersi se, nella lettura locale del territorio, sia ancora sufficiente individuare un vincolo lineare e indifferenziato della costa per rispettare la legge 142/84, o non sarebbe necessario adeguare il vincolo e, come dice il piano, “vestire il vincolo contestualizzandolo, per eccesso o per difetto, alla lettura dei luoghi”. Si possono fare, per Molfetta, alcuni esempi per categorie di intervento e individuare possibili azioni: le lame, la costa, il porto, la città in completamento, i margini urbani, le periferie, la campagna produttiva, la campagna urbanizzata, il Pulo, le cave, le torri dell’agro e della costa, il cenobio, i casali, la zona produttiva. Il PPTR riconosce nelle lame pugliesi un “sistema di grande rilevanza paesaggistica”, distinguendo il regime di tutela ex-lege (acque pubbliche, ad es. lama Marcinase) e ulteriori contesti (lama dell’Aglio, lama Cupa-Martina, lama Scorbeto), ma non riconoscendo nel nostro territorio l’intero sistema idrografico, pur reso evidente, nella sua fragilità, dalla cartografia del PAI, il Piano dell’Assetto Idrogeologico (lame dell’Aglio, Savorelli, Marcinase, Scorbeto, Sedelle, Cupa-Martina, Cascione e Reddito), redatto dall’Autorità di Bacino. Un altro esempio è la zona degli orti costieri, lungo la costa Molfetta- Bisceglie, riconosciuta come territorio agricolo relittuale del paesaggio agricolo costiero, che si estende per una profondità nettamente superiore a quella del vincolo Galasso. Gli orti costieri vanno tutelati e valorizzati, adottando ed estendendo il vincolo in situazioni locali di evidente coerenza. Qui il PPTR segnala ed auspica “progetti per la valorizzazione degli orti storici irrigui presenti nei tratti di costa extra-urbani tra Molfetta e Bisceglie”. Ma sono anche necessarie “azioni finalizzate a contrastare ulteriori tentativi di saturazione dei tratti costieri inedificati” ancora esistenti tra Molfetta e Giovinazzo. Considerata la presenza di importanti manufatti, è da valutare e promuovere l’inserimento della costa molfettese nei “progetti di salvaguardia del sistema costiero di torri di difesa e di fari storici”. Altro caso è quello del lungo-costa urbano che presenta una notevole eterogeneità di situazioni: aree residuali, capannoni storici da riqualificare, quartieri di edilizia pubblica, edilizia storica e monumentale. Tale complessità richiede una strategia articolata di valorizzazione del water front tra il nuovo e il vecchio porto che risponda progettualmente al tema della salvaguardia dei paesaggi costieri, come il PPTR auspica. In questo contesto rientra la salvaguardia dei paesaggi degli antichi mestieri, rappresentati ad esempio dall’area degli antichi cantieri navali, che possono essere recuperati con un’attenta interpretazione del PPTR, riportando a nuova vita uno scenario insostituibile, progettualmente legato ad un percorso urbano di mobilità lenta che si basa sul confronto diretto tra lo specchio d’acqua del porto e il tessuto storico limitrofo. Nell’ambito della città costruita, un’indicazione specifica del PPTR è quella di sviluppare le “azioni atte a mantenere e riqualificare gli spazi aperti periurbani e gli spazi aperti interclusi, per elevare la qualità abitativa delle urbanizzazioni periferiche, valorizzando il rapporto di scambio produttivo, alimentare, ricreativo, igienico, fruitivo tra città e campagna a diversi livelli territoriali”. Uno degli obiettivi strategici del piano è il “Patto Citta-Campagna”: l’intero territorio di Molfetta è compreso nel “Parco Agricolo Multifunzionale di Valorizzazione delle Torri e dei Casali del Nord Barese”. Considerando la presenza nel nostro territorio di produzioni agricole di pregio già DOP, azione precisa delle amministrazioni dovrà essere quella di utilizzare tale inserimento per coordinare “azioni di promozione e tutela dell’olivicoltura di qualità, con il ricorso a tecniche di produzione agricola biologica ed integrata”. Per dare maggiore valore a questo contesto sono da segnalare le “Azioni di tutela, restauro e valorizzazione del patrimonio di edilizia rurale e del sistema di masserie, pagliai, neviere, cisterne, casali, torri, muri a secco, testimoni delle relazioni tra città e campagna e della pluralità delle forme dell’insediamento extra-urbano. Inoltre, l’inserimento di un’ampia fascia del territorio molfettese nei CTS (Contesti Topografici Stratificati), in particolare l’area denominata “Pulo - Santa Maria di Sovereto”, crea le condizioni per attivare progetti di restauro conservativo dei manufatti storici e di tutela di spazi aperti agricoli”. La valorizzazione del paesaggio agricolo prevista nei progetti strategici del PPTR è attuata attraverso “azioni finalizzate a limitare il consumo di suolo agricolo per finalità residenziali, industriali e commerciali”. Pertanto, nelle aree industriali, della grande distribuzione commerciale e dei divertimenti (area ASI), artigianali (aree PIP 1, PIP 2), occorre promuovere “azioni finalizzate a riqualificare le aree produttive e commerciali considerando “la componente paesistica come requisito fondamentale per un progetto di riqualificazione complessiva” e convertendole in APPEA (Aree produttive paesaggisticamente ed ecologicamente attrezzate), secondo criteri riportati nelle linee guida del piano. Il PPTR utilizza infine lo strumento dell’Osservatorio Regionale del Paesaggio per monitorare il territorio e consentire ai singoli abitanti o alle loro associazioni di valutare la qualità paesaggistica dei propri ambienti di vita, o di segnalarne il degrado. Noi riteniamo necessario istituire anche un “osservatorio locale del paesaggio” che costituisca un punto di riferimento per la lettura del territorio, e promuova il dibattito e la circolazione delle idee in merito alla pianificazione attuativa della nostra città, utilizzando poi i canali istituzionali di discussione come “Agenda 21”. Per il LUP.
Autore: Anna Maria Gagliardi Vito Copertino Nicola Fortunato Poli