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Perché ridare la Puglia nelle mani di Fitto?
15 settembre 2020

Potremo definire queste regionali di settembre 2020 “un film già visto” con una destra che si ripropone alla guida di una regione che negli ultimi 15 anni è cambiata, per fortuna in meglio, nonostante tutto. Le proposte della destra per gli elettori sono tutte incentrate al ritorno “al passato” in salsa leghista o, peggio, alla caricatura della politica che cambia fronte non per diversità sulle scelte politiche ma per convenienza. Ma vediamoli questi personaggi della destra in Regione. IL CANDIDATO PRESIDENTE RAFFAELE FITTO, UNA VECCHIA CONOSCENZA! Un post recente su facebook di un osservatore politico terlizzese, pubblicato all’indomani della accettazione della candidatura di Fitto per le Regionali 2020 (avvenuta a Terlizzi), ci aiuta a ricordare l’epilogo del quinquennio di Fitto alla presidenza della Regione Puglia: Fitto, colui che nel 2002, sempre da governatore, ha “terremotato” la sanità locale, penalizzando irrimediabilmente le sorti della città in cui vivo sia in termini di assistenza ospedaliera, sia in quanto a benessere, vivibilità, occupazione, prestigio…. Che ha trasferito d’imperio, dall’Ospedale Civile di Terlizzi a quello di Corato, non il reparto di Ostetricia, come affermi (si rivolge al Sindaco Gemmato)..., ma l’intero polo materno- infantile (vale a dire Ostetricia, Ginecologia, Neonatologia e Pediatria). I qualificati operatori del polo, provvedevano all’assistenza natale, neonatale e postnatale di ben 2.000 persone l’anno. Ma perché trasferire da Terlizzi a Corato, e non da Terlizzi a Molfetta, località più vicina? Per permettere al Presidente Fitto di fare un’”operazione di potere”, in grado di procurare vantaggio al sindaco coratino suo “consanguineo”, volgarmente chiamato “Topolino”, forse perché minuto e piccolo come te, da promuovere al Senato della Repubblica, com’è stato. Un candidato presidente che non ha un preciso programma elettorale (non c’è traccia sul web e non si sa cosa vorrebbe farne della Puglia) e che a distanza di 18 anni dalla fine del suo vecchio incarico di Presidente, in questa elezione è appoggiato dai Leghisti ai quali vorrebbe consegnare anche la nostra Puglia. ANTONIO AZZOLLINI, L’EX SINDACO ED EX SENATORE, SI RICANDIDA MA QUESTA VOLTA ALLA REGIONE Sicuramente, oltre a riaffacciarsi per le prossime comunali rimarcando un territorio a destra che era tutto suo, vuole completare l’opera incompiuta del Nuovo Porto, il più grosso disastro ambientale che la città abbia sul proprio territorio. Infatti, pur felicemente scagionato nel dicembre 2019 da accuse su possibili reati legati all’appalto del 2007 sui lavori per la diga foranea e per il nuovo porto commerciale, alla città lascia in eredità un’opera incompiuta, i cui costi nel corso degli anni lievitarono da 72 a 147 milioni di euro, e che per ora e per chissà quanti altri anni resterà ferma in quanto la metà degli ordigni bellici censiti nel fondo del porto, dovranno essere ancora bonificati, oltre a non essere stata ancora definito un obiettivo chiaro sul suo utilizzo. Infine, anche la “cassa di colmata” che affianca e abbellisce il Viale dei Crociati, non può essere toccata in quanto forse dovrebbero esservi stati depositati parte degli ordigni bellici prelevati dal mare. SAVERIO TAMMACCO E LE CAPRIOLE ELETTORALI Fino a qualche mese fa, da palazzo Giovene ci aveva abituati a foto, dichiarazioni e manifesti sulla solida alleanza della amministrazione comunale Minervini con il Governatore Emiliano. Un patto che prende corpo nel 2016, anno in cui una parte dell’allora maggioranza di sinistra immolò in vittima sacrificale l’allora Sindaca Paola Natalicchio; poi il patto si consolidò con il grande “ciambotto” elettorale di sinistra-centro-destra a guida di Tommaso Minervini, quest’ultimo poco prima esponente di uno dei più attivi partiti del centro sinistra pugliese ma, evidentemente, non sufficientemente valorizzato per le sue doti di amministratore. E fu così che parti consistenti del centro-destra locale, capitanati da Saverio Tammacco, Mariano Caputo e Pasquale Mancini, tutti cresciuti alla scuola di Antonio Azzollini, assieme a una improvvisa moltiplicazione di liste civiche, formarono con il Pd locale una inedita quanto assortita Armata finalizzata alla vittoria e al potere a tutti i costi. Una maggioranza bulgara con un’unica missione: fare la prima “Città cantiere Eterno” ovvero la negazione di una Città “Smart”. Dal 2017, per tre anni, la nostra città ha usufruito di una posizione di privilegio con Emiliano nelle varie richieste di finanziamento indirizzate alla Regione Puglia e ha ottenuto trattamenti di favore per la conclusione di iter fondamentali sul Piano della Costa, sugli interventi alla costa a Ponente, per il ripristino del Depuratore di secondo livello (di affinamento delle acque per l’irrigazione), per migliorare lo stato di Torre Calderina, etc. etc. Poi, a rafforzare questo punto di forza, il sistema produttivo locale ha goduto della nomina, sempre originata dal governatore Emiliano, di Saverio Tammacco a consigliere di Puglia Sviluppo, agenzia regionale di erogazione di finanziamenti alle imprese. Il quadro, da questa nomina di giugno 2017, si era definito tutto al fianco di Emiliano. Infine siamo alla storia di questi giorni: la capriola elettorale di Saverio Tammacco che passa dall’appoggio a Emiliano alla candidatura con Fitto. Un’operazione che viene rafforzata da una dichiarazione da politica “Smart”: “ci tengo comunque a precisare che non ci sia stata alcuna rottura a livello istituzionale”. Una frase che dà la percezione del progetto politico locale che ormai si manifesta in tutta la sua diavoleria: pur con Fitto alla regione, restiamo fedeli al sindaco Minervini che è stato il riferimento di Emiliano a Molfetta sino a un mese fa. E questo progetto diabolico si trascina dietro anche il PD molfettese, o quello che ne rimane in quanto il partito è oggi commissariato e senza linea politica. La Regione Puglia e Molfetta per i prossimi cinque anni meritano di più e di meglio!! © Riproduzione riservata

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