Per la prima volta a Molfetta in scena Enoch Arden di Richard G. Strauss
Ancora uno splendido spettacolo promosso dalla Fondazione "Vincenzo Maria Valente"
Da sinistra: Sara Allegretta, Piero Rotolo, Maurizio Pellegreni, Annalisa Nanna, Marcello Carabellese
MOLFETTA – Impossibile non lasciarsi coinvolgere dalle vicende e dai sentimenti di Enoch Arden, portati in scena da Maurizio Pellegrini, accompagnato al pianoforte da Piero Rotolo nella performance promossa dalla Fondazione “Vincenzo Maria Valente” di Molfetta, nell’ambito della rassegna “Teatro& Musica”.
Enoch Arden è un melologo (combinazione di un monologo su partitura musicale, una composizione costruita su una narrazione) di Richard G. Strauss su un testo di Alfred Tennyson, racconto che, sin dalla sua prima pubblicazione, aveva registrato un enorme successo di pubblico.
Come ha sottolineato il direttore artistico della Fondazione, Sara Allegretta, si tratta una composizione che, nella storia della musica, ha avuto sorti alterne. Il primo a scriverne è stato Rousseau con “Il pigmalione”, poi Beethoven, Schubert, Schuman e Listz. Dopo una fase di oblio riappare proprio con Strauss nel 1897 e, a differenza dei melologhi precedenti, ha una durata maggiore (circa un’ora).
Il talentuoso pianista Piero Rotolo, che ha magistralmente sottolineato con la musica i momenti più toccanti e decisivi della narrazione, ha introdotto la performance fornendo interessanti elementi tecnici, come la presenza di sette leitmotiv, intesi come temi fondamentali associati a ciascun personaggio, a particolari sentimenti o situazioni (operazione che si ritrova anche nelle opere di Wagner – n.d.r.).
Una interpretazione intensa, commossa e commovente, quella di Maurizio Pellegrini, che ha narrato con grande pathos il dramma del marinaio e del suo grande amore per la bellissima Annie Lee.
Strauss, infatti, riprende il dramma di Tennyson e lo rielabora in due tempi: una prima parte in cui si seguono le vicende dei tre protagonisti (Enoch, Philip e Annie Lee), dai loro giochi d’infanzia alle prime rivalità tra i due giovani innamorati della fanciulla. Annie Lee sceglie il baldanzoso Enoch e gli dà tre figli mentre Philip, soffrendo, si rassegna. Ma il destino è in agguato: incidenti, fallimenti, malattia colpiranno i due sposi. Enoch, per il bene della famiglia, parte per un lungo e pericoloso viaggio. Intanto il più piccolo dei figli muore e le difficoltà finanziarie di Annie saranno sempre maggiori. In suo aiuto corre Philip che, dopo oltre undici anni dalla partenza di Enoch che, ormai, tutti danno per morto, sposa Annie Lee.
La seconda parte del racconto vede Enoch imbarcato sul “Buona Fortuna” giungere in Cina e concludere buoni affari. Durante il viaggio di ritorno il veliero naufraga ed Enoch rimane su un’isola deserta fino quando non viene salvato da una nave di passaggio.
Tornato al suo villaggio di pescatori, ormai trasformato, “piegato” dal suo Dio, come egli stesso afferma, non viene riconosciuto. Viene ospitato dalla proprietaria di una taverna e scopre che Philip ha sposato Annie, dalla quale ha avuto un figlio.
Enoch, disperato, non vuole distruggere la serenità raggiunta dalla sua famiglia e, in un ultimo, grande sacrificio d’amore – degno degli eroi solitari di Goethe, Foscolo o Alfieri – rivela la sua identità solo in punto in morte alla proprietaria della taverna.
Una storia dolorosa che, grazie all’interpretazione dei due artisti in scena, è riuscita a toccare tutte le corde delle emozioni.
Una autentica novità per Molfetta (essendo stata rappresentata per la prima volta nella nostra città) e ancora una volta un’ottima e coraggiosa scelta da parte della Fondazione Valente che, nei prossimi giorni, presenterà la programmazione 2023.
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Autore: Isabella de Pinto