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Pd, sconfessato il commissario provinciale. La decisione sulle “tessere fantasma” passa alla commissione regionale
18 marzo 2017

MOLFETTA – Sconfessato dalla commissione di garanzia il commissario della sezione Pd di Molfetta, Giampiero De Nicolò (quello con l’accento), uomo del segretario provinciale Ubaldo Pagano e quindi supporter di Piero de Nicolo (senza accento). Il commissario aveva sostenuto che le “tessera fantasma” erano regolari e che sarebbero state ratificate dopo il pagamento del relativo importo. Per cui, a suo parere, le tessere complessive erano 320.

E’ stata, invece, la commissione provinciale del tesseramento a smentirlo, chiudendo l’ennesima riunione sull’argomento, con un verdetto di parità: 5 contro 5. In pratica, ora restano iscritti solo quelli inseriti dall’attuale segretario dimissionario Antonio Di Gioia e non quelli inseriti dall’ex segretario Ne Nicolo (senza accento).
La decisione ora passa alla commissione regionale. Già qualche giorno fa il segretario regionale Marco Lacarra nel respingere le voci di irregolarità nel tesseramento in Puglia, aveva riconosciuto che l’unico caso in dubbio era quello che riguardava 300 tessere (quelle di Molfetta, ndr). Questo fa supporre che le tessere di De Nicolo potrebbero essere annullate.

Allo stato attuale, quindi, le uniche tessere regolari sono quelle inserite legittimamente da Di Gioia nel sistema del Pd. Questo vuol dire che l’unica assemblea legittimata a decidere candidature e a partecipare agli incontri con altre coalizioni, è quella dei 97 iscritti che hanno firmato la mozione contro il commissario provinciale De Nicolò (quello con l’accento). Pertanto l’incontro del gruppo degli amici di De Nicolo (senza accento) con le liste civiche di centrodestra, il “ciambotto” (copyright di Quindici) di Saverio Tammacco e Tommaso Minervini è assolutamente nullo. Ma a Minervini non interessa, lui fa accordi anche col diavolo pur di riuscire a diventare sindaco, gettando alle ortiche regole ed etica politica, tant’è che non ha esitato opportunisticamente a cambiare giacchetta, come già avvenuto in passato. Del resto le liste civiche di destra-centro hanno bisogno di legittimare la loro coalizione ciambottista con un partito istituzionale. E il Pd farebbe proprio al caso loro.

La “pezza a colore”, come si dice dalle nostre parti, che lo stesso Tommaso ha cercato di mettere al brodo politico, ieri sera a un incontro pubblico parlando di superamento dei partiti e della storia politica dei partecipanti al ciambotto, non regge. Anche perché tutti ricordano dove stava Tommaso prima di buttarsi nella frittura mista di incoerenti ex consiglieri comunali di centrodestra che avevano rinnegato perfino il loro leader, l’ex sindaco sen. Antonio Azzollini (che credibilità possono avere e offrire costoro alla città?, ndr).

Tra l’altro lo stesso Minervini appare poco propenso ad accettare le primarie (e di mettere a rischio una candidatura già ottenuta) come gli viene proposto in caso di alleanza col Pd. Per ora preferisce incassare anche il consenso delle ultime due liste civiche, di scarso peso (ma anche il voto di cugini e parenti fa numero e tutto fa brodo nel ciambotto), come quelle di Molfetta per la Puglia il sito-partito di Mimmo Spadavecchia e Officine di Pasquale Mancini, il quale dopo aver fatto un po’ di melina a centrocampo, ora non nasconde l’ipotesi di rinunciare alla propria candidatura per appoggiare quella di Tommaso. La marcia di avvicinamento è conclusa.

La spina nel fianco del “ciambotto” sulla strada dell’accordo col Pd, resta quella delle Primarie, di fronte alla quale anche Nicola Piergiovanni, che è stato il primo ad esprimersi in tal senso, dovrebbe ora pronunciarsi, visto che è disponibile all’accordo con i “ciambottisti”. Roberto Lagrasta, invece, è già fuorigioco, perché De Nicolo (quello senza accento) lo farebbe rinunciare, essendo solo un candidato di bandiera, utile per le sue strategie politiche, necessarie a portare il Pd nel ciambotto.

Insomma, la confusione sotto il cielo è ancora tanta, se si pensa che - come ha scritto il direttore di “Quindici”, Felice de Sanctis, nel suo editoriale politico sulla rivista mensile arrivata ieri nelle edicole -, esiste anche il giallo di 40 tessere che non sarebbero attribuibili né ad Antonio Di Gioia, né a Piero de Nicolo (il quale, in caso di annullamento del suo tesseramento, risulterebbe anch’egli non iscritto). E su questo giallo dovrà esprimersi anche la commissione tesseramento regionale del Pd. Insomma, l’ex segretario De Nicolo appare ora in difficoltà, perché ha visto naufragare il tentativo di far regolarizzare le sue tessere e i suoi iscritti, mentre risultano legittimi e quindi abilitati a decidere quelli che compongono l’assemblea degli iscritti, i renziani di Di Gioia. Emiliano dovrà aspettare ancora per conteggiare a suo favore le tessere di Molfetta. La battaglia per la conquista della segreteria nazionale del Pd passa anche da Molfetta.

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