MOLFETTA - «Questo è quello che stiamo costruendo per il futuro delle nuove generazioni», recita così lo slogan del manifesto con cui l’amministrazione Azzollini si compiace e si vanta dell’andamento dei lavori per la costruzione del nuovo porto commerciale. Operazione autopromozionale, piuttosto demagogica e propagandistica. Ne è convinto il Partito Democratico che nella conferenza sul porto «Sulle spalle dei nostri figli», tenutasi alla Sala Turtur, ha cercato di smascherare l’operato dell’amministrazione e di tratteggiare i contorni poco chiari di un progetto rivelatosi fallimentare.
«Vogliamo capire che vocazione può avere questo porto, far luce sulla gestione poco chiara e sugli errori grossolani commessi, che hanno prodotto dei danni che ammontano a svariati milioni di euro», l’introduzione di Giovanni Abbattista, segretario Pd.
Primi dubbi, l’assegnazione dei lavori. «Abbiamo contestato la scelta di richiedere come condizione di partecipazione alla gara la disponibilità di una draga con conseguente contrazione della concorrenza data la presenza di sole tre draghe nel mondo - ha continuato Abbattista - l’unica impresa che si è trovata nella condizione di partecipare, sapendo di essere in regime di monopolio, non ha fatto un’offerta al ribasso in linea con quelle che sono le gare comuni, che si aggiudicano con un ribasso del 25%, ma si è giudicata la gara con un offerta al ribasso del 10% e questo ha comportato 9 milioni di euro in più che la collettività dovrà sobbarcarsi».
Di questa assegnazione se ne è occupata anche l’Autorità di Vigilanza sui Contratti Pubblici, invitando l’amministrazione Azzollini a revocare quella previsione di gara per consentire un allargamento della competizione e per far ottenere l’opera alle condizioni più favorevoli. Inviato mai accolto, anzi con l’inizio dei lavori le criticità sono aumentate.
La fretta del 2008. Secondo Abbattista, il 13 febbraio 2008 (dimissioni del sindaco senatore Pdl Antonio Azzollini) è il giorno in cui si sono concentrati una serie di errori e azioni discutibili amministrative. «In tutta fretta è stato allestito un progetto, subito approvato dalla giunta - ha ricordato Abbattista - subito dopo è stata costituita la società “Molfetta Porto s.p.a” per la sola gestione dei servizi del porto, al cui vertice fu collocato l’attuale consigliere regionale Antonio Camporeale». Insomma, la fretta ha causato i danni che la comunità molfettese ha pagato nel tempo (come i 7,8milioni di euro di danni richiesti dall’ATI per il mancato rispetto del cronoprogramma, a causa del ritardo delle operazioni di bonifica del porto).
Per le lungaggini delle operazioni di bonifica, nonostante la moratoria chiesta dal sindaco con scadenza al 31 dicembre prossimo, è probabile che l’ATI chiederà un ennesimo risarcimento. E, per ovviare a quest’assurda eventualità, è stata stralciata una parte del progetto esecutivo porto. «Quando l’opera sarà finita, le navi più importanti non potranno attraccare nel porto di Molfetta perché l’imboccatura manterrà il pescaggio di 6,5m - ha concluso Abbattista - e quando le opere di bonifica saranno terminate, forse nel 2016, bisognerà rifare la gara e recuperare altre risorse».
Quali prospettive commerciali per il porto? Ogni infrastruttura ha un obiettivo: deve remunerare il capitale investito trasformandolo in occupazione e sviluppo. «I porti sono il termometro dell’economia, risentono prima della crisi o addirittura l’anticipano e l’attuale pesante dissesto economico ha colpito i traffici marittimi e ridisegnato gli assetti geopolitici - ha spiegato Francesco Mariani, presidente dell’Autorità portuale del Levante (al centro della foto, tra Minervini e Abbattista) - Quindi si è costretti a diversificare, si devono dirigere porti polifunzionali e flessibili cercando di individuare i bisogni della portualità, si devono fare scelte programmatiche , atte a valutare l’impatto ambientale delle opere».
Per questo motivo, bisogna fare sistema e non localismo, non si possono fare doppioni, secondo Mariani, «è il mercato che decide se il porto ha un ruolo». È necessario, perciò, anche un avviato e competitivo retroterra industriale.
Troppi i «discorsi campati in aria» per il porto di Molfetta ma non solo. «Occorre creare le condizioni di base per metterlo in rete e attirare traffici mirati - ha continuato - sicuramente non si potranno ospitare navi da crociera dato che hanno bisogno di 9m di profondità del fondale per attraccare, al massimo ci potranno venire i traghetti, ma tutto questo limita la prospettiva di poter mettere sul mercato questo porto».
Minervini, un «un gran pasticcio». Approssimazione e rozzezzanella gestione del processo amministrativo, secondo Gugliemo Minervini (Pd), assessore regionale alle Infrastrutture. «L’iniziale progetto non considerava, anzi preferiva ignorare l’inconveniente rappresentato dagli ordigni bellici - ha aggiunto - La scarsa serietà e la testardaggine dell’amministrazione sono sotto gli occhi di tutti, perché in questi progetti ci vuole grande rigore amministrativo».
Altre grandi pecche per Minervini sono la mancanza di un progetto industriale e una mancata analisi dei flussi e delle tipologie di traffico navale. Assente ogni tipo di polifunzionalità, è necessario collegare porto e zona ASI, ma bisogna «capire cosa vogliamo farne di questo porto, se dovrà essere uno scalo commerciale o per passeggeri». Quella di Azzollini «è una politica autarchica ed isolazionista, basata sull’approssimazione e sulla poca strategicità».
Perché non interviene la Regione Puglia che ha conferito la delega per la costruzione del nuovo porto al Comune di Molfetta nel 2002? Non sarebbe ora di togliere il giocattolo propagandistico dalle mani di Azzollini e sanare la situazione? «La responsabilità del fallimento integrale di quel cantiere dev’essere dell’amministrazione comunale di Molfetta, senza alcun alibi relativo alle interferenze della Regione Puglia - ha risposto Minervini alla domanda di Lillino di Gioia - siamo ad un passo dall’epilogo, il 31 dicembre prossimo, mentre un intervento regionale fornirebbe al Comune un pretesto per scaricare la responsabilità del fallimento alla Regione».
Le domande di Quindici. Numerose le domande che
Quindici ha posto all’amministrazione comunale e al sindaco Azzollini sulla costruzione del nuovo porto e, in particolare, sulla
draga Machiavelli, che ha
ultimato il dragaggio nella seconda decade di ottobre, senza però mai avere spiegazioni. In occasione del suo arrivo, lo scorso 19 settembre, 10 sonostate le
domande di
Quindici a cui il sindaco Azzollini non ha risposto. Ma, dopo aver saputo che un’ordinanza della Capitaneria di Porto ordinava un dragaggio di massimo -2m,
ci chiediamo quale profondità la draga Macchivelli abbia davvero raggiunto (dato omesso nel comunicato del Comune di Molfetta). A questa, aggiungiamo altre 10 domande a cui, quasi sicuramente, si contrapporrà il silenzio dell’amministrazione e di Azzollini.
1. Come e da dove sono stati finanziati i 7,8milioni di euro per i danni richiesti dall’ATI?
2. I permessi a costruire sono tutti i regola?
3. Sono stati effettuati tutti gli studi premilitari prima dell’inizio dei lavori?
4. Perché lo studio del moto ondoso, costato quasi 80mila euro, è stato realizzato dall’Università di Barcellona?
5. Il sindaco Azzollini è a conoscenza della lettera di Primo Giuseppe di Pietro, scritta nel 1960, in cui si raccontano le operazioni di inabissamento degli ordigni bellici nella seconda metà degli anni ’40 e si individua la zona di scarico all’imboccatura del porto di Molfetta (zona rossa)?
6. Che fine ha fatto la draga D’Artagnan?
1. Qual è stata la profondità di dragaggio della draga Machiavelli? Sarà possibile approfondire i fondali fino a 12 metri?
8. Perché si continuano a fare varianti sul progetto? Non sarebbe stato opportuno redigerlo con maggiore accuratezza nel 2008?
9. Si è tenuto contro della presenza del “Parco nazionale della Posidonia Oceanica San Vito di Barletta?
10. Perché il porto di Molfetta non fa parte dell’Autorità Portuale del Levante ed è fuori dall’VII Corridoio della UE? Quali prospettive ha “immaginato” il sindaco Azzollini per Molfetta? Perché non si programma una variante di porto turistico al Piano regolatore del Porto di fronte al fallimento del progetto commerciale?
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