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Pasquale Mancini brucia sul tempo tutti: sarò il candidato sindaco delle Officine Molfetta
13 gennaio 2017

MOLFETTA – Lo rivelerà ufficialmente probabilmente domani, ma si era capito fin dall’inizio, o almeno “Quindici” lo aveva detto subito, che sarebbe stato uno dei candidati sindaci per le prossime amministrative. Il riferimento è a Pasquale Mancini (foto), di professione assicuratore, che con le sue Officine Molfetta annunciava sui manifesti “Andiamo ad incominciare”, preannunciando la sua lista civica.
Come si collocherà Mancini? Lui dice di voler superare destra e sinistra, cercando di mettere insieme forze dell’uno e dell’altro schieramento. Dopo il suo distacco dal sen. Antonio Azzollini, dopo essere stato anche segretario di Forza Italia, Mancini si è tenuto fuori dalla politica in tutto il periodo del governo di centrosinistra di Paola Natalicchio.
Ora, finita quell’esperienza e ritenendo che non ci sia nulla da cui ricominciare, si propone lui come salvatore di una patria non più credibile, dove hanno fallito tutti, a suo parere, da Azzollini alla Natalicchio. Così lui dà i voti a destra e sinistra, e le patenti di bravo e meno bravo a tutti.
Punta sul commercio, la ristorazione, la meccanica e il sociale per risollevare Molfetta. Ma con chi andrà ad allearsi? Certamente non con l’area Natalicchio. Forse con quella parte del Pd con cui è più omogeneo (Annalisa Altomare e De Nicolo) e poi con le liste civiche di Tammacco e altri ex personaggi di centrodestra che ora si alleano con Emiliano per avere quella visibilità mai avuta quando governava Azzollini.
Vedremo programmi e soprattutto uomini per capire da quale parte tenderà l’officina manciniana. Molto probabile ad un revival della Dc, che oggi da Renzi ad Alfano e a Mancini a Molfetta, tentano tutti di resuscitare.
Tanto la storia delle prossime amministrative è ancora tutta da scrivere: ne vedremo delle belle e “Quindici” sarà qui a raccontarla: quello che gli altri non diranno.
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"......Mancini si è tenuto fuori dalla politica in tutto il periodo del governo di centrosinistra di Paola Natalicchio." Non è tutta la verità e, in onore della verità, desidero dare correttezza e piena completezza al periodo di oscuramento politico del dottor Mancini. A quel tempo ci fu una grande abbrusciatura che colpì molti nostri politici e pseudo tali. Ricordo un pomeriggio triste, io e il mio amico culo di gomma famoso meccanico a contemplare l'America, entrò nel mio studio una persona distinta il quale, rivolgendosi alla mia persona disse: "dottore Mabbrusce"! Riconobbi subito il dottor Mancini ben sapendo il capovolgimento avvenuto a Molfetta "causa" la dott.ssa Natalicchio e, per delicatezza, non chiesi: "cosa vabbrusce", sapevo già e, subito iniziammo la cura, ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie, dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via dalle ingiustizie e dalle brusciature del tuo tempo, dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d'umore, dalle ossessioni delle tue manie una cura lunga e dolorosa ma, devo anche dire, il dottor Mancini risultò il paziente più paziente e consapevole, la sua collaborazione fu perfetta per un'altrettanta perfetta guarigione, il peperone è come fresco e appena raccolto, altri invece, testardi come muli continuano a soffrire solo per un inutile orgoglio, non pensando che, una seconda abbrusciatura sarebbe fatale. Ecco il motivo per cui il dottor Mancini ha battuto tutti sul tempo. Spero ricordi il mio consiglio e fare molta attenzione, una seconda abbrusciatura sarebbe devastante per un improbabile recupero. f.to dottor Mabbrusce - Chirurgo Plastico
1°parte. - Al di fuori della politica l'uomo ha fatto miracoli: ha sfruttato il vento e l'energia, ha trasformato sassi pesanti in cattedrali, è riuscito a controllare e vincere quasi tutte le malattie, ha cominciato a penetrare i misteri del cosmo. “In tutte le altre scienze si sono registrate notevoli progressi” ebbe a dire una volta John Adams, secondo presidente degli Stati Uniti “ma non in quella del governo, la cui prassi è rimasta immutata.” Esistono quattro tipi di malgoverno, spesso combinati fra loro: la tirannia, l'eccessiva ambizione, la inadeguatezza e la decadenza, e, infine, la follia o la perversità. Ma follia e perversità, potrebbe obiettare qualcuno, fanno parte della natura umana, e allora per quale ragione dovremmo aspettarci qualcosa di diverso dagli uomini di governo? La follia dei governi preoccupa perché si ripercuote con effetti più negativi su un maggior numero di persone; di qui l'obbligo per i reggitori di stati di agire più degli altri seconda ragione. Tutto ciò è risaputo da tempo immemorabile, e allora perché la nostra specie non ha pensato a prendere precauzioni e a cautelarsi? Qualche tentativo è stato fatto, a cominciare da Platone, che propose di creare una categoria di cittadini destinati a diventare professionisti della politica. Secondo lui la classe dominante, in una società giusta, doveva essere costituita da cittadini che avevano imparato l'arte di governare, e la sua soluzione, affascinante ma utopistica, erano i re filosofi: “Nelle nostre città i filosofi devono diventare re, oppure chi è già re deve dedicarsi alla ricerca della sapienza come un vero filosofo, in modo da far coesistere in una sola persona potere politico e vigore intellettuale.” Fino a quando ciò non fosse accaduto, riconosceva Platone, “le città e, io credo, l'intero genere umano non potranno considerarsi al riparo dai mali.” E' così è stato. (continua)
2°parte. - Il conte Axel Oxenstierna, cancelliere svedese durante la terribile Guerra dei Trent'anni, parlava con ampia cognizione di causa quando disse: “Renditi conto, figlio mio, che ben poco posto viene lasciato alla saggezza nel sistema con cui è retto il mondo.” Lord Acton, uomo politico inglese del secolo scorso, usava dire che il potere corrompe, e di ciò ormai, siamo perfettamente convinti. Meno consapevoli siamo del fatto che esso alimenta la follia, che la facoltà di comandare spesso ostacola e toglie lucidità alla facoltà di pensare. La perseveranza nell'errore, ecco dove sta il problema. I governanti giustificano con l'impossibilità di fare altrimenti decisioni infelici o sbagliate. Domanda: può un paese scongiurare una simile “stupidità difensiva” come la definì George Orwell, nel fare politica? Altra domanda, conseguente alla prima: è possibile insegnare il mestiere ai governanti? I burocrati sognano promozioni, i loro superiori vogliono un più vasto campo d'azione, i legislatori desiderano essere riconfermati nella carica. Sapendo che ambizione, corruzione e uso delle emozioni sono altrettanto forze di controllo, dovremmo forse, nella nostra ricerca di governanti migliori, sottoporre prima di tutto i candidati a un esame di carattere per controllarne il contenuto di coraggio morale, ovvero, per dirla con Montaigne, di “fermezza e coraggio, due virtù che non l'ambizione ma il discernimento e la ragione possono far germogliare in uno spirito equilibrato.” Forse per avere governi migliori bisogna creare una società dinamica invece che frastornata. Se John Adams aveva ragione, se veramente l'arte di governare “ha fatto pochissimi progressi rispetto a 3000 o 4000 anni fa” non possiamo aspettarci grandi miglioramenti. Possiamo soltanto tirare avanti alla men peggio, come abbiamo fatto finora, attraverso zone di luce vivida e di decadenza, di grandi tentativi e d'ombra. (fine)



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