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Paola Natalicchio replica al sindaco Minervini: tutto a gonfie vele? Falso sa di mentire ai cittadini
15 aprile 2019

Il sindaco Tommaso Minervini ha rilasciato una lunga intervista a “Quindici” nel numero scorso. L’opposizione di centrodestra appare spaccata e confusa ma anche non in grado di dialogare per insufficiente concezione democratica, per l’insofferenza alle critiche e al confronto. Abbiamo chiesto all’ex sindaco Paola Natalicchio, oggi consigliera comunale di opposizione per Sinistra italiana. Consigliera Natalicchio, nella sua intervista a “Quindici”, sul numero di marzo scorso, il sindaco Minervini ha evidenziato progetti e “cantieri” aperti dell’Amministrazione, ormai al suo secondo anno di governo. Proviamo ad analizzare con lei le tematiche sollevate dal Sindaco. Prima su tutte, una che sembra starle particolarmente a cuore: quella della macchina amministrativa. Cosa sta accadendo al Comune di Molfetta? Davvero esiste una “emergenza personale”? «Il tema della “macchina” è una questione centrale per Molfetta e la situazione è oggettivamente molto pesante. I pensionamenti in questi mesi e nei prossimi tre anni saranno numerosissimi. Il Comune sta perdendo figure strategiche come è stato per il Dirigente del Settore Tributi e Ragioneria, il dottor Pino Lopopolo, il Dirigente ai Lavori Pubblici e Rup del Porto, l’architetto Lazzaro Pappagallo, o il mio ex capo di Gabinetto, Corrado La Forgia. Solo tre dei tanti esempi. Senza parlare dei tanti dipendenti pensionati del Settore Tributi, di figure importanti della Ragioneria che stanno facendo domanda per “Quota Cento” e della generalizzata carenza di istruttori amministrativi e di figure tecniche come ingegneri, architetti, geometri. E senza contare l’età molto alta del personale del nido comunale. Il sindaco dice a “Quindici” che “tutto va a gonfie vele”, ma mente sapendo di mentire. Gli uffici sono in affanno. Al di là della questione dei pensionamenti, in totale assenza di turn over (al netto delle assunzioni nel corpo di Polizia locale), c’è un oggettivo problema che riguarda il Segretario Generale. La dottoressa Irene Di Mauro è ormai da due anni controllore e controllato. Segretario Generale, ma anche dirigente della Ragioneria, degli Affari Generali, del Welfare. Un carico inammissibile grava sulle spalle di chi dovrebbe coordinare l’attività amministrativa e sorvegliare sulla legittimità degli atti. Per ragioni inspiegabili, il sindaco ha deciso di non assumere il dirigente del settore Affari Generali. Una figura rispettata come Luigi Panunzio, che aveva superato il concorso avviato con la nostra amministrazione, non è mai entrato in ruolo, nonostante già nel bilancio 2016 fossero state accantonate le risorse per assumerlo. Una figura che oggi avrebbe potuto certamente anche assumere su di sé il carico del settore Ragioneria e Tributi. La procedura non è mai stata annullata, il sindaco non ha mai spiegato le ragioni di questa mancata assunzione. Per l’annualità 2019, si legge che sono previste circa 30 assunzioni. Ma nessuna procedura di mobilità è stata avviata e siamo già ad aprile. L’Avvocatura Comunale non è più nei discorsi dell’Amministrazione e l’Ufficio legale sta letteralmente scoppiando. Lo dimostrano le tante delibere di debiti fuori bilancio, tutte riconducibili all’irrisolta questione del contenzioso. L’Ufficio Casa è stato chiuso e l’Ufficio Sport è stato smembrato. Siamo arrivati a dare un appalto esterno per la gestione di una parte del Piano Sociale di Zona, perché nonostante le assunzioni annunciate dal sindaco a “Quindici”, il cambio della dirigenza ha creato dopo anni di risanamento un vuoto organizzativo e, dopo il pensionamento di Angela Panunzio, pilastro per la programmazione del Piano Sociale di Zona, e la mobilità in altri settori di figure amministrative importantissime per la redazione del Piano, le figure amministrative del settore non potevano farcela da sole. Siamo stati ad un passo da un clamoroso Commissariamento del Piano Sociale di Zona, per stessa ammissione in aula dell’Assessore Ottavio Balducci. Sul comando dei vigili, so di figure apicali che vivono un periodo di frustrazione e sottoutilizzo, mentre il Comandante è in “co-housing” con Terlizzi e quindi non assicura la sua piena presenza sul territorio. Costruttivamente, ma con fermezza, al sindaco dico: assuma il dirigente Affari Generali, capace di coprire anche la Ragioneria; istituisca l’Avvocatura Comunale; sblocchi i concorsi (che io non potevo fare per il blocco Delrio-Madia) e sollevi il Segretario Generale dal sovraccarico. E infine: istituisca di nuovo il Settore Lavori Pubblici. E’ vergognoso che un Piano delle Opere Pubbliche da oltre 80 milioni di euro non abbia un dirigente unico in sella, in cabina di comando». Opere pubbliche: nella sua intervista a “Quindici” il sindaco Minervini ha affrontato la questione Porto e cantieri navali, ma anche bonifica da ordigni bellici e lavori di messa in sicurezza. Certo: è ancora tutto fermo. Che ne pensa? «Penso di aver subito una campagna vergognosa per mille giorni sul “porto bloccato” e penso che dalle mie dimissioni a oggi sono passati altri mille giorni e non è stata spostata nemmeno una pietra. Dunque penso che sia il Commissario che il Sindaco che tanti esponenti della politica locale mi dovrebbero delle scuse per la leggerezza con cui, in passato, sono stata pressata su questo tema spinosissimo e ad altissima complessità. Finalmente si comincia ad ammettere che far ripartire i lavori del Porto Commerciale a Molfetta non è un gioco di prestigio né una passeggiata. Per nessuno. Non ce l’ha fatta il Commissario, che ha a lungo annunciato miracoli mai arrivati. E per ora il Sindaco stesso è aggrovigliato nella matassa di quello che è un rebus giuridico e contabile. E non potrebbe essere altrimenti. Tommaso ha assicurato il completamento della riprogettazione, ma per ora non ha ancora svolto la nuova gara e io credo che la ragione sia sempre la stessa: il destino del contratto con le imprese esecutrici, guidate dalla Cmc Ravenna. Si può sciogliere quel contratto? E si poteva aspettare tut-to questo tempo per farlo? Che fine hanno fatto le riserve ancora sospese? Quanti milioni ci costerà andare a nuova gara? Il bilancio di Molfetta cosa rischia se e quando i lavori riprenderanno, in termini di squilibri di cassa oltre che di rischi risarcimento danni? Sono domande che fanno tremare i polsi. Ho deciso, però, la strada della responsabilità su questo punto e non di una opposizione urlata e qualunquista. Sul Porto le colpe sono di Azzollini, che volle andare avanti a tutti i costi nonostante la situazione degli ordigni bellici e con un appalto le cui opacità devono essere ancora smentite dal processo. È Azzollini ad aver lasciato su Molfetta una eredità tremenda. Tommaso sta facendo del suo meglio per proteggere il completamento dell’opera e i conti pubblici dalle ripercussioni legate all’opera stessa. Gli auguro buon lavoro, con un consiglio. L’ANAC può ancora svolgere un ruolo-chiave in questa vicenda. Io la interpellerei ancora, ma non per un semplice parere come quello arrivato qualche mese fa. Il nuovo codice degli appalti prevede (Art. 213, comma 3, lettera h) l’attività di “vigilanza collaborativa” in caso di appalti ad alta criticità come il nostro. Il Comune potrebbe chiedere ad ANAC la stipula di un protocollo d’intesa per gestire con ANAC l’intera procedura di gara necessaria a riprendere i lavori in piena legalità. Fu lo strumento usato per la prima volta con gli appalti di Expo, per intenderci. Io credo che l’attivazione di questa procedura (che io non potetti usare, perché il Codice ai tempi della mia sindacatura non era ancora in vigore) potrebbe sollevare il Sindaco dall’assunzione di responsabilità dirette troppo gravose in una solitudine che è ingiusta e, al tempo stesso, evitare di buttare nuovi palloni in tribuna, sbloccando almeno la situazione dei lavori di messa in sicurezza». Sui Cantieri Navali e sul Porto Turistico, però, qualcosa si muove. «Sì. Sui Cantieri Navali, ci tengo a ricordarlo, nel triennio 2013-2016 siamo stati i primi a lavorare dopo tanti anni, forse dai tempi di De Cosmo. Impagabile è stata l’attività del Settore Territorio, che ha per la prima volta riordinato il sistema delle concessioni, che vigeva in uno stato di vero e proprio far west. E assai prezioso è stato il lavoro, sempre per impulso del Settore Territorio, dell’Ing. Francesco Samarelli, che per conto della nostra amministrazione condusse la prima grande rilevazione tecnica dei cantieri navali e delle suppigne, con sopralluoghi con drone e ricostruzione 3D, nonché una prima proposta di spostamento dei Cantieri nella zona dinanzi a “Marechiaro”. Tommaso ha ereditato questa impostazione e sta portando avanti tanto la messa in sicurezza di Spiaggia Maddalena quanto la progettazione dei Nuovi Cantieri. Sono stata molto soddisfatta che nell’ultimo DUP ha ripreso anche, dopo una mia battaglia in occasione di molti consigli comunali, l’ipotesi di recupero degli ex Cantieri Tattoli in chiave di “bene comune”, per destinarvi un Ecomuseo del Mare, sulla scorta di esempi importanti come quello di Barcellona o di Palermo o il museo delle Docklands di Londra (che visitai nel 2017 insieme alla sociologa Marina Mastropierro; scrivemmo allora per “Quindici” il nostro reportage). Sul destino dei Cantieri, però, il Sindaco e i tecnici non possono prescindere dall’attivazione di un percorso partecipativo che coinvolga la città. Spiaggia Maddalena è un luogo del cuore di Molfetta e attorno al suo futuro è attivo da mesi un comitato civico che, peraltro, vede la partecipazione degli abitanti del quartiere San Domenico, nonché di esperti come Giulia De Ceglia o le stesse Angela Sciancalepore e Betta Mongelli che con cura si sono per anni dedicate alla valorizzazione del Museo del Mare esistente. Il Sindaco non faccia da solo, ma coinvolga il quartiere, gli esperti e la città. Sul Porto Turistico, continuo a trovare fuori misura l’ipotesi di un porto con 400 posti barca (il doppio di quelli ad oggi esistenti per la diportistica). Si tratterebbe di un progetto che rischia di marginalizzare ulteriormente gli spazi del porto peschereccio che, nonostante la crisi del settore, vede a Molfetta ancora una flotta di trenta barche. Il Sindaco con una mano potenzia il Mercato Ittico e con l’altra depotenzia gli spazi portuali per i pescherecci: è una politica che trovo incomprensibile. Ultima osservazione: lo spostamento dei cantieri e un approdo turistico così imponente, peraltro spostato nella zona dei Moli San Michele e Banchina Seminario, modificano in modo sostanziale il Piano Regolatore Portuale. Sento ripetere dal sindaco e dai tecnici che la variante al PRP non servirebbe e che nemmeno la procedura di VAS servirebbe perché la VAS sarebbe stata introdotta per legge dopo l’approvazione del PRP vigente (che è del 2002, la legge sulla VAS è di due anni dopo). Trovo queste affermazioni di enorme leggerezza e penso che sarebbe bene lavorare con ordine: redigere un nuovo PRP, discuterlo con la città e assoggettarlo alle procedure di valutazione previste per legge. Non riesco a capire come il Sindaco possa pensare di agire diversamente. E dopo due anni le procedure per la redazione del nuovo PRP non mi risultano essere state avviate. Così come manca l’adeguamento alle linee guida Del Rio sui porti: prospettiva economica, infrastrutture, analisi investimenti (business plan), raccordo con le autorità portuali. Su questa questione strategica ed economica nel triennio 2013-2016 ci fu un dialogo vivacissimo con l’Associazione Imprenditori e il gruppo “Sailor”. Che fine ha fatto quel dibattito? Ultimissima questione: avevamo fatto i salti mortali, con la Prefettura, per spostare la bonifica in zona Torre Gavetone per liberare la “spiaggia libera urbana” preferita dai molfettesi dal pericolo bombe. Perché questa Amministrazione, sul punto, sta mollando la presa?» Nella nostra intervista abbiamo parlato con il sindaco di un’altra questione che vi era stata molto a cuore: la ciclabilità. Le piste ciclabili stanno per partire, così come i lavori per una velostazione da 200 posti. Siete stati critici su quest’ultima questione: perché? «Il Sindaco è stato bravo a trovare i finanziamenti per il progetto per le piste ciclabili, pensato e firmato dalle architette Sabina Lenoci e Annamaria Gagliardi. Un progetto innovativo, che collegherà in ottica di mobilità dolce tutte le scuole superiori della città. Noi lo pensammo e lo progettammo, con lunghissimi tavoli tecnici coordinati dagli allora assessori Giovanni Abbattista e Rosalba Gadaleta, che ancora ringrazio. Ma ci sfuggirono dei finanziamenti importanti. Tommaso ha acceso un mutuo con il Credito Sportivo, opzione che abbiamo sostenuto in consiglio comunale. Chiedo al Sindaco che la direzione lavori delle ciclabili sia seguita al meglio e che il progetto non sia stravolto da varianti in corso d’opera, come sta avvenendo per il secondo stralcio di Corso Umberto. Sulla velostazione, l’ho detto in Consiglio e lo ripeto: non siamo Amsterdam, né Bologna. Una velostazione da 200 posti a Molfetta è una follia. E farla negli spazi che abbiamo acquistato da Ferrovie dello Stato per recuperare 70 stalli auto è una colpa grave. Avevamo bisogno di un parcheggio auto per i tanti pendolari che ogni giorno girano anche mezz’ora nel quartiere attorno a piazza Moro per lasciare la macchina e andare a lavoro. Abbiamo trattato per anni l’acquisto di quegli spazi con le Ferrovie. Chiudemmo con un investimento da 150.000 euro, che avrebbe potuto assicurare ai pendolari un’area sosta strategica e grande giovamento anche ai commercianti di Corso Umberto. Si sceglie la strada della “grande opera” anche qui. Da questo punto di vista, il sindaco Minervini sembra ammalato della stessa febbre di Azzollini, forse condividendo con lui l’eterno assessore Mariano Caputo. Non avevamo bisogno di una velostazione di queste dimensioni, ma di un progetto equilibrato che salvaguardasse lo spazio auto e prevedesse, in adiacenza, una velostazione da una cinquantina di posti. Sul bike sharing, è un’opzione a cui non credo in una città come Molfetta in cui la bici di proprietà è una consuetudine, fa parte delle abitudini di vita dei cittadini. Infine: leggo sul DUP che il Sindaco vuole riproporre a finanziamento il progetto tremendo approvato dal Commissario sulla ciclabile Molfetta-Giovinazzo. È un progetto pericoloso, come pericoloso fu quello della ciclabile Giovinazzo-Santo Spirito. Speriamo che il Sindaco si ravveda e faccia un passo indietro: saremo sempre contrari a una soluzione evidente di insicurezza stradale». Piscina comunale. È contenta per la ripresa dei lavori? Se tornasse indietro, si prenderebbe comunque la responsabilità di chiuderla? «Sono contenta per la ripresa lavori, naturalmente. La piscina chiusa è stata una sofferenza, forse la più grande responsabilità che mi sono presa come Sindaco. Tre anni di tempo per bandire una gara sono stati un’eternità, un periodo ingiustificabile sia per il Commissario che per il Sindaco, che ha dimostrato il caos nel quale versano gli uffici e il settore Lavori Pubblici in particolare. I precedenti gestori – ricordiamolo – avevano debiti per centinaia di migliaia di euro col Comune e non pagavano da mesi i lavoratori. La piscina stava cadendo a pezzi, peraltro, c’era stato un crollo della tettoia. Ho dovuto chiuderla per la sicurezza dei cittadini, oltre che per ragioni di legalità e giustizia. Lo rifarei. E il giorno in cui riaprirà, in sicurezza e con una gestione finalmente adeguata, i cittadini mi daranno ragione. Ai nuovi gestori chiedo: riassumete i lavoratori che persero il posto senza colpe. Se lo meritano. E aspettano da troppo tempo». Il Grande Teatro. Leggiamo sul suo Facebook che vive molto male questo progetto. «Inevitabilmente. Si investono 7 milioni di euro per cementificare un’area a verde che possiamo considerare l’ultima disponibile nel quartiere Madonna delle Rose – Berlinguer. Quell’area serviva alle famiglie, ai bambini e alle bambine, agli anziani, agli animali. Noi vi progettammo una zona di verde attrezzato con dog park e orti urbani. L’area ideale per un Teatro era un’altra: gli uffici dell’anagrafe, a Piazza Municipio. Con soli 2 milioni di euro, sarebbe possibile ristrutturare l’intero edificio e far rinascere il Teatro di Molfetta dalle sue antiche ceneri. Era a piazza Municipio l’antica sede del nostro Teatro, un teatro sul mare, da 400-500 posti, con la terrazza a picco sul centro antico dove ospitare eventi, reading, presentazioni, piccoli concerti. E un’area interna da destinare a un classico teatro di prosa. L’architetto Lazzaro Pappagallo iniziò a lavorare con Betta Mongelli a questa ipotesi nel 2015. Facemmo un sopralluogo con Fabrizio Gifuni, Natalia Di Iorio e Concita De Gregorio nell’estate, in occasione del Festival di Teatro Civile, e inserimmo nel Piano delle Opere Pubbliche 2016 questa opzione. Parallelamente, con meno di un milione di euro, si potrebbe assicurare una copertura al Teatro di Ponente. Così da avere tre spazi: il teatro di Piazza Municipio per la Prosa, quello di Ponente per le rappresentazioni più ampie e quello da 200 posti di Cittadella. Invece no. Il Sindaco è andato avanti su una opzione che costa tre volte tanto, cementifica un pezzo di periferia e lancia una mega struttura che rischia di avere enormi problemi di gestione. Il tutto senza coinvolgere i cittadini in nessun passaggio. La trovo una vergogna senza precedenti». Chiudiamo sull’urbanistica. Ai suoi tempi – lei disse – la “perseguitarono”, in una campagna pubblica sull’edilizia bloccata che non le lasciò respiro. Le sue dimissioni, come ha spiegato molte volte, sono legate soprattutto a questo: buona parte della sua maggioranza non era d’accordo su un nuovo Piano Urbanistico Generale, in riduzione di volumetrie. Come giudica l’urbanistica dell’Amministrazione Minervini? «Un bluff. Una truffa. In campagna elettorale il Sindaco e la maggioranza hanno promesso mari e monti a costruttori, proprietari e compartisti. Hanno promesso di completare il Piano Regolatore e salvaguardare i diritti edificatori, mentendo perché il PAI e il Piano Paesaggistico hanno fatto emergere vincoli di cui è impossibile non tenere conto, riprogettando i comparti non ancora edificati e ragionando con oculatezza sulle D4 e sul PIP3. Tommaso e l’Assessore Mastropasqua, però, promettono promettono promettono. Basti vedere cosa hanno fatto col MaxiComparto e col Comparto 13: una variante alle Norme Tecniche di Attuazione abominevole, che trasforma la tipologia edilizia della progettazione di queste zone di pregio paesaggistico (Madonna delle Rose e Villaggio Belgiovine). Zone a bordo lama, in cui l’Amministrazione sdogana con un colpo di mano le palazzine pluripiano da oltre 20 metri. Per una cosa del genere i cittadini dovrebbero scendere in piazza. Noi abbiamo depositato osservazioni molto severe a questo procedimento, che ho scritto di mio pugno e che firmano anche i consiglieri Porta e Zaza. Daremo battaglia. Non consentiremo questa colata di cemento e questi folli grattacieli nelle ultime zone ad ulivi della nostra città. L’edificabilità è un diritto acquisito, ma lo è anche il rispetto del verde e dell’ambiente e della vivibilità urbana. Il PRG prevedeva villette in quelle zone non a caso. E se si costruiscono palazzi per aggirare i vincoli ambientali e paesaggistici e recuperare volumetrie, col placet del Sindaco e della maggioranza, è gravissimo. Ma la domanda vera è: servono queste case? Si venderanno? Le uniche gru attive in città sono quelle sbloccate dalla nostra Amministrazione. Nella zona di Corso Fornari, nel quartiere Arbusto, nella zona di via Leonardo Mezzina. Quei permessi a costruire sono tutti nostri. E ci sono comparti come il 17 e il 18 che noi abbiamo approvato, dopo anni di stallo, che non hanno ancora firmato la Convenzione dal notaio, per problemi tra i privati, anche di liquidità e di preoccupazione relativa alla saturazione del mercato. Possiamo farlo, questo discorso sulla saturazione del mercato? I dati demografici a Molfetta sono in calo, fortemente in calo rispetto al 2000 e all’approvazione del PRG vigente. Serve un nuovo Piano Urbanistico Generale che abbia, a monte, una inchiesta sulla casa. Sulla domanda, sull’offerta, sulla rendita e sul bisogno di edilizia popolare. Intanto non esiste un solo palazzo, a Molfetta, “sbloccato” da Tommaso Minervini e Pietro Mastropasqua. E sulle altre pianificazioni siamo al disastro. Pensiamo al commissariamento del Piano delle Coste. Era questa la “buona urbanistica” promessa da chi ha fatto cadere la mia amministrazione? Se sì, si trattava di una vera e propria bufala. E avevano ragione i miei nonni: “il tempo è galantuomo”. E la verità, finalmente, sta venendo a galla». 

Autore: Felice de Sanctis
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