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Palazzine via Fontana, interrogativi di Rifondazione comunista sulla demolizione
05 agosto 2005

MOLFETTA – 5.8.2005 Il Partito della Rifondazione comunista di Molfetta interviene in merito alla notizia delle delibera comunale sul finanziamento per l'abbattimento e ricostruzione delle case lesionate in via Fontana. “La Legge n. 376/2003 prevede il “Finanziamento di interventi per opere pubbliche”, come soggetto beneficiario il Comune di Molfetta e come finalità d'intervento le Palazzine “A. Fontana”. Tale finanziamento – per come da alcuni si è pensato di utilizzarlo – parrebbe poter essere destinato a finanziare l'abbattimento e la ricostruzione di edifici privati. Infatti, la Giunta Comunale di centro-destra, guidata da Tommaso Minervini –ricorda il comunicato -, con la Delibera n. 159 del 14/07/2005, ha approvato uno schema di convenzione per cui “i superficiari [i proprietari delle 50 unità immobiliari] autorizzano il Comune, che accetta, a procedere alla demolizione degli edifici […] [e] a procedere alla ricostruzione degli stessi”, utilizzando quel finanziamento. Qual è la legge che consente che i superficiari possano chiedere e il Comune possa accettare di svolgere questa attività? Sempre lo schema di convenzione spiega che “gli oneri economici dei procedimenti di demolizione e di ricostruzione […] saranno affrontati mediante l'utilizzo dei fondi” della Legge 376 che ammontano a 4.500.000 di euro. Nell'ipotesi o probabile certezza che tali fondi non siano sufficienti – basta conoscere i prezzi correnti delle case e dividere i 4 milioni e mezzo di euro per i 50 proprietari – come Partito sentiamo il dovere di chiederci: Cosa accadrà a quel superficiario che non potesse sostenere il pagamento dell'eventuale differenza, necessaria per la completa realizzazione dell'immobile? e una volta realizzati i nuovi alloggi, essi saranno di proprietà degli attuali superficiari o del Comune? Sempre rivolgendoci pubblicamente alla Città, alle sue Istituzioni e ai Cittadini, sottoponiamo ulteriori elementi di riflessione: La decisione di abbattere e ricostruire gli stabili non sarebbe dovuta essere oggetto di delibera del consiglio comunale? In ogni caso, non sarebbe stato meglio sottoporla al consiglio comunale nell'eventualità (chi può escluderlo?) che possano derivarne oneri economici “imprevisti” per il Comune di Molfetta? E poi, è ammissibile che la delibera di giunta comunale n. 414 del 21/10/2004 relativa al progetto esecutivo per l'abbattimento degli edifici sia stata approvata prima della delibera di giunta comunale n. 159, avente per oggetto lo schema di convenzione con cui “i superficiari autorizzano il Comune, che accetta, a procedere alla demolizione degli edifici”, e prima che tale convenzione potesse essere sottoscritta dagli interessati? Queste domande sorgono per il modo con cui fino ad oggi è stata affrontata la vicenda. Siamo sicuri che precise risposte a queste domande siano utili sia per l'interesse di tutta la cittadinanza che dei privati interessati, che hanno il diritto di essere consapevoli. Per quanto, infatti, possano dire e fare quanti cercano di apparire benefattori, i veri benefattori sono coloro che, pagando le tasse, rendono possibili i finanziamenti dello Stato”.
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