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Ottobre, tsunami nel porto altri danni alle imbarcazioni Colpa del banchinamento
15 novembre 2011

Molfetta in “alto mare”. Anche lo scorso ottobre la zona portuale è stata vittima di forti mareggiate causate dal vento grecale, con nuovi danni alle imbarcazioni attraccate al Molo Pennello e custodite dalla Lega Navale e dal Circolo Nautico Ippocampo. Mareggiate così forti sono anomale, inesistenti nelle città della litoranea adriatica, ani registrate solo a Molfetta. La prima mareggiata risale a ottobre 2009 quando durante la notte le forti correnti marine colsero di sorpresa soci e responsabili che non riuscirono ad evitare la collisione tra imbarcazioni e pontili, nonostante i diversi tentativi. Quasi tutte le imbarcazioni furono danneggiate, altre addirittura aff ondarono. Il guasto più grave si registrò per l’imbarcazione Furia, la più grande, che ruppe gli ormeggi. Di fronte al disastro, la Lega Navale e l’Ippocampo apportarono delle modifi che ai pontili cui sono ancorate le barche, adottando due diversi sistemi. La prima appose per ogni imbarcazione delle “galosce” con dei pesi sul fondale che tengono il più possibile le barche lontane dal pontile, in modo da evitarne il contatto. Mentre il secondo sistemò una nuova “catenaria” per stabilizzare maggiormente le imbarcazioni. Questi interventi hanno risolto solo in parte il problema, ancora presente nel momento in cui le correnti da nordest si ripresentano nei mesi di settembre e ottobre. Sono stati i proprietari delle imbarcazioni a pagare le riparazioni, mentre le modifi che ai pontili a spese dei due circoli. Nessun risarcimento dal Comune di Molfetta: il nuovo fenomeno marino è in atto dal 2009, proprio da quando son oiniziate le operazioni di banchinamento. Quando la Lega Navale si è rivolta al Comune con una lettera in cui si spiegava la situazioni, ha ottenuto solo indiff erenza. A quanto pare, infastidito dai diversi richiami, il Comune avrebbe anche minacciato di stralciare la concessione. Questo fenomeno dipende da sole cause naturali o da cause materiali e umane? È lapalissiano che la fonte di tutto sia la costruzione della banchina di SO del nuovo porto commerciale senza aver prima realizzato il secondo braccio foraneo di 650m ed il ponte di SO. Infatti, in passato le onde che penetravano dall’imboccatura dissipavano la loro energia nell’avamporto (un bacino di circa 2,5milioni m3), sulla battigia tra Molo Pennello ed ex tiro a volo, nonché nel canale di refl usso tra la Diga Salvucci e la terraferma (circa 300m2 di passaggio). Attualmente le onde provenienti dal I quadrante e poco più (dai 40° ai 105°) trovano un bacino chiuso e sono rifl esse all’interno del porto dalla banchina di SO appena realizzata. Uno studio ha stimato che ogni onda ha una massa di circa 6mila tonnellate d’acqua. Dunque, penetrano circa 600 onde l’ora per un volume di 1,5 volte il bacino dell’avamporto e una massa di 3,6milioni di tonnellate d’acqua ad una velocità di 10m/s. Tale quantità d’energia è rifl essa nel porto per circa l’80%. La Lega Navale ha presentato all’amministrazione Azzollini alcune soluzioni a questa situazione divenuta ormai tragica. Nella comunicazione al sindaco Antonio Azzollini del 7 dicembre 2009, l’ing. Gaetano Sasso ha proposto l’immediata sospensione dei lavori di banchina mento, l’accelerazione della realizzazione del secondo braccio foraneo, la realizzazione di un molo che impedisca alla maggior parte delle onde di penetrare nel porto e del ponte di SO, che eviterebbe di trasformare l’avamporto in un bacino chiuso, perché 300m2 di sezione di passaggio non sono aff atto trascurabili in certe condizioni visto che rappresentano più del 15% della sezione d’ingresso dell’imboccatura. La prima soluzione sembra essere la più effi cace, anche se costosa, mentre la seconda costa molto meno ma protegge solo il bacino interno e non il molo san Vincenzo dove si eff ettuano operazioni di carico e scarico di navi. Entrambe le soluzioni provocherebbero, però, un peggioramento dell’imboccatura. Nonostante la comunicazione, i danni elle imbarcazioni e le rimostranze di soci e responsabili, il Comune di Molfetta si è limitato a realizzare una scarpata alla radice del Molo Pennello, intervento inutile in un angolo recondito del porto, costituito da circa 1.700m di banchina rifl ettente e in cui le onde entrano da tutt’altra parte. Del resto, gli uffi ci comunali non hanno ancora eseguito un controllo al sistema di ancoraggio che a causa delle correnti galvaniche si corrode rapidamente lasciando presagire scenari disastrosi (smangiati quasi 2 metri sotto il molo). Eliminare la banchina di SO? Comporterebbe un aumento dei costi. Ad oggi la situazione è statica in quanto nessuna autorità provvede al problema che investe anche i motopescherecci e tutta la banchina portuale. In tale situazione non ci resta che aspettare che qualcosa si sblocchi o meglio che qualcuno provveda a sopperire a questa situazione non poco semplice, prima che accadi l’irreparabile.

Autore: Noemi Fabiano
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