Ospedale, cronaca di una morte annunciata
Continua la lenta agonia del nosocomio molfettese in nome dell'efficienza
Efficienza significa: capacità di produrre migliori effetti in un sistema senza alterarne le caratteristiche strutturali. Qualcuno però durante la stesura del piano di riordino ospedaliero deve aver utilizzato una definizione diversa.
L'Efficienza, secondo i fautori di questa nuova tesi, è la capacità di ridurre le spese… a tutti i costi.
I primi risultati di questa politica ve li avevamo illustrati già nello scorso numero quando constatammo che, proprio in nome della “new-efficiency”, i ragazzi disabili della nostra città erano stati “appiedati” con tanti saluti agli ormai superati principi base di politica sociale.
Ad oggi non solo questo servizio non è stato riattivato, ma queste idee innovative stanno modificando anche la gestione del nostro ospedale.
Prima fase. Blocco totale delle ammissioni con relativa mobilità interna, stabilita con piena discrezionalità dalla Direzione Generale. Il risultato? I reparti di medicina e chirurgia, rispettivamente il primo con quattro, il secondo con due medici, hanno dovuto salutare i propri colleghi spostati arbitrariamente al pronto soccorso dove la necessità di personale per coprire i turni non poteva essere sanata da nuove assunzioni. Poco importa che il reparto di chirurgia, con un organico così ridotto, sia stato costretto, nella sostanza, a sospendere la disponibilità endoscopica. Con buona pace degli utenti che avevano prenotato la visita (una visita medica che può salvare la vita, non una vacanza ai Caraibi).
Ma i nuovi principi sopportano anche questo in nome del risparmio. Il tutto capovolgendo le normali procedure: è inutile perdere tempo a calcolare preventivamente gli esuberi o ad ascoltare le opinioni dei medici, il tempo è denaro.
Se poi un chirurgo plastico finisca al pronto soccorso (con competenze inevitabilmente diverse) lasciando scoperto il suo settore o un cardiologo venga trasferito all'ospedale di Bisceglie mandando in tilt quello molfettese, pazienza: tutte le teorie hanno dei punti deboli.
Il problema è che il piano non finisce qui. La seconda fase prevede una sorta di embargo di attrezzature oltre che di personale. Devono essere le prestazioni a dipendere dalle risorse non viceversa, basta con l'erogazione incondizionata di assistenza, le casse della Asl non sono un pozzo senza fondo. Ordini di servizio bloccano in continuazione le richieste dei medici: se poi gli stessi sono costretti a lavorare in condizioni rischiose e disagiate, pazienza.
Ma la novità maggiore l'abbiamo nel capillare sfruttamento delle risorse, vero problema dell'inefficienza pre piano di riordino.
Innanzitutto: se un reparto è pieno, mai cercare di trasferire un paziente in un altro ospedale. Ci sarà per forza un letto libero in qualche altro reparto, saranno i medici poi a dover ricercare il paziente disperso. L'inevitabile ridotta qualità dell'assistenza è solo un altro dei prezzi da pagare in nome dell'efficienza.
Inoltre dopo la chiusura dell'inutile reparto di ginecologia (vallo a dire ad una donna con le doglie) ed altre trovate da risparmiatori, si è pensato anche ad ammortizzare i costi delle scale antincendio utilizzandole a tempo pieno (troppo spreco limitarne l'uso ai casi d'emergenza) per l'accesso al reparto Sim (servizio di igiene mentale).
Il tono ironico si trasforma in preoccupazione, però, quando veniamo a sapere che, un'unità coronarica attrezzata è attualmente inutilizzata nel nostro ospedale proprio a causa della mancanza di personale imposta dalla direzione.
Una vergogna, se si pensa che a Molfetta la percentuale di infarti è molto alta e che macchinari del genere, costati chissà quanto, sono destinati a prender polvere quando potrebbero salvare delle vite umane.
Ridurre i costi per farsi belli e salvare la poltrona, non può valere una vita salvata. La salute non può dipendere da numeri fasulli e teoremi sballati.
Fabrizio Fusaro