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Operazione della Guardia di Finanza di Molfetta: sgominata organizzazione di usurai, 3 arresti Altri due soggetti un avvocato e un consulente aziendale indagati per favoreggiamento
23 marzo 2007

MOLFETTA - Militari della Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Bari, in servizio presso la Tenenza di Molfetta, al comando del Ten. Giuseppe Mattiello, hanno eseguito a Terlizzi 3 ordinanze di custodia cautelare (1 in carcere e 2 agli arresti domiciliari) nei confronti un'organizzazione dedita all'usura ed al riciclaggio, per un giro d'affari vorticoso. Il sodalizio aveva creato un vero e proprio sportello bancario all'interno di un'azienda operante nel settore della vendita di attrezzature per l'agricoltura, dove si rivolgevano imprenditori florovivaisti della zona. A capo dell'organizzazione la titolare dell'azienda con la collaborazione dei familiari. Le indagini scaturite a seguito di un esposto/denuncia presentato da un imprenditore locale del settore sottoposto, dall'organizzazione criminale, a interessi usurai a tassi annui oscillanti a seconda dei casi tra il 44% ed il 103%. Le indagini e gli accertamenti, coordinati dal Sostituto Procuratore della Repubblica di Trani, dott. Michele Ruggiero, svolti anche con l'ausilio di intercettazioni tecniche e perquisizioni, sono risultati particolarmente complessi e laboriosi a causa dell'articolato sistema di frode ideato dagli arrestati i quali, avevano di fatto costituito una vera e propria “cabina di regia” per la gestione finanziaria ed economica dell'intera attività. I tre, abusando dello stato di bisogno di imprenditori florovivaisti, costringevano questi ultimi a dare o promettere interessi usurai a tassi annui oscillanti a seconda dei casi tra il 44% ed il 103% quale corrispettivo, talora di prestiti di denaro, talora della utilità rappresentata dalla dilazione del pagamento di assegni in scadenza emessi dagli imprenditori florovivaisti per il pagamento di forniture di attrezzature fatte dalla società. Qualora le scadenze dei pagamenti non erano rispettate, gli indagati davano vita ad una vera e propria persecuzione personale, ricorrendo anche a gravi minacce nei confronti delle loro vittime che erano costrette, pur di non essere tagliati fuori da futuri rapporti commerciali, ad elargire gli interessi richiesti, talvolta facendo anche ricorso ad ulteriori prestiti. Per ostacolare l'identificazione della provenienza delittuosa del denaro, il sodalizio avrebbe trasferito le somme ricavate, ad un'azienda ubicata nella regione Lazio, esercente la stessa attività. Le perquisizioni eseguite sia presso l'abitazione della titolare dell'azienda che presso i locali della ditta hanno consentito di rinvenire e sequestrare, assegni bancari e cambiali per un importo di oltre 500.000 euro. Nel corso delle indagini sono stati acquisiti, altresì, elementi afferenti il coinvolgimento nell'illecita attività di altri due soggetti, un avvocato ed un consulente aziendale, che risultano indagati per favoreggiamento.
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