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Omicidio Bufi: tensione e polemiche al processo
15 giugno 2005

Polemiche e un pizzico di nervosismo hanno caratterizzato l'udienza del 25 maggio del Processo Bufi. Gli avvocati delle parti hanno dato vita ad un appassionante duello all'ultimo cavillo, all'ultima eccezione dove non sono mancati momenti di tensione tali da rendere necessario il richiamo all'ordine da parte del presidente della Corte d'Assise di Trani, Concetta Lucia Russi. Ma andiamo per gradi. L'inizio dell'udienza è stata contraddistinta da una lunga arringa di Domenico di Terlizzi, avvocato dell'imputato Mario Domenico Bindi accusato di aver ucciso nella notte tra il 3 e 4 febbraio 1992 Anna Maria Bufi (nella foto). Il legale si è soffermato sulla lunga lista dei testimoni nominati dall'avvocato di parte civile Bepi Maralfa, perché, a suo dire, sarebbero: “Non pertinenti, superflui ed irrilevanti”. La difesa ha continuato chiedendo la revoca dell'audizione degli stessi perché, per alcuni in particolare, si sarebbe rischiato di trasformare un processo così drammatico in una “lite condominiale da fare al Giudice di Pace”. Dopo circa un'ora e mezzo di Camera di consiglio la Corte ha deciso per la revoca sull'ammissibilità di alcune testimonianze ritenute superflue poiché attengono soltanto alla personalità dell'imputato. Successivamente si è passati all'ascolto di alcuni testimoni. Il primo è stato il dott. Enrico Maria Gallo, dirigente del ministero della Giustizia che all'epoca dei fatti, teneva il registro delle intercettazioni telefoniche, registro all'interno del quale venivano annotate tutte le telefonate sottoposte ad intercettazione. La questione principale riguarda il numero delle bobine usate per intercettare le telefonate in entrata e uscita dalla casa del Bindi ma, a causa di una serie di disguidi e di sviste, il dott. Gallo ha spiegato alla Corte che in realtà la prassi dell'epoca comportava un utilizzo di bobine doppio rispetto a quelle effettivamente utilizzate. Ciò significa in realtà che le bobine erano soltanto due e venivano custodite in cassaforte a disposizione dell'Autorità giudiziaria. Le altre due, che non si sono mai trovate, venivano restituite alla Polizia Giudiziaria la quale, così come affermato dallo stesso Gallo, per “prassi” venivano smagnetizzate per poi essere nuovamente utilizzate per altre intercettazioni. Dopo la testimonianza del tutto irrilevante del brigadiere in pensione Mario Verricello, il quale ha dichiarato di non ricordare assolutamente nulla del drammatico episodio che sconvolse la comunità molfettese 13 anni or sono, la situazione (e i toni) sono cambiati allorquando la parte civile ha chiesto alla Corte di poter riascoltare una conversazione tra due amici del Bindi: Scardigno e Nanna nella quale, a detta dello stesso Maralfa si dovrebbe ascoltare in termini per metà dialettali e per metà in italiano la frase “Cosa ho fatto? Ho ucciso Anna Maria”. Della stessa opinione non è stata la consulente tecnica nominata dalla Corte, dott.ssa Tricarico che ha affermato di “non avere sentito più niente”. A ciò è seguita la risposta della difesa che ha dichiarato di non aver problemi a far sentire alla Corte il contenuto della cassetta che è stata sottoposta ad una consulenza di un illustre professore specializzato nella materia: il dott. Mastronardi. Il Di Terlizzi ha continuato affermando che in realtà si percepisce qualcosa ma non quello che ha affermato la parte civile. Successivamente è arrivato il turno di Vincenzo Muschitello, insegnante di educazione fisica che ha prestato servizio assieme al Bindi in un liceo di Bari. Anche in questo caso l'audizione dello stesso non ha dato spunti rilevanti a chiarire il caso. Oltre a Rosalia Squeo e a Pasquale Cascarano è stata ascoltata anche Donatella Panunzio che nel lontano 1984 svolse la mansione di baby sitter presso l'abitazione dei coniugi Bindi, il quale, una sera tornando a casa, alla stessa avrebbe fatto delle avances fino a toccarle il seno. La Panunzio poi ha replicato dicendo che dopo averlo redarguito il Bindi “ha abbassato le mani ed è stato tranquillo”. Si è cercato ancora una volta di entrare nella vita, nella personalità, nel carattere e nelle abitudini di Domenico Bindi per cercare di capirne la personalità e quindi tentare di arrivare, in tempi che purtroppo non possiamo assolutamente definire brevi, alla verità. Prossima udienza il 22 giugno. Alessandro de Gioia
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