Omicidio Bufi, nessuna traccia biologica nell’auto di Bindi
MOLFETTA – 28.1.2002
Nessuna traccia “biologica” compatibile col il Dna di Annamaria Bufi nella Renault 21 Nevada dell’ex professore di educazione fisica 54enne Domenico Marino Bindi. E’ questo il risultato della perizia condotta con l’impiego della sostanza chimica “Luminol” dal Racis (Raggruppamento carabinieri investigazioni scientifiche) di Roma, sull’autovettura dell’indiziato dell’omicidio della ragazza di 23 anni, trovata morta la notte del 3 febbraio ’92, sulla SS 16 Bis con il cranio fracassato.
Il risultato della perizia verrà presentato, dal maresciallo del Racis, Guido Vespi, l’8 febbraio al Gup del Tribunale di Trani, Maria Teresa Giancaspro. Il Racis ha rilevato tracce biologiche “ascrivibili a un soggetto maschile, non compatibile, pertanto, con il Dna della Bufi”.
Un risultato positivo della perizia avrebbe rappresentato per Bindi una prova schiacciante della sua responsabilità nell’assassinio della ragazza, sua amante da quando lei aveva 14 anni.
Secondo il Pm, Francesco Bretone, che ha riaperto il caso per la terza volta dopo 10 anni, Annamaria sarebbe stata uccisa in una villa di campagna e poi trasportata sulla SS16. L’inchiesta ora, con l’acquisizione di questo risultato, appare vicina alla conclusione. Sulla base delle prove raccolte si dovrà poi stabilire la colpevolezza o meno del Bindi che, dopo essere stato in carcere e in ospedale, ora ha riottenuto la libertà per la decorrenza dei termini della custodia cautelare.