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Oleificio Cooperativo, i soci scelgono la continuità Conclusa positivamente una delicata fase dell'azienda
15 marzo 2002

Il rinnovo degli organi amministrativi dell'Oleificio Cooperativo di Molfetta non è stato un normale avvicendamento, sia pure con la inevitabile coda di polemiche. E' stata una vicenda dalle diverse chiavi di lettura, in cui non si sono risparmiate batterie di ogni genere, con immancabili attacchi personali e accuse al vetriolo. Per capire questa storia bisogna partire dall'oggetto del contendere. La “Cooperativa” è uno dei più importanti oleifici del territorio, che negli ultimi anni col marchio “Goccia di sole”, si è conquistato, nonostante le difficoltà strutturali del mercato dell'olio, segmenti di mercato importanti, grazie ad un prodotto eccellente, riconosciuto ai massimi livelli nazionali e internazionali, sovente citato in pubblicazioni e riviste specializzate. Da solo il marchio “Goccia di sole” rende più di mezzo milione di euro (circa un miliardo di lire), ed è quindi appetibile. Un'altra questione da considerare è il “contesto ambientale”, velatamente politico. Alcuni soci, notoriamente vicini al centrodestra, adombrando motivazioni gestionali, secondo altri dal sapore strumentale, si sono sentiti forti e pronti a dare l'assalto all'oleificio, considerato, a torto o a ragione, l'ultimo feudo del centrosinistra locale, e quindi non organico al pensiero unico del “governo a rete”. Il momento era quello buono anche per un altro motivo: un disavanzo di gestione nell'esercizio 2000-2001 di circa 400 milioni, maturato in un'annata sfavorevole per la produzione, sia per cause cicliche (annata di scarica seguente ad una di elevata produzione) sia climatiche (siccità). Un dato: nel 2001 alla “Cooperativa” i soci hanno conferito circa 16 mila quintali di olive, il 75% in meno rispetto all'anno precedente. La battaglia inizia in estate in previsione di due appuntamenti: la presentazione del bilancio consuntivo per l'esercizio 2000-2001, il 31 agosto dell'anno scorso e rinnovo triennale delle cariche sociali. Nuovi pretendenti reclamavano soluzioni di discontinuità con la dirigenza uscente, trovando una sponda nella relazione del Collegio Sindacale sul bilancio. L'organo di controllo in virtù del disavanzo di circa 400 milioni di lire, esprimeva contrarietà al bilancio stesso ritenendo non congrua la svalutazione di un credito non esigibile che la “Cooperativa” vanta nei confronti del Cios (Consorzio italiano oleifici sociali), un ente sottoposto a procedura fallimentare. Per i non esperti: i crediti non esigibili nei bilanci vengono iscritti tra le passività in tutto o in parte se si prevede un qualche rientro. Per molti, tali valutazioni rispondevano al solo obiettivo di screditare la dirigenza in carica e minare il rapporto fiduciario con i soci. Gli amministratori rispondevano che in base ad una serie di elementi accertati da legali e tecnici contabili, c'erano tutte le condizioni per un rientro del credito. Di qui la scelta di tenerne conto in bilancio. La spaccatura tra gli organi statutari e le relative polemiche producevano incertezze tra gli agricoltori, alimentate da voci di dissesti finanziari. Questa situazione turbolenta spingeva gli amministratori ad evitare la resa dei conti per cui fu accolta la proposta di rinviare ogni cosa ad un'assemblea che si sarebbe tenuta dopo la campagna della raccolta delle olive. Inoltre, per motivi di salute e per evitare altre turbolenze il dott. Gianbattista Mastropierro decise di lasciare la carica di presidente, sostituito dal prof. Arturo de Nichilo. In quella occasione lo stesso Mastropierro dichiarò: “Non è un abbandono, come qualcuno cerca di far credere. Rimango vicino all'oleificio come semplice socio e, se richiesta e gradita, la mia collaborazione sarà sempre garantita. Spero che queste polemiche cessino del tutto, perché ledono gli interessi di un'azienda che ho avuto l'onore di presiedere e che rappresenta degnamente e con orgoglio non solo il settore agricolo, ma anche l'intera città in Italia e all'estero”. La travagliata vicenda ha avuto il suo epilogo prima il 19 dicembre scorso con l'approvazione del bilancio proposto dall'amministrazione (solo 5 voti contrari) e la ricapitalizzazione dell'Oleificio per assorbire il disavanzo, infine, il 23 febbraio, quando i soci hanno rinnovato le cariche, con l'elezione dei nuovi amministratori nel segno della continuità. Assalto respinto, dunque. In termini calcistici la gara è finita 2-1, con un sospiro di sollievo per i vincitori e qualche rimpianto per i vinti. Questo il nuoco Consiglio di amministrazione: prof. Arturo de Nichilo (presidente), prof. Francesco Allegretta, Michele Caldarola, Antonio Caputi, Antonio De Bari, ing. Pietro De Gennaro, p.a. Saverio Mastropasqua, Antonio Petruzzella, Giuseppe Patimo; Collegio sindacale: dott. Crescenzo Marino (presidente), dott. Luciano Casamassima, prof. Domenico Picca. Francesco del Rosso
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