Nuovo teatro comunale a Molfetta: si farà. Le immagini e il video della nuova struttura
Entro maggio dovrebbe essere affidato l'incarico per la redazione del progetto esecutivo. Ma non mancano le perplessità di artisti e operatori culturali
MOLFETTA - «È pleonastico chiedermi se condivido l’idea della realizzazione di un teatro» ha affermato Michele Mirabella, intervenendo alla presentazione del progetto di fattibilità del teatro comunale a Molfetta, che si è tenuta questa mattina presso la Cittadella degli Artisti.
Un progetto, redatto dall’ingegner Alberto Marsano e approvato dalla Giunta Minervini, che è apparso interessante ma che, al tempo stesso, ha raccolto alcune perplessità da parte dello stesso Michele Mirabella e, a margine dell’incontro, da parte di diversi “addetti ai lavori”. Del resto nella nota stampa di invito alla manifestazione è stato precisato che il progetto esecutivo “verrà adeguato con gli operatori culturali, gli addetti ai lavori e la città intera”.
Veniamo, dunque all’incontro al quale, oltre a Michele Mirabella e al progettista Angelo Marsano, hanno preso parte il sindaco Tommaso Minervini, gli assessori Sara Allegretta e Mariano Caputo, i presidenti delle commissioni Lavori pubblici e Cultura, rispettivamente Peppino De Nicolò e Leo Binetti.
In platea, il presidente del Consiglio comunale Nicola Piergiovanni ed esponenti del panorama culturale e artistico della nostra città.
Una data, quella odierna, non scelta a caso ma coincidente con l’anniversario della demolizione del Politeama Attanasio.
Il Sindaco ha ripercorso la storia del teatro nella nostra città, evidenziando la creazione del primo (e unico) teatro comunale cittadino nel 1810, struttura demolita nel 1902. Da quel momento in città si è potuto contare sulla presenza di una serie di teatri privati, almeno fino al 1957 (anno della demolizione dell’ultimo teatro presente a Molfetta, il teatro La Fenice).
«La città si sta risvegliando sul piano socio-economico – ha sottolineato Tommaso Minervini – stiamo avendo la capacità di mettere insieme persone diverse, di avere una grande coesione sociale tra Consiglio comunale e città». Risveglio che, se ne è mostrato convinto il primo cittadino, non può che coincidere con questa opera. Evidenziati gli sforzi profusi per rivedere il bilancio
Più volte sia il Sindaco, sia l’assessore alla Cultura Sara Allegretta hanno definito la realizzazione del teatro comunale «un sogno che diventa realtà».
L’assessore Allegretta ha rimarcato la necessità di dotare Molfetta di una adeguata struttura teatrale, anche alla luce dei positivi riscontri di partecipazione a diversi spettacoli. Una struttura che, secondo l’Assessore alla Cultura, sarà un luogo in cui incontrarsi, confrontarsi. Ha concluso il suo intervento rimarcando che «i sogni servono a poter avere degli obiettivi e poterli raggiungere».
Un progetto sicuramente imponente: l’edificio occuperà una superficie di 3000 mq, avrà un’altezza di circa 16 metri, 1200 posti tra platea e balconata, due foyer (uno per ogni lato della sala), una sala prove attrezzata con un montacarichi e una scala con accesso diretto dall’esterno (l’intento è quello di consentire l’ingresso in scena dall’esterno fin sul palco di attrezzature ingombranti), l’area esterna sarà destinata a parcheggio.
Come ha evidenziato l’ingegner Marsano il progetto tiene conto delle norme antisismiche e di sicurezza, privilegia l’uso di materiali come legno lamellare e vetro, materiali mobili, materiali che a fine d’opera sono facilmente riciclabili, materiali che sono eco-sostenibili mentre la copertura ingloberà pannelli fotovoltaici.
Quali sono, allora, le perplessità, sia pure espresse con intento costruttivo, emerse dall’intervento di Michele Mirabella?
Prima di tutto il timore di creare un “non – luogo”: «Fate questo teatro, ma teatro deve essere. – ha affermato Mirabella – Un teatro va pensato, va immaginato. Perché il pubblico sia in un teatro, non in un supermercato riadattato, in un non – luogo. Il teatro ha una sua fisionomia. Molfetta diventerà una città pilota, se farà un teatro. Il teatro ha delle connotazioni semiotiche, cioè delle caratteristiche inconfondibili, da sempre. Per i Greci il teatro era la società. Noi siamo figli di quella cultura».
Altre perplessità hanno suscitato il palcoscenico, considerato troppo piccolo con i suoi 6,50 metri di altezza e 180 mq di estensione, e il golfo mistico (cioè la buca riservata all’orchestra) che potrebbe ospitare sino a 50 musicisti («nessuna orchestra moderna ha meno di cinquanta musicisti» ha precisato Mirabella).
Tra i suoi suggerimenti anche quello di ridimensionare il numero di posti per gli spettatori, poiché sarebbe difficile riuscire a occupare costantemente una struttura così ampia. Gli spazi potrebbero, a questo punto, essere recuperati a vantaggio delle esigenze tecniche.
Da evidenziare anche la sua proposta di intitolare il nascente teatro a Beniamino Finocchiaro.
L’assessore Mariano Caputo ha assicurato di voler “far tesoro” dei suggerimenti del professor Mirabella ma ha ribadito «Io vedo il teatro non solo dal punto di vista culturale ma anche come servizio. Stiamo dando attuazione alla pianificazione di servizi nelle nostre periferie».
Sulla stessa linea l’ingegnere Marsano (al quale sarebbe stata richiesta la progettazione di un “luogo polifunzionale”) che pur definendo giuste le valutazioni tecniche proposte dal professor Mirabella, ha precisato: «ma noi non ci siamo approcciati a voler guardare un teatro solo per un determinato tipo di spettacoli, abbiamo voluto guardare a questo enorme contenitore culturale perché fosse l’espressione della cultura che per tanto tempo è mancata.
Oggi abbiamo pensato qualcosa che si proiettasse verso il progresso sociale. Il progresso sociale non è solo guardare l’opera lirica. È avere un contenitore dove poter sviluppare cultura, eventi, convegni laboratori, opere liriche minimaliste. Non ci siamo fatti condurre verso le forme oramai che sono tradizione del teatro. No, abbiamo voluto invece quelle forme che sono l’espressione naturale di alcune performance acustiche, le performance della visibilità, le performance dei materiali che abbiamo voluto utilizzare. Non possiamo solo fare cultura con il teatro, dobbiamo rispondere ad altre richieste che vi vengono anche dal “mercato della cultura”».
Le parole chiave, a questo punto, sono apparse “modernità” e “polifunzionalità”; certo nessuno può pensare di dotare Molfetta di un teatro con gli stucchi del Petruzzelli o gli affreschi del San Carlo ma realizzare un teatro in cui poter mettere in scena un musical, con un allestimento degno di questo nome, sì (soprattutto se si progetta una struttura che possa ospitare milleduecento spettatori).
Giustamente, il Sindaco ha sottolineato come, per aprire «una vera, sana, costruttiva discussione» fosse necessario avere un progetto concreto. Oggi, dunque, si sarebbe avviato questo «percorso entusiasmante di confronto sul teatro» che dovrebbe portare alla redazione di un progetto esecutivo rispondente alle reali esigenze.
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Autore: Isabella de Pinto