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“No” alla guerra, Molfetta in piazza contro la violenza
15 dicembre 2002

In occasione dell'anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo (10 dicembre 1948), Molfetta è scesa in piazza (nella foto), come 260 città italiane. Dietro la manifestazione pacifista l'impegno, lo spirito, il cuore, di tanti volontari giovani e meno giovani, che credono e vogliono “un mondo basato sulla giustizia e solidarietà, ripudiando la violenza, il terrorismo e la guerra, come strumenti per risolvere le contese tra gli uomini e gli stati…'' E' proprio con queste parole che comincia l'appello lanciato da Emergency, l'organizzazione pacifista, che in attesa di sede, sta diventando una nuova e speriamo sempre più nostra realtà cittadina. Oltre Emergency, Cobas Scuola, Fgci, Molfetta Social forum, Studenti e Studentesse in movimento, c'erano proprio tutti martedì 10 all'altezza Galleria Patrioti molfettesi di Corso Umberto, per promuovere una iniziativa che va al di là dell'ambito politico e dei rigidi schieramenti. Era allestito uno stand con bandiere, striscioni, banchetti, per invitare i cittadini molfettesi a manifestare la loro contrarietà alla guerra (con o senza legittimazione dell'Onu!) tramite la raccolta di firme e la partecipazione al corteo cittadino di sabato 14. E i cittadini hanno risposto bene. A fare da sfondo al via vai di gente e al messaggio slogan proposto: “Basta guerra, basta morti, basta vittime”, le luci e l'aria natalizia che si respira in questi giorni, quale momento migliore per ricordare a tutti, alle famiglie, ai Comuni, alle istituzioni, alle parrocchie, alle associazioni, alle scuole di essere testimoni di pace. “Questo no alla guerra, che si sta ribadendo in occasione della giornata mondiale dei diritti dell'uomo, è solo un pezzo di manifestazione del pacifismo molfettese”- ci spiega Ferri Cormio (Emergency) - “che continuerà ad unire sempre tante forze umane ed organizzative, nell'intento anche di non frammentare gli insegnamenti che ci ha lasciato in eredità una figura carismatica come quella di Don Tonino Bello; cercare di collegare quei “fili” tra la sfera laica e quella cattolica, che si sono momentaneamente interrotti dalla sua morte, è anche il nostro compito”. Antonio Campo continua: “Bisogna che in questa città ci sia più fermento, promovendo più interventi nelle scuole, proiezioni, dibattiti con studenti, con l'obiettivo di portare a conoscenza le diverse facce e brutalità della guerra, raccogliendo risorse , fondi, firme, stando proprio come ora in strada tra la gente”. Ferri e Campo hanno ricordato insieme l'ex consigliere comunale, Nino Freda, che alla sua morte volle che al posto dei fiori, venissero fatte donazioni per sostenere le motivazioni sociali e politiche proprio di “Emergency”. Dunque si lavora instancabilmente sulla comunicazione, sul dialogo, sulla fantasia, sull'intelligenza, sul binomio cultura-storia, su ciò che molte volte, e anzi troppo spesso, si crede utopia e retorica, ma che in realtà costituisce una forza. La musica, il teatro, la poesia, cioè attività promosse anche in queste manifestazioni dai “portatori di pace” servono per unire, per scuotere coscienze, sensibilizzare e far capire che basta un piccolo gesto, che se compiuto da tutti, come quello di esporre un piccolo straccio bianco, può contribuire a far comprendere agli Stati che la pace è davvero possibile. E' ciò che crede anche Giulio Bufi (Social forum) e ci dice che è in piazza per “manifestare contro una guerra che è globale, dall'Iraq alla ormai dimenticata guerra in Nigeria fino in Occidente dove vengono violati ogni giorno i diritti fondamentali riguardanti il lavoro, l'ambiente, la sanità, la scuola”. Dunque una firma, uno straccio, una bandiera, sono il modo migliore per tenere i paesi, compresa l'Italia, fuori dal sangue e dalla violenza, ricordando che la sacralità della vita dell'uomo, la sua libertà, i suoi diritti rimangono ancora obiettivi da raggiungere in molte parti del mondo. Laura Amoruso
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