Nicola Piergiovanni: momenti lunghissimi di paura, ma quella notte ci ha ricordato che siamo una straordinaria comunità di mare
L'angoscia dei parenti
Sono stati momenti difficili, carichi di tensione e ansia aggravati dalla frustrazione di non poter far nulla per aiutare tutti i molfettesi che a bordo del traghetto stavano facendo il massimo per recuperare una situazione molto difficile e mettere in salvo tutti i passeggeri. Momenti drammatici, ai quali purtroppo la nostra città è abituata: siamo gente di mare. Nicola Piergiovanni, presidente del consiglio comunale, volto noto della politica molfettese (Sel), ha vissuto con un sovrappiù di angoscia la lunga notte del traghetto Norman Atlantic in fiamme: all’inquietudine dell’uomo delle istituzioni si è unita quella umana per la presenza a bordo del cognato Angelo De Candia, 58 anni nostromo. Suo cognato e 10 molfettesi in tutto, il traghetto in fiamme, il mare forza 8: una città col fiato sospeso... «La drammatica vicenda del Norman Atlantic ci ha ricordato che siamo una città di mare, una comunità di uomini e donne che tra le onde ci vivono, fronteggiando mille insidie e sostenendo altrettanti sacrifici. E’ così da secoli: il sale lo abbiamo nelle vene e sappiamo anche, purtroppo, che a volte questo è un tipo di vita che riserva grandi dolori. La città ha seguito con grandissima partecipazione tutte le fasi del salvataggio e alla fine abbiamo tirato tutti quanti un gran sospiro di sollievo. Anche io da un punto di vista personale ho vissuto momenti di grandissima inquietudine. Era inevitabile». Al suo ritorno ha definito suo cognato eroe. «Angelo è stato un eroe. Lui come tutti i molfettesi a bordo che con il resto dell’equipaggio hanno fatto qualcosa di straordinario, fronteggiando una situazione che in alcuni momenti è apparsa disperata e continuando a lavorare instancabili malgrado il cuore fosse tutto verso i propri cari che li aspettavano a Molfetta. Spesso non ci pensiamo ma questi nostri padri, questi nostri figli, questi nostri fratelli che ogni giorno lavorano e faticano per il bene della propria famiglia, sono uomini di grandissima qualità. Professionisti eccezionali, molfettesi che portano tutte le loro qualità in giro per il mondo venendo sempre apprezzati. E’ giusto ricordare l’attività quotidiana di questi lavoratori». Cosa l’ha colpita di più dell’intera vicenda? «Probabilmente il fatto che Angelo e gli altri non hanno smesso nemmeno per un istante di fare il proprio dovere. In tempi difficili come questi, il loro è stato un bellissimo messaggio: lavorare fino all’ultimo, a servizio di tutti i passeggeri per far sì che davvero tutti quanti possano tornare a casa. Fantastico. Anche perché dobbiamo tenere conto delle difficoltà nelle quali hanno operato. Lo ripeto: celebriamo la grandissima professionalità della nostra gente di mare». Comunità, mare, lavoratori: insiste molto su questi concetti. «E’ doveroso. Ritengo che questa vicenda ci debba ricordare che tra scogli e onde c’è una grande comunità di lavoratori che vive, pulsa e crea economia. Il mare rappresenta qualcosa di speciale per noi molfettesi. E’ stato sempre così, ma al di là del significato più profondo della questione, bisognerebbe ricordare anche che oggi moltissimi nostri giovani hanno ripreso la via del mare tornando a riprendersi il libretto marittimo. Il mare torna a essere un’importante frontiera lavorativa. E’ un aspetto sul quale tutti noi dobbiamo riflettere».
Autore: Onofrio Bellifemine