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Nicola Piergiovanni: a Molfetta il Pd ha retto, non abbiamo commesso errori Ora cerchiamo l’unità a sinistra
15 marzo 2018

Il presidente del consiglio comunale di Molfetta, Nicola Piergiovanni, è sceso in campo con il PD al collegio plurinominale della Camera, ma, pur avendo ottenuto un buon risultato, non è stato eletto ed ha subìto l’ondata grillina. “Quindici” lo ha intervistato sul risultato elettorale e sulle prospettive future anche a Molfetta. Un commento al voto e al suo risultato. «Sul piano generale il voto ha certamente premiato quelle forze anti-sistema che, evidentemente, hanno saputo interpretare meglio la rabbia e l’indignazione dei cittadini per la grave crisi economica che ha colpito l’Italia in questi anni, proponendo soluzioni che saranno certamente impraticabili ma che sono sembrate credibili agli occhi della maggioranza degli elettori. Il Partito Democratico che si è assunto in questi anni la responsabilità di garantire al nostro Paese un governo, compiendo certamente anche molti errori ma portando l’Italia fuori dalla crisi economica, ha pagato in termini di consenso questo suo atteggiamento serio e responsabile, non riuscendo a fermare l’ondata rappresentata, soprattutto nel Sud, dal Movimento 5 Stelle. Per quanto riguarda il mio risultato, posso dire di essere moderatamente soddisfatto. È chiaro che abbiamo perso e quindi non c’è proprio nulla da festeggiare, ma il PD di Molfetta, evidentemente anche grazie alle candidature che ha messo in campo, ha ottenuto una percentuale di voti di gran lunga superiore a quella ottenuta a livello nazionale, regionale e provinciale. Non potevamo certo fermare il vento con le mani, ma qui il centrosinistra ha retto a differenza di molte altre parti d’Italia e della stessa Puglia in cui è stato sostanzialmente travolto». L’assenza di una rappresentanza di Molfetta sarà un problema? «Certamente avere un rappresentante locale nelle istituzioni è un valore aggiunto perché, conoscendo direttamente le diverse problematiche del territorio, può intervenire con maggiore tempestività e consapevolezza. Per questo in campagna elettorale, abbiamo battuto molto su questo aspetto ma gli elettori hanno fatto altre scelte e quando “parlano le matite” hanno sempre ragione e bisogna rispettare l’esito del voto». Come spiega il successo dei 5 Stelle, se lo aspettava? «Girando molto, come faccio sempre in campagna elettorale, avevo ben chiaro che i 5 stelle avrebbero ottenuto un risultato molto importante. Dopo tanti anni di crisi economica e con una ripresa che viene segnalata da tutti gli indicatori statistici, ma che non appare ancora evidente per i cittadini, gli elettori volevano cambiare e si sono fidati delle promesse mirabolanti di Di Maio e Grillo, come il reddito di cittadinanza. Ora il Movimento 5 Stelle ha il dovere di rispettare gli impegni presi in campagna elettorale con i cittadini e dovrà passare dalla protesta all’azione concreta di governo. Sono curioso di vedere come se la caveranno. Di sicuro capiranno che tra protestare in piazza e governare c’è una gran bella differenza». Se si votasse domani cosa succederebbe: fareste un accordo con i 5 Stelle? Emiliano lo vuole. «Io credo che vada sempre rispettato il responso delle urne e gli elettori hanno chiaramente indicato al Partito Democratico la strada dell’opposizione. Il sostegno ad un governo del Movimento 5 Stelle sarebbe per molti nostri elettori incomprensibile, visto che in questi anni si è potuta verificare la distanza enorme tra le nostre due proposte politiche su tantissimi argomenti. Quindi, dal mio punto di vista, non c’è altra strada per il PD che non sia l’opposizione. Spetta ad altri, questa volta, assumersi la responsabilità del governo. Questa è la mia idea, ma rispetto quella di chi, come il Presidente Emiliano, ritiene che tirarsi fuori in questo momento significherebbe consentire una saldatura pericolosa tra Lega e Movimento 5 Stelle. Per questo, per discutere di una scelta così importante, ho avanzato la proposta di un referendum tra gli iscritti del PD». Ha parlato di un referendum fra gli iscritti. Per che cosa? «Si è avviato un dibattito interno al nostro partito sulla decisione da assumere in ordine alla eventualità di sostenere, dall’esterno, un governo “a 5 stelle”. Su questo si stanno contrapponendo diverse idee e io credo giusto che ad esprimersi siano innanzitutto i nostri iscritti e i nostri militanti che devono tornare a decidere e a contare nelle sezioni. Per questo credo che una grande consultazione sia la strada migliore da percorrere». Come vi rapporterete con le due parlamentari grilline elette? «Con il massimo rispetto istituzionale dal momento che rappresentano e rappresenteranno il nostro territorio in Parlamento. Non abbiamo mai avuto il piacere di conoscerle e di confrontarci con loro sui problemi di questa città, né in campagna elettorale né prima, ma sono certo che ora saranno attente alle nostre istanze e a quelle di tutti i cittadini molfettesi, in modo che si possa collaborare, ciascuno per quanto di propria competenza, per lo sviluppo della città e di tutto questo territorio». Quali sono stati gli errori del Pd di Molfetta? «Credo che il PD di Molfetta non abbia commesso errori in questa campagna elettorale. Anche grazie al radicamento dei candidati locali, il PD di Molfetta ha ottenuto una percentuale di voti ben superiore a quella ottenuta dal partito a livello provinciale, regionale e nazionale. Il PD di Molfetta, quindi, pur nella sconfitta innegabile, ha ottenuto un risultato che dimostra la forza e la compattezza della squadra messa in campo, capace di aprirsi anche al contributo della società civile e delle realtà civiche presenti. Il nostro partito ha pagato, piuttosto, il vento contrario che in tutta Italia ha spirato forte contro il centrosinistra. E contro questo vento c’era davvero poco da fare». Secondo lei Renzi deve andare via (si è dimesso, ma è ancora presente)? «Renzi ha già formalizzato le sue dimissioni e sono certo che non farà passi indietro. Questa sconfitta non è solo colpa sua, ovviamente, ma è giusto che dinnanzi a un tracollo così rilevante a livello nazionale il segretario del partito si assuma fino in fondo le sue responsabilità. Ho trovato molto corrette le sue dimissioni, presentate 24 ore dopo il voto. Ora per il Partito Democratico si aprirà una fase nuova che mi auguro sia caratterizzata da una ritrovata centralità, nel dibattito interno, degli iscritti, dei militanti e dei territori che rappresentano la forza del nostro Partito». Cosa cambia dopo il voto per l’amministrazione comunale? «Nulla. Il voto politico non ha né potrebbe avere alcuna ricaduta negativa sull’amministrazione comunale. Il risultato elettorale dimostra comunque che esiste una comunità coesa che lavora e si impegna al fianco del sindaco Tommaso Minervini per il raggiungimento di importanti risultati amministrativi come quelli che abbiamo già ottenuto». Cosa cambia per la sinistra ora: ognuno per conto proprio oppure è possibile una ricostruzione di una unità a sinistra in Italia e a Molfetta? «Io credo che sia indispensabile una ricostruzione del centrosinistra, a tutti i livelli. E, per quello che potrà essere il mio contributo, mi impegnerò perché possa essere possibile». F. de S. © Riproduzione riservata

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