Nel 1667 il sequestro della chiesa della Madonna dei Martiri
È noto che nel corso del XVII sec. alcuni Vescovi di Molfetta (Francesco de Marinis e Carlo Loffredi) erano spesso coinvolti nel contrabbando di olio, mandorle e altri generi suscettibili di diritti della Dogana. Essi usavano spesso i locali della chiesa della Madonna dei Martiri, appartenenti alla Mensa Vescovile di Molfetta, per i loro affari, facendosi scudo con le immunità ecclesiali. Nel 1667, sulla scorta di qualche denunzia anonima, la Regia Udienza di Trani inviò un squadra di guardie, al comando di un funzionario, a controllare il complesso della chiesa della Madonna dei Martiri. TESTIMONIANZA DEL SACERDOTE DON GIUSEPPE PICCA DI ANNI 61, MORTO NEL 1681 Ieri sera verso le 22 incirca stando io nella Madonna dei Martiri, insieme con don Giuseppe Turco, Giuseppe della Zoccona, Felice Altomare, ed altri; intesimo battere le porte del cortile di detta chiesa, ed assendo andati noi a vedere, chi era, trovassimo una squadra di soldati dell’Audienza di Trani, quale ci dissero ch’havessimo aperto la porta perché voleva entrare l’Audiente Mirabella, et havendoli noi risposto, che non potevamo aprire, essi minacciarono di voler scalare le fabbriche, come in effetti in presenza nostra cinque di detti soldati salirono sopra le fabbriche, e scesero dentro il cortile della detta Madonna, et aprirono le porte e fecero entrare il sopradetto Audiente, lo scrivano, e il resto della squadra; et essendo entrati il sudetto Audiente diede ordine alli soldati, ch’avessero archibuggiato alcuni laici che v’ erano dentro il detto cortile della Madonna, e ch’havessero rotto e scassato le porte delle stanze et delle camere che vi sono in detta Madonna per fare alcune diligenze; don Giuseppe Turco ed io ci frapposimo à non far danneggiare quei poveri laici; e don Giuseppe Turco si offerse aprire tutte le porte per non farle scassare, come di fatto l’aprì tutte; e detto Audiente insieme con li detti soldati vidde quanti vi era in dette camere, e perché v’erano alcune amendole, noi dissimo ch’erano effetti del Duca di Andria, quale non le teneva in detto luogo per farne contrabanni, ma per estrarle per mezzo della Doana con tutti li requisiti, e circostanze che ricercano gl’ordini Regi; e che ne stavano intesi (conforme veramente è la verità) tutti i Ministri, Officiali, et Interessati, così della Doana, come di tutti gl’altri pagamenti, che sogliono pagarsi; doppo detto Audiente lasciò cinque soldati di guardia, con ordine che non facessero entrare, ne uscire alcuno dalla Madonna ne facessero muovere cosa alcuna delle robbe che v’erano; et essendo partito il detto Audiente dalla Madonna, io e don Giuseppe Turco con molte preghiere ottenimmo licenza dalli detti soldati, e ce ne venimmo alla Città. Questa mattina poi essendo io andato di nuovo alla Madonna per dir messa, ho incontrato per strada don Berardino Maffei, quale mi disse che li soldati che stavano là di guardia, non permettevano ad alcuno entrare in detta Madonna, e che però egli se ne tornava indietro senza haver detto messa; con tutto ciò io andai alla Madonna, et avendo trovato le porte serrate, vidi che ci stava molta gente, che conforme il solito và ogni mattina per sentir messa in detta chiesa, e tutti stavano fuori la porta, perché li soldati non permettevano che alcuno fosse entrato dentro; fra questo mentre sopragiunse don Giuseppe Abbattista, Cappellano di detta Madonna, et andassimo io con detto Giuseppe Abbattista dall’altra porta a pregare detti soldati, ch’havessero aperto perché fuori v’era molta gente che volevano sentir la messa, mentre io havevo detto al detto don Giuseppe Cappellano l’impedimento che v’era e doppo molte preghiere aprirono la porta e si contarono che fussero entrato il detto Cappellano, et alcune donne ch’aspettavano fuora per udir messa, com’in effeto entrarono solamente il detto Cappellano e donne e tutti gl’huomini furono ributtati indietro, anche mastro Giuseppe Calò ch’era andato per fatigare dentro la detta Madonna in un’altare ch’havea bisogno d’accomodo, e benchè detto Cappellano havesse molto pregato detti soldati che havessero fatto entrare detto mastro Giuseppe, non fu possibile ottenere tal grazia, onde detto mastro Giuseppe fu necessitato andarsene indietro, ed io anche me ne venni indietro con tutti gl’altri maschi che erano andati per la devozione, e lasciai detti soldati che serrarono la porta e lì restarono da dentro à guardare la Madonna. Ch’è quanto posso dire senza haver detto messa. TESTIMONIANZA DI DON BERARDINO MAFFEO, SACERDOTE DI 45 ANNI, MORTO 1692 Io sono solito ogni mattina andare a dir messa alla Madonna delli Martiri, et essendo andato questa mattina ben per tempo, ho trovato le porte serrate ed avendo battuto la porta è venuto a rispondermi Giuseppe della Zoccona, che stava dentro la Madonna e m’ha detto che non poteva aprirsi là verano i soldati dell’Udienza di Trani quali tenevano le chiavi e non volevano aprire à persona alcuna, io mi trattenni una mezza ora in circa e frattanto vennero alcune donne per sentir la messa, ed io tornai di nuovo a battere la porta e venne à rispondermi don Pantaleo de Pinto, Sacristano di detta Madonna, quale mi disse similmente che non prteva aprirsi la porta mentre le chiavi le tenevano alcuni soldati dell’Udienza, che stavano dentro la Madonna e v’erano stati tutta la notte, tanto ch’esso don Pantaleo havea dormito sopra una tavola perché i soldati s’haveano servito del letto e mi disse ancora ch’esso don Pantaleo havea pregato detti soldati ch’havessero aperto la porta e fussero stati essi a vedere quelli che entravano, o ch’havessero solamente fatto entrare li sacerdoti che venivano a dir Messa e li devoti che venivano a servir messa e che detti soldati non havean voluto aprire in conto alcuno, ond’io havendo visto tal risoluzione e perché tenevo alcune coselle che dovevo dare per colazione a mastro Giuseppe Calò che dovea fatigare nella detta Madonna me ne tornai indietro, e per strada incontrai Don giuseppe Picca ed altri e li dissi quanto era accorso, quali con tutto ciò andarino verso la Madonna e doppo ho inteso che li detti soldati hanno fatto entrare solamente don Giuseppe Abbattista, Cappellano della Madonna e le donne ch’erano andate a sentir Messa, ne hanno voluto far entrare gl’huomini ma gli hanno rimandato in dietro anche mastro Giuseppe Calò ch’era andato per fatigare dentro detta chiesa e sento ch’ancora li detti soldati stanno a guardare la detta Madonna. (Giuseppe Calò stava riparando la cappella di S. Giuseppe o del Presepe). TESTIMONIANZA DI FELICE ALTOMARE DI ANNI 25 Venni ierisera da Terlizzi con del vino per uso del trappeto e incominciai a lavorare e verso le ore 22,30 sentimmo battere le due porte grandi del cortile della chiesa e usciti dal trappeto a vedere cos’era successo fu risposto da fuori che erano i soldati dell’Audienza di Trani e ordinarono di aprire le porte e con noi stavano don Giuseppe Picca, don Giuseppe Turco e don Pantaleo de Pinto cappellano della Madonna e andarono dietro alla porta dalla parte di Bisceglie e domandarono a quelli di fuori cosa volevano e risposero che volevano entrare su ordine del sig. Auditore che stava con loro, don Giuseppe Picca rifiutò di aprire in quanto questa è Chiesa ma sentimmo dei soldati che erano già entrati fracassando la porta del giardino che corrisponde al cortile dove stavamo e i soldati aprirono le porte che stavano chiuse con i ferri ma senza chiave, i soldati rovistarono tutte le camere e i trappetari col nachiero ritornarono a lavorare nel trappeto. Poco dopo i soldati entrarono nel trappeto e domandarono dov’erano le piscine d’olio e il nachiero rispose che ogni giorno l’olio prodotto lo portava a Molfetta nella casa del vescovo, i soldati continuarono a rovistare le camere – l’auditore lasciò la chiesa e fece rimanere con le porte chiuse cinque soldati e questi la mattina non volevano far uscire ne entrare nessuno per sentire la messa – io sono uscito perché è mancato il pane a noi e ai soldati mentre ieri sera ci levarono tutto il pane e vino che tenevamo nel trappeto e per questo mi hanno fatto uscire per prendere il pane – per questo sono venuto a deporre l’accaduto altrimenti non uscivo. © Riproduzione riservata