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Natale a Molfetta, tra incontri, ritorni e malinconia
04 gennaio 2025

 MOLFETTA - Nei giorni a cavallo fra Natale e l’Epifania, Molfetta assume un’altra veste, dai contorni unici. Solo a Pasqua, forse, succede qualcosa di simile. Non mi riferisco alle luci e agli eventi natalizi, bensì alla presenza di tanti molfettesi nel mondo, che solo in questi giorni sono presenti, nello stesso momento, nella propria città d’origine.

Molti di loro, infatti, tornano a Molfetta durante l’anno in alcuni periodi, scelti in base alle proprie esigenze. È solo in questi giorni, però, che si instaurano incontri collettivi, per strada, in casa o in qualche locale, in cui si rivedono, tutte insieme, le persone con cui si sono condivisi gli anni di scuola, momenti di crescita e di relazione.

Il ritorno dei molfettesi nel mondo, a Natale, è stato già rappresentato in varie forme: in versi, in articoli, ma anche in foto e opere d’arte. Ricordo una celebre copertina di “Quindici”, di alcuni anni fa, che fotografava la stella cometa alla stazione di Molfetta: un’immagine semplice e potentissima allo stesso tempo.

Si tratta di momenti gioiosi, ma anche malinconici, in linea con lo spirito più autentico del Natale. La malinconia non viene soltanto dal fatto di riconoscere in queste giornate un unicum, nel corso dell’anno, destinato di lì a poco ad essere trascinato via, insieme agli impegni lavorativi e alla routine quotidiana. In quegli incontri natalizi, in cui si rivedono tanti volti cari, che per tutto l’anno saranno separati dagli schermi dei cellulari e dei pc, si riconosce il peso di scelte e sacrifici.

Non voglio con questo dire che tutti i molfettesi in giro per l’Italia e per il mondo siano stati “costretti” a emigrare. È qualcosa di più intimo e complesso. Tantissimi hanno intrapreso percorsi consapevoli, dettati dalla voglia di inseguire strade nuove, di trovare dei posti più adatti ecc. C’è però sempre un attaccamento alla propria terra, che in qualche modo durante l’anno viene tradito, e che torna a respirare in questi giorni di ritrovo. È un legame essenziale, che ciascuno di noi vive in maniera più o meno sofferta, che descrive la perenne tensione fra la nostra identità e i nostri sogni e desideri.

Non è una tensione vissuta solo dai molfettesi che vivono fuori, ma anche da quelli che vivono in città: scegliere un posto è sempre anche precludersi delle chances, delle relazioni, dei mondi possibili. E allora non esiste una parola fine, che chiude i conti con questa partita: tanti molfettesi nel mondo decidono ad un certo punto di tornare a vivere nella propria città ed è allora che cominciano a viverne un’altra dimensione. Molfetta non è il paradiso, anzi è una città che fa ogni giorno i conti con la propria chiusura e una tendenza a cullarsi nell’inerzia senza mai spiccare il volo.

Il Natale, allora, ci racconta una tensione più profonda e generale, fra il nostro desiderio di coltivare la nostra identità e la nostra volontà di conoscere nuovi orizzonti, fra il piacere di coccolarsi nelle mura di casa e l’ebbrezza di assaporare nuovi stimoli.

Ecco che quegli angoli di strada, all’indomani del Capodanno, si riempiono di una malinconia ancor più forte: sappiamo che il giorno dopo ricomincia l’eterna partita con la nostra stoffa, con ciò che siamo. Partire è un po’ morire, dicevano gli antichi. Eppure, sappiamo che Molfetta sarà sempre lì ad aspettarci, a rendere familiare ogni mostro, a farlo diventare insensato, quando torniamo lì dove tutto è partito.

Molfetta ombelico di tutto, tradendo una citazione di Guccini, ed è in questi giorni che quel tutto lo percepiamo fino in fondo, consci del fatto che, dopo le feste, quella totalità tornerà a spaccarsi in mille percorsi, volti, storie, città.

Ogni scelta è una cesura, in cui perdiamo qualcosa, eppure sappiamo che lì a Molfetta ci sarà sempre quella pienezza onirica, che ci riconnette ai tempi di scuola, agli angoli delle strade in cui siamo cresciuti, agli amici con cui abbiamo condiviso momenti, incontri, emozioni.

L’augurio è di portare con noi per tutto l’anno un po’ di questa totalità tradita, che pure resta sempre lì, al fondo di noi stessi, a fare ciò che siamo.

Buon 2025 Molfetta.
© Riproduzione riservata

Autore: Giacomo Pisani
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