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Nasce a Molfetta l'associazione culturale Linea5. Venerdì dibattito sulle morti bianche
04 marzo 2008

MOLFETTA - Non era ancora avvenuta la tragedia della Truck Center di Molfetta con i suoi 5 morti sul lavoro che a Molfetta si costituiva l'Associazione culturale Linea5, «una proposta politica per rispondere alle necessità di operatività alternativa, riflessione critica e analisi, di quanti con la loro proposta progettuale, fanno di un luogo fisico anche uno spazio mentale, nel quale la critica al sistema capitalistico si esprime e concretizza in politiche attive supportate da interventi critici propositivi, forme alternative di aggregazione e spazi comuni di integrazione sociale». L'Associazione ha organizzato un dibattito sugli incidenti sul lavoro e in particolare alla Thyssenkrupp; ora dopo il dramma di Molfetta si parlerà anche della nostra città e delle condizioni di lavoro nelle aziende. «Nel periodo in cui si discuteva del nome da dare alla nuova formazione associativa – dice il comunicato - si consumava l'ennesima strage di lavoratori nella "Linea 5" delle acciaierie torinesi della Thyssenkrupp, vittime di una scellerata pratica che alle politiche di sicurezza sul lavoro antepone le necessità del capitale. Dopo Antonio Schiavone, morto sul colpo, nella notte tra il 5 e il 6 dicembre 2007, altri sei lavoratori avrebbero accompagnato con le loro morti i preparativi e lo svolgimento delle vacanze natalizie degli italiani, Roberto Scola, Angelo Laurino, Bruno Santino, Rocco Marzo, Rosario Rodinò, e per ultimo, il 30 dicembre, il ventiseienne Giuseppe Demasi. Si è deciso di custodire l'evento, richiamandolo nel nome dell'associazione, per non dimenticare, ma soprattutto perché il tema del lavoro sia il cardine di una riflessione e un'operatività costante e consapevole sulle quali si impernia l'attività dell'associazione. Un preciso atto di responsabilità politica e intellettuale: sottrarre la morte sul lavoro all'eccezionalità, alla casualità, per collocarle nel cuore della nostra esistenza quotidiana. La Linea 5 è dappertutto. Nell'aprile 2007 Valentino Parlato opportunamente rimproverava Prodi per aver usato l'espressione "martiri del lavoro", ritenendola fuorviante, perché trasforma in un evento eccezionale quello che è l'ordinario tributo di morti al processo di produzione capitalistico. "La quotidianità dei morti sul lavoro – scriveva Parlato – dovrebbe indurci a una considerazione più seria sul mondo nel quale viviamo e sul sistema capitalistico ancora dominante. Evitiamo di parlare di martiri e diciamoci: ordinarie, normali e previste e scontate uccisioni del nostro processo di riproduzione allargata". Queste considerazioni motivano la decisione di aprire la nostra vita associativa con l'iniziativa: “Thyssenkrupp – Ilva, sicuri da morire” che avrà luogo venerdì 7 marzo presso la Sala Turtur con la partecipazione di Ciro Argentino (Rsu – Fiom – Thyssenkrupp Torino); Ernesto Palatrasio (Slai Cobas – Ilva di Taranto); Franca Caliolo (Associazione 12 giugno – familiari vittime sul lavoro – Ilva di Taranto)».
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