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Nacque ottant' anni il “Non Mollare”, di Gaetano Salvemini
15 novembre 2005

Non mollare! Un'incitazione a resistere, a proseguire una battaglia di libertà contro l'oscurantismo e la dittatura, sognando una democrazia che sembra lontana. “Non Mollare” era anche il titolo del primo foglio clandestino antifascista, stampato in Italia nel 1925, da un gruppo di giovani studenti, tra i quali spiccano i nomi di Carlo e Nello Rosselli, Tommaso Ramorino, Ernesto Rossi e Luigi Emery. Questo gruppo di giovani liberalsocialisti che, con coraggio e determinazione, avevano deciso di non fuggire, ma di resistere alla violenza dittatoriale del governo fascista di Benito Mussolini, erano stati ispirati da un grande politico ed intellettuale, che all'epoca era loro docente presso l'Università di Firenze: Gaetano Salvemini. All'epoca cinquantunenne, Salvemini fu, per quei giovani antifascisti, un mentore, un esempio da seguire e un ispiratore di quelle idee che sarebbero state la base dell'antifascismo democratico durante tutto il ventennio. Ed è proprio in memoria di quegli eroi, troppo spesso dimenticati dalla cultura della sinistra di oggi, che è stata presentata una raccolta fotografica intitolata, appunto, “Non mollare”, corredata di interventi rievocativi di Salvemini, Rossi, Calamandrei e curata da Mimmo Franzinelli (ed. Fondazione Rosselli, pagg. 192, euro 22). La presentazione del volume si è tenuta nel Palazzo Vecchio a Firenze, la stessa città dove, ottant'anni fa vide la luce “Non mollare”. Organizzato dalla Fondazione Rosselli, l'incontro di Palazzo Vecchio è stata una straordinaria occasione di approfondimento della tematiche relative all'origine del pensiero e del movimento antifascista in Italia, nel quale si è sottolineato il ruolo straordinario che ebbe lo stesso Gaetano Salvemini. All'inizio del 1925, la compagine dei “Salveminiani” che diede vita al giornale era abbastanza esigua, comprendendo Ernesto Rossi, i fratelli Rosselli, Nello Traquandi e lo stesso Salvemini; quasi tutti provenienti dalla media borghesia e con una straordinaria formazione culturale e politica. Dagli appunti di Salvemini emerge che è stata di Nello Rosselli l'idea di intitolare il foglio clandestino “Non mollare”, avendo la meglio su chi proponeva “Il Crepuscolo”, titolo considerato troppo dimesso e rassegnato alla sconfitta. “Non mollare” portò avanti la sua battaglia per 22 numeri, dal gennaio all'ottobre del 1925, stroncato dalla sospensione delle libertà da parte della dittatura fascista con le leggi “Fascistissime”. I contenuti del giornale non erano elitari, o intellettuali ma vertevano su argomenti semplici, di ampio interesse e di immediata comprensione, in modo da essere accessibile a tutti. Bersagli abituali degli attacchi, spesso satirici ed irriverenti, erano Benito Mussolini, definito come “quel di Predappio”, epigono di Radetzky, e Vittorio Emanuele III, considerato complice del regime e indifferente di fronte alla drammatica situazione italiana. “Non Mollare” cadde a causa della denuncia di un tipografo, che costrinse i principali fautori del foglio clandestino a fuggire dall'Italia: Salvemini fu arrestato e, dopo il rilascio, costretto a fuggire per un ventennio negli Stati Uniti. Anche Rossi fu costretto a fuggire in Francia, mentre altri collaboratori del giornale, come l'ex deputato del PSU Gaetano Pilati o l'avvocato Giovanni Console furono assassinati dalle camicie nere. Anche Carlo e Nello Rosselli erano sulle liste di proscrizione dei fascisti, ma per loro la morte sarebbe arrivata dodici anni più tardi. Vito Piccininni vito.piccininni@quindici-molfetta.it
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