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Musica, arte e vino: l'enoteca De Astis fa ancora una volta tendenza a Molfetta con il “Sandro Gibellini trio”
15 novembre 2010

MOLFETTA- L’ Enoteca De Astis di Molfetta è stata teatro, durante il week-end appena trascorso, di una nuova serata all’insegna del buon vino e della buona musica.
Il Sandro Gibellini Trio ha registrato il tutto esaurito per i due set delle 21 e delle 22.30 previsti nella giornata di venerdì sera. E non poteva esser altrimenti vista la caratura degli artisti in scena. Il trio è infatti una delle formazioni più accreditate nel panorama jazz nazionale, avvalendosi della collaborazione di tre artisti dall’oramai consolidata esperienza musicale.
La chitarra di Sandro Gibellini, la batteria di Alfred Kramer e il contrabbasso di Aldo Zunino, ricreano all’interno dell’Enoteca l’atmosfera dei più famosi club jazz d’oltralpe, lasciando assaporare al pubblico il fitto gioco di “botte e risposte” dei loro strumenti, in una continua ricerca di dialogo e intesa tra i tre musici.
Nel corso del primo set il trio ha proposto una serie di brani dalle armonie calde e coinvolgenti, dando un saggio, attraverso brani inediti, dell’ultimo lavoro discograficoche sarà sul mercato a partire dal prossimo anno. Sandro Gibellini e le sue altre due “anime jazz” hanno preferito puntare invece, nel corso del secondo set, su pezzi più standardizzati e tradizionali tra i quali I got it bad di Duke Ellington, quest’ultimo tra i più importanti compositori e arrangiatori nella storia del jazz del primo Novecento, per intrattenere il pubblico più giovane, accorso numeroso in seconda serata e di cui lo stesso S. Gibellini ha apprezzato “ la grande attenzione e partecipazione”.
Il chitarrista, formatosi sul rock e sul blues , passato poi a interessarsi prevalentemente del jazz, membro per diversi anni fino al 1991 della Big Band della Rai di Milano, ha palesato inoltre i suoi complimenti nei confronti dell’organizzazione, elogiando la raffinatezza dell’ambiente scelto per la performance musicale e per un workshop di chitarra aperto a chitarristi di ogni età o anche solo appassionati del genere. Un luogo esclusivo le cui pareti, nel corso della serata,  hanno ospitato tavole con  “il mare surreale” di Roberto Braida , un mare dipinto quasi con occhi chiusi perché non vi è bisogno di occhi per tuffarsi dentro la distesa marina, quando sono i colori le porte per queste sue tele.  

E poi ancora sono i “Volti espressivi” della pittrice ginosina Mirella Bitetti a creare un sottile gioco illusorio di sguardi contro sguardi dove gli occhi rivestono il ruolo di indagatori di realtà. E sulle pareti c’è spazio anche per “Le signore dei flutti” di Valerio de Filippis . Sono esseri che il pittore napoletano scopre in una particolare fase della sua ricerca artistica, quando “ prendevano forma soggetti aventi come protagoniste le mitologiche Sirene, un mito incentrato sull’inesauribile fascino del femminile. Esse si presentano con corpi flessuosi e seducenti: raffigurate quasi sempre di spalle o con il volto celato, appaiono pervase da una strana malinconia”.
E a completare il ventaglio artistico le tecniche miste su tela di Dino Sambiasi, protagonista della personale di pittura dal titolo “Some People”, inaugurata sabato 13 novembre nel Monastero S. Croce di Bisceglie. La mostra, organizzata dall’ASS. Culturale Tempo Arte e patrocinata dal Comune della città di Bisceglie, rimarrà aperta ai visitatori fino al 28 novembre, data in cui si concluderà l’iniziativa.
Dunque musica, arte e infine vino. Nel corso dell’esibizione del trio jazz infatti, il pubblico ha potuto sorseggiare dell’ottimo vino ottenuto da uve Malvasia nere, di un colore rosso rubino intenso e da un sapore fruttato con un retrogusto di liquirizia che, pur appena accennata, lo rende unico nel suo genere.
La serata ha visto dunque interazione di varie forme artistiche, tutte indistintamente tese a creare l’armonia giusta per regalare agli ospiti in sala un’emozione particolare dai toni ricercati.
 
Tra le persone presenti anche il fotoreporter Domenico Tattoli, con all’attivo collaborazioni con la rivista Jazz it  e lavori con i più grandi musicisti jazz internazionali e non. Foto e musica sono per lui un binomio perfetto di passioni che si intrecciano e ricevono linfa l’una dall’altra. E per lui le foto sono “foto in  bianco e nero. Il bianco e nero evitano la distrazione dei colori e lasciano maggiore libertà al lavoro dell’immaginazione”.
Ed è proprio alle sue foto in bianco e nero (ringraziandoLo per la gentile concessione) che lasciamo il compito di “suonare” l’ultima nota jazz di questa serata.
 
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