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Museo Archeologico del Pulo finanziamenti a rischio  Inchiesta - Continua il rapporto "a puntate" delle intrivcate vicende della struttura per lo smaltimento dei rifiuti
15 aprile 2007

Quando si parla del Pulo, il molfettese tipo pensa alla dolina, dove andava a giocare quando era bambino, nella migliore delle ipotesi che ha potuto visitare in uno degli intervalli fra un'inaugurazione e una successiva rapida chiusura; ma il Pulo è, anzi, potrebbe essere molto altro, un fiore all'occhiello per Molfetta, se si riuscisse, per esempio, ad aprire il Museo, per cui ci sono già i reperti, quelli ritrovati durante le campagne di scavi degli ultimi dieci anni nel fondo “Azzollini”, una sede, il Lazzaretto già ristrutturato, un progetto di allestimento, anche dei finanziamenti, tanto che sarebbe un vero peccato si perdesse l'occasione di aprirlo, come pure potrebbe accadere. Per capire la storia di questo museo bisogna partire da lontano, precisamente dal 1992, quando la giunta comunale deliberò l'affidamento all'ing. Giuseppe Picca di un progetto di recupero funzionale del Lazzaretto, ex Casina Capelluti. Si pensava alla proprietà comunale come un possibile contenitore culturale non meglio identificato. Solo nel 1999, l'Archeoclub di Molfetta definì una “ipotesi di progetto” per un Museo del Pulo, che ne contesse i reperti e ne permettesse una fruizione anche dal punto di vista didattico, individuando proprio il Lazzaretto come possibile sede, data la vicinanza con la dolina, visibile dal suo terrazzo. Una proposta di museo laboratorio che, previa approvazione della Soprintendenza ai Beni Archeologici, venne recepita qualche mese dopo dall'amministrazione comunale, questa nell'estate del 2000 affidò all'architetto Antonio Conte l'incarico di progettazione e direzione dei lavori per l'allestimento museale. Toccò al commissario prefettizio Antonella Bellomo, nominato dopo la caduta della giunta di Guglielmo Minervini, approvare il progetto elaborato da Conte che aveva nel frattempo ricevuto parere favorevole dalla Soprintendenza, così che l'intero complesso venne destinato ad attività culturale tematica permanente del Museo archeologico del Pulo di Molfetta. Si trattava di trovare le risorse economiche per realizzarlo; più volte venne candidato a finanziamenti regionali, solo nel 2005, all'interno di un Accordo di Programma Quadro per i Beni e le Attività Culturali per il Territorio della Regione Puglia, si ottenne un finanziamento per l'allestimento del Pulo di Molfetta, come parte di una somma affidata al Comune di Bitonto, capofila di più progetti integrati. Disponibili i fondi, i lavori per l'allestimento interno, le strutture per l'esposizione, i pannelli esplicativi e tutto il resto furono consegnati il 6 ottobre del 2006, dopo l'espletamento di una gara pubblica, all'impresa 3F di Fusco Vincenzo & C. di Napoli, con una precisa data di scadenza, assai vicina, il 4 aprile 2007. Peccato che nel frattempo ci siano stati problemi che, quando si tratta del Pulo, quasi fosse una maledizione, non mancano mai. Dal luglio scorso la Soprintendenza ha chiesto, senza riuscirci, di poter incontrare l'Amministrazione per concordare l'affidamento degli incarichi a personale esperto nella sistemazione mussale. Il sindaco faceva sapere di voler capire bene prima l'entità delle spesa e solo a chiarimenti avvenuti avrebbe sciolto il nodo. Con tempi di realizzazione prefissati, però, e con il Comune capofila, Bitonto a cui rispondere su ritardi ed inadempienze. Solo qualche giorno fa il Comune di Molfetta è riuscito a decidere una proroga per la consegna dei lavori e questo probabilmente consentirà di non rimandare, a chissà quando e chissà come, l'apertura del museo. Si tratta ora di andare avanti, stipulando immediatamente i contratti per i catalogatori che devono provvedere alla sistemazione dei reperti, altrimenti l'attività di allestimento non può procedere e c'è il pericolo che i finanziamenti vadano perduti. La proroga dovrebbe concedere un po' di respiro, ma l'impressione è che in fondo il “sistema Pulo” non interessi che a pochi, fra cui le associazioni del territorio, comprese quelle già costituite in pool per la gestione della dolina e che sarebbero pronte anche a farsi carico anche del museo.
Autore: Lella Salvemini
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