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Murgia, no alla militarizzazione e all'inquinamento
23 novembre 2003

MOLFETTA - 23.11.2003 La Murgia è in pericolo! Un territorio che subisce la presenza di ben cinque poligoni di tiro militari, lo sversamento di rifiuti urbani triturati e di fanghi industriali, è inoltre tra i più probabili siti per lo stoccaggio nazionale di scorie nucleari. Una situazione allarmante, oggi al centro della cronaca, che può essere paragonata a quella della nostra città, ha ricordato Massimiliano Piscitelli di Legambiente (redattore di “Quindici”), all'interno della conferenza tenutasi presso la Fabbrica Sociale di S.Domenico, per la presentazione della marcia Gravina-Altamura. Il ritrovamento di discariche abusive nella zona industriale, i rifiuti tessili ritrovati in area Torre Calderina, quelli tossici e inerti segnalati a ridosso dello svincolo della 16bis, evidenziano un degrado ambientale fin troppo sottovalutato, se poi si pensa alla lunga storia dell'impianto di compostaggio sequestrato, l'emergenza ambientale si fa ancora più seria. Per questo la manifestazione dell'8 novembre è stata soprattutto un messaggio di cambiamento non solo per la zona dell'Alta Murgia ma per l'intera Puglia verso uno sviluppo sostenibile e contro le forme di inquinamento e di aggressione al territorio. Alla marcia hanno aderito molte associazioni molfettesi (come l'Arci, Studenti e Studentesse in movimento, Cobas scuola, casa della Pace, Social Forum, Legambiente …) e tale impegno, insieme a quello di altri gruppi base regionali, rappresentanti del mondo accademico e istituzionale e alle comunità locali, si oppone alla cultura della indifferenza attraverso una manifestazione pacifica, qual è stata la marcia Gravina-Altamura. La marcia, ha spiegato l'organizzatore Pietro Castoro, assume valori molteplici che si legano agli interessi di tutta la comunità, la lotta per un mondo migliore si interseca con la lotta per la salvaguardia del nostro territorio, attraverso la relazione che unisce zone litoranee con quelle murgiane. Un legame che affonda le sue radici nella storia medioevale e rinascimentale, in cui i prodotti artigianali (come le ceramiche) lavorati nell'entroterra, venivano poi esportati dai porti costieri in molte parti d'Europa. A un fatto economico-commerciale se ne aggiunge uno fisico: i fiumi sotterranei delle zona carsica della Murgia hanno da sempre alimentato i pozzi e le falde acquifere di tante città che si affacciano sul mare. Ma oggi quelle stesse acque sono avvelenate dai pesticidi delle nuove sterili colture degli spietramenti. La Murgia rappresenta il paradigma della rottura dell'alleanza di questa terra con i suoi cittadini, come ha sottolineato il rappresentante del Comitato No Nucleare di Corato, che hanno davvero “perso di vista”un patrimonio storico e naturale senza pari, e da questa disattenzione si è sviluppato il degrado e poi l'occupazione dei poligoni militari. Ma può un inestimabile sito archeologico, territorio di antichissimi fenomeni carsici, una terra dei falchi rari, un paesaggio caratterizzato fino a poco tempo fa da spazi silenti e nudi dove si innalzano i misteriosi castelli senza funzione (Castel del Monte), può preparare alla guerra?? La risposta è no! Un'altra Murgia dunque è davvero possibile, a partire dalla realizzazione del primo Parco Rurale d'Italia che non può assolutamente attendere, “bisogna proteggere questo polmone verde” - ha detto ancora Castoro,- “l'unico che può salvare la congestione delle zone litoranee ma che sta rischiando di essere travolto da uno sviluppo economico imprevedibile ma gravoso”. Una marcia dunque per esprimere tutto il dissenso , per rivendicare i diritti di tutti quegli extra-comunitari ignorati che su quell'altipiano lavorano dall'alba al tramonto, per dire no al saccheggio di quei luoghi di pace, un tempo solo crocevia di popoli e carovane, steppe per il pascolo di pecore, e si a un Parco all'insegna della pace e a progetti sociali ed economici alternativi contro una guerra economica e distruttiva che attanaglia moltissimi paesi del Sud. In memoria di quella antica alleanza e di scambio tra la gente della costa e dell'entroterra anche noi siamo coinvolti nella stessa lotta. Laura Amoruso
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