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Moustapha, un esempio di integrazione: non mi sento uno straniero a Molfetta
15 giugno 2019

Si parla tanto di integrazione della normalità e troppo poco di normalità dell’integrazione, un atteggiamento che sembra essere un’eccezione quando dovrebbe costituire la regola che fa appello al solo principio dell’umanità. L’esperienza del giovane 26enne Moustapha Danfa, di origini senegalesi, studente universitario della facoltà di Lingue dell’Università di Bari, è solo una delle innumerevoli storie che tutti dovremmo conoscere. Ti sei sentito sempre accolto nella nostra città? «Sin dall’inizio mi sono trovato bene a Molfetta, ci vivo da quasi 11 anni. All’inizio ero spiazzato dalla nuova realtà tutta diversa, specialmente per la lingua. La scuola è stata un grande aiuto: non mi ha solo insegnato la lingua, ma mi ha anche permesso di ambientarmi, di conoscere la cultura molfettese e italiana, di stringere amicizie che coltivo giorno dopo giorno». Quali erano le tue aspettative? Sono state soddisfatte? «Essendo arrivato a Molfetta quando ero molto piccolo, più che aspettative nutrivo un forte senso di curiosità per la realtà nuova che mi attendeva. Non è stato certo facile, perché non avendo amici e non conoscendo la lingua, ero costretto a comunicare in francese o in inglese, ma difficilmente trovavo qualcuno che mi capisse appieno. Imparando l’italiano è stato tutto più semplice e, per la situazione che vivo ora, mi ritengo pienamente soddisfatto». Quale definisci il tuo più grande traguardo raggiunto sino ad ora? «I traguardi raggiunti sono tanti: mi sento integrato al 100%, non mi sento uno straniero ma un molfettese, ho conseguito il diploma di scuola superiore con un bel voto e a breve riuscirò a raggiungere anche il traguardo della laurea. Ma il traguardo più grande per me rimane l’aver guadagnato la fiducia di molte persone che mi sono vicine e da cui mi sento voluto bene davvero». Credi che Molfetta debba fare ulteriori passi verso l’integrazione o si trova già ad un buon punto? «Penso che Molfetta sia ad un buon punto, ma si può sempre migliorare. Certo, non metto in dubbio che con i tempi di oggi sia difficile, ma il buonsenso è la giusta arma per compiere enormi passi in avanti». Qual è il tuo consiglio per abbattere le barriere? «Il consiglio che mi sento di dare è che, prima di avere pregiudizi su qualcuno, bisogna imparare a conoscere bene chi abbiamo accanto. Le persone buone o cattive sono ovunque, ma solo una conoscenza profonda può tirarci fuori da valutazioni infondate, che molto spesso non tengono conto di un fattore significativo: ognuno di noi ha la sua storia». © Riproduzione riservata

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