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Morto in Venezuela il molfettese Altomare, recente vittima di sequestro
06 ottobre 2004

CARACAS – 6.10.2004 Ha avuto meno di un mese per riassaporare l'affetto dei suoi cari e poi l'imprenditore molfettese Corrado Altomare (nella foto), sequestrato il 25 gennaio 2004 (la notizia del rapimento - diffusa dall'Ansa - è stata data anche da “Quindici on line”) e rilasciato in agosto a Maracaibo (stato venezuelano di Zulia) dopo quasi sette mesi di sequestro, è morto a 79 anni, a quanto pare per un cedimento cardiaco legato alla lunga prigionia. Era nato a Molfetta, in provincia di Bari, ed era emigrato in Venezuela negli anni '50 dove si era subito dedicato alacremente a costruire la sua fortuna nel settore delle infrastrutture e dei trasporti petroliferi. Alla notizia inattesa del decesso è stata dedicata la prima pagina del quotidiano “La Voce d'Italia” di Caracas, a testimonianza della popolarità di cui l'imprenditore godeva nella comunità italiana venezuelana. «Corrado Altomare era uno dei nostri “pionieri” più stimati - sottolinea il giornale - ed ha partecipato attivamente, ed il più delle volte silenziosamente, a molte iniziative importanti per la comunità». La Camera di commercio venezuelano-italiana ha pubblicato fra l'altro su “La Voce” un'inserzione funebre in cui ricorda che l'imprenditore è stato «socio fondatore della sezione della Camera nello stato di Zulia». Dopo il rilascio, Altomare, sequestrato davanti alla sede della sua impresa di navigazione Navetur in località Puntica de Piedras, era stato sottoposto a test clinici che parevano aver dato risultati soddisfacenti. «Ero andato a trovarlo dopo il rilascio - ha detto il console italiano a Maracaibo, Guido Bilancini - e lo avevo trovato sorprendentemente bene». Ma negli ultimi giorni invece le sue condizioni di salute si erano improvvisamente aggravate, fino al decesso avvenuto in una clinica della città. L'imprenditore, chiamato dagli amici “il papa buono” per il suo carattere mite che ricordava quello di Giovanni XXIII, è stato sepolto nel cimitero “Jardines de la Chinita” di Maracaibo. Altomare aveva costruito la sua fortuna sulla Navetur, una società di trasporto marittimo che conta su 200 catamarani operanti sul lago di Maracaibo, attorno a cui si trovano 4.000 pozzi petroliferi. Padre di tre figli, si era adoperato moltissimo due anni fa per ottenere la liberazione del fratello Antonio, sequestrato da una banda di delinquenti comuni. Poi quest'anno la tragedia del suo stesso sequestro, e il lungo silenzio mantenuto dai rapitori per costringere la famiglia ad accettare le condizioni di liberazione più onerose possibili. Il rilascio è avvenuto il 24 agosto alla periferia di Maracaibo. Altomare fu abbandonato all'alba ed i rapitori si preoccuparono perfino di mettergli in mano una banconota da 10.000 bolivares (circa cinque euro) per prendere il taxi, elemento che indusse la stampa a ritenere che la famiglia avesse pagato un cospicuo riscatto. Secondo il quotidiano venezuelano “Panorama” la vicenda si concluse «al termine di negoziati in Colombia o in Spagna». L'imprenditore, che aveva perso 15 chili durante la lunga prigionia, bussò alle quattro del mattino, stanco e con una lunga barba bianca, alla porta di casa sua, accolto dai familiari in lacrime.
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